“Icaro” sta volando sempre più vicino al sole”. Lo scrive Michael Hartnett, chief investment strategist di Bank of America Merrill Lynch commentando i risultati del sondaggio mensile che misura il polso dei grandi investitori su scala globale, coinvolgendo 178 fund manager, con responsabilità di gestione su qualcosa come 610 miliardi di dollari a livello aggregato.
Secondo la ricerca, il 48% dei rispondenti ritiene che i mercati azionari siano sopravvalutati. È un record, precisa il FT, che ha spinto la media mobile a tre mesi sopra i livelli di inizio millennio, alla vigilia dello scoppio della bolla dotcom. Nel frattempo i livelli di liquidità nei portafogli sono diminuiti dal 4,7% al 4,4%, sotto la media a 10 anni (4,5%). Sono i sintomi di un’ “esuberanza irrazionale” sui mercati, conclude Hartnett, citando la celebre espressione utilizzata dall’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, poi scelta dal Premio Nobel Robert Shiller come titolo di una delle sue più celebri pubblicazioni, nel 2000. Non a caso, il 16% dei rispondenti al sondaggio di Bofa ML dichiara di aver assunto rischi superiori ai livelli normali nei propri investimenti. Anche questa una percentuale record.
Secondo quanto riporta il quotidiano finanziario, alcuni investitori di alto profilo ritengono che i guadagni si siano spinti troppo in là e una correzione sia ormai all’orizzonte. Altri però sono convinti che le performance siano giustificate dalla “splendida forma” del settore corporate. Negli Usa, le società tecnologiche che hanno guidato il rally possono vantare una crescita degli utili per azione del 22% nel terzo trimestre a livello aggregato, doppia rispetto alle attese degli analisti. L’accelerazione della ripresa, che per la prima volta da molti anni appare sincronizzata sulle principali regioni del Pianeta sembra supportare l’ipotesi di una prosecuzione del mercato toro.
Tra i fattori di rischio che potrebbero innescare un’inversione di rotta sui mercati, i grandi investitori citano la traiettoria meno espansiva delle maggiori banche centrali. Con la Fed pronta ad alzare nuovamente i tassi d’interesse e la Bce indirizzata verso una riduzione dello stimolo monetario, a partire da gennaio.
Sull’impatto che la normalizzazione monetaria avrà sui listini globali, l’opinione dei grandi investitori però diverge. Il 42% degli intervistati ritiene che sarà accompagnata da una riduzione delle quotazioni azionarie. 37 gestori su 100, invece, sono convinti che i prezzi saliranno ancora. La ricerca sottolinea anche un diffuso pessimismo nei confronti della Borsa di Londra. Il 37% dei money manager dichiara un sottopeso sulle azioni del Regno Unito. Il livello più alto dallo scoppio della crisi finanziaria.