Un tempo modello di solidità finanziaria, i grandi gruppi americani come Teva Pharmaceutical, AT&T, Bayer AG e British American Tobacco sono stati costretti a indebitarsi per reggere alla concorrenza delle imprese straniere. Un decennio di giri d’affari fiacchi e tassi di interesse ai minimi assoluti, ha rappresentato una miscela esplosiva che ha creato una vera e propria bomba da mille miliardi di debiti nel mondo corporate americano.
Prendendo in prestito denaro a interessi zero e usandolo per inglobare compagnie rivali e crescere di dimensione, le big dell’industria americana hanno accumulato debiti che ora, con il repentino rialzo dei tassi di interesse in atto, rischiano di dover rimborsare a costi elevati.
Il boom di operazioni M&A finanziate con nuovi debiti, nell’ambito di un consolidamento aziendale che ha interessato diversi settori, ha alimentato una bomba dei debiti per i Bond societari. Il numero di aziende americane che si trova a uno o due gradini dal rating junk è senza precedenti. E se non fosse per la clemenza di alcune agenzie di rating (un po’ come avvenuto nel 2007-2008), la loro qualità creditizia sarebbe probabilmente già giudicata spazzatura.
In caso di declassamento a junk, oltre a dover pagare a un prezzo molto più caro eventuali finanziamenti, le aziende rischiano di non riuscire a farcela in condizioni di rallentamento dell’economia. Per riuscirci, dovranno mantenere le promesse ambiziose in fatto di riduzione dei costi e di rimborso dei debiti. Ma non c’è tempo da perdere, visto che il periodo di denaro facile è agli sgoccioli con la Federal Reserve che pare non avere intenzione di interrompere il ciclo di strette monetarie.
Secondo i calcoli di Bloomberg News, che ha esaminato le operazioni M&A di 50 dei maggiori gruppi americani negli ultimi cinque anni, più della metà delle società acquirenti ha spinto la leverage su livelli caratteristici dei gruppi che si sono visti affibbiare rating junk.
Queste società hanno accumulato quasi mille miliardi di dollari di debiti ma possono godere delle raccomandazioni ‘investment-grade’ da parte delle grandi agenzie come Moody’s e S&P. Gran parte dei 50 matrimoni presi in esame – del valore complessivo di 1.900 miliardi – sono stati finanziati con nuovo debito.
“Le agenzie di rating stanno concedendo troppo spazio di manovra alle aziende”, osserva Tom Murphy, money manager di Columbia Threadneedle Investments, che aggiunge: “abbiamo sentito delle dichiarazioni eroiche venire dalla parte dei dirigenti di imprese coinvolte in operazioni di fusione sulle misure di risparmio dei costi e di ripagamento dei debiti”.