(WSI)- Li hanno battezzati «blue bond», titoli azzurri, proprio come la bandiera dell’Unione Europea. E per chi li ha inventati, cioè per gli economisti del centro di studi Bruegel di Bruxelles, potrebbero essere l’antidoto vincente contro la crisi del debito sovrano: obbligazioni emesse in comune, dai Paesi della zona Euro il cui debito pubblico non superi il 60% del Pil e che garantiscano «degli attivi estremamente sicuri e assai facilmente realizzabili».
Una sorta di trincea, o di camera sterile, contro il contagio della speculazione che attacca il debito sovrano. E fuori dalla trincea, gli «altri», cioè i «bond rossi»: obbligazioni emesse da quei Paesi della zona Euro il cui debito supera il 60% del Pil , «sotto la propria responsabilità individuale».
Se la prima era la camera sterile, senza malattie né contagi, il secondo sarebbe una sorta di reparto di cura intensiva che avrebbe il compito di arginare, fra le sue pareti, ogni epidemia e anche ogni comportamento finanziariamente troppo spregiudicato.
La linea di distinti è anche l’idea tratteggiata in un editoriale di Francesco Giavazzi, confine per i l’altro ieri sul «Corriere».
Per Jakob von bond è il debito Weizsacker del Centro Bruegel, che nel maggio scorso ne ha delineato i primi fondamenti insieme con il collega francese Jacques Deipla del Consiglio dell’analisi economica di Parigi, è urgente muoversi perché «i mercati finanziari sono quasi riusciti a distruggere la zona giuro», e la soluzione più concreta consisterebbe proprio nel «dividere il debito sovrano della zona Euro in due tranche, l’una “junior” e l’altra “senior”».
I «bond rossi» e gli «azzurri», in altre parole. La previsione degli analisti è che i titoli «azzurri» siano comparabili per il loro volume ai buoni del tesoro americani a breve termine, «cosa che faciliterà la rimonta dell’euro come valuta costitutiva di riserve internazionali, e permetterà un costo di rifinanziamento basso, per la parte essenziale del debito de1l’Eurozona».
Invece i «bond rossi» dovrebbero «far rincarare il costo dei prestiti operati al di là del 60% del Pil, cosa che spingerà alla disciplina dei bilanci e rinforzerà gli obiettivi del Patto di stabilità e di crescita».
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