ROMA (WSI) – Il vitalizio che spetta ai politici, il trattamento pensionistico di gran lunga più alto in Italia, dovrebbe essere dimezzato rispetto a quello che prendono ora i rappresentanti dei cittadini. Lo ha affermato ieri il presidente dell’Inps, Tito Boeri, parlando a Repubblica delle Idee.
Precisando che l’Inps non gestisce il vitalizio Boeri ha osservato che “siamo stati convocati in Parlamento e siamo andati con i nostri calcoli. Da questi è emerso che i politici hanno un trattamento pensionistico più generoso di qualsiasi altra categoria in Italia. Se rifacessimo i calcoli, il giusto vitalizio sarebbe pari alla metà, il 50% di quello che percepiscono”.
Il taglio dei vitalizi, “non produrrebbe una cifra simbolica, abbiamo calcolato che ricalcolando tali vitalizi il risparmio annuo sarebbe pari a 200 milioni che non è poco. Con tali risparmi si potrebbero finanziare programmi sociali“. Un tale somma è pari all’ammontare dei sussidi forniti ai disoccupati nel 2015.
Quanto al sistema pensionistico e alle sue coperture, secondo il professore della Bocconi “ogni paese deve essere responsabile della sua parte di pensione” perché “se un lavoratore ha impiegato dieci anni di attività in quel paese è questo che si deve fare carico di quel periodo pensionistico”.
Boeri ha inoltre sottolineato come le pensioni per come sono strutturate ora non sono eque e che la riforma è durata troppo a lungo, praticamente 40 anni. Intervistato da Tonia Mastrobuoni, il numero uno dell’istituto di previdenza nazionale ha criticato la mancata informazione che andava fatta dall’Inps 20 anni fa con la riforma Dini e l’assenza, oggi, di un vero piano nazionale di lotta alla povertà.
“Il passaggio dal calcolo della pensione basato sulla contribuzione e non sulla retribuzione a fine carriera è avvenuto con una riforma, quella del 1995, che ha richiesto una transizione troppo lunga che terminerà nel 2032 (40 anni) mentre in Svezia, dove è stata fatta una riforma dello stesso tipo ci sono voluti solo 10 anni”.
Gli aggiustamenti automatici che sono stati programmati in questo lungo periodo sono definiti da Boeri “uno stillicidio”. “Non solo, la riforma ha portato a una situazione di stridente iniquità sociale, di contrasto, con categorie che godono di un trattamento pensionistico ad hoc, per effetto di scelte politiche e della maggiore forza di alcuni contratti collettivi nazionali. Abbiamo già sottolineato come prefetti, militari, lavoratori del settore dei trasporti e delle telecomunicazioni godano di trattamenti migliori”.