Duro colpo per il finanziere francese Vincent Bolloré, in stato di fermo per la corruzione di funzionari pubblici stranieri in una vicenda legata a concessioni portuali in Africa. Anche Telecom Italia ora rischia di pagarne le conseguenze. In vista della salita sul ring dei soci prevista per il 4 maggio c’è la paura di uno stallo.
Il sospetto dei magistrati è che Havas, il ‘braccio’ specializzato in pubblicità e comunicazione dell’impero Bolloré, abbia facilitato l’elezione di leader africani a lui vicini, in particolare, gli allora candidati alla presidenza del Togo, Faure Gnassingbé, e della Guinea, Alpha Condé, dispensando consulenze in marketing politico a prezzi stracciati. In cambio, avrebbe ottenuto preziose concessioni sui porti di Lomé e Conakry, due dei 16 terminal gestiti da Bolloré sulle coste africane.
Alla notizia pubblicata da LeMonde e subito rilanciata dai grandi media di Francia, la direzione del gruppo ha replicato a stretto giro di posta, scartando l’ipotesi di irregolarità e garantendo massima trasparenza.
Secondo rumors, il sessantaseienne finanziere solo pochi giorni fa aveva annunciato a sorpresa di cedere al figlio trentasettenne Yannick la presidenza di Vivendi (“Largo ai giovani, non voglio fare come Luigi XIV”, ha detto agli azionisti increduli al termine dell’assemblea generale giovedí scorso all’Olympia) sarebbe stato informato da almeno due settimane del fermo in arrivo.
Su Bolloré è intervenuta anche Marina Berlusconi, presidente Fininvest, sottolineando che
“i contatti che c’erano” fra Mediaset e Vivendi “si sono interrotti da tempo. L’unica cosa che sta andando avanti e che andrà avanti fino i fondo sono le cause legali”. “Naturalmente – ha concluso – speriamo, come è giusto e inevitabile che sia, che venga riconosciuto il nostro sacrosanto diritto di essere risarciti del danno enorme che ci hanno creato con un clamoroso voltafaccia su un accordo vincolante”.