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Bond, curva rendimenti torna a impennarsi: cosa succede?

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I titoli di Stato americani stanno sperimentando qualcosa che non avevano vissuto da un bel po’ di tempo a questa parte: un irripidimento (e notevole) della curva. In questo caso l’impennata improvvisa della curva si può considerare di tipo ribassista, in quanto ha causato perdite a chi era investito nei Bond. Dal punto di vista prettamente tecnico, poi è successo qualcos’altro di insolito: il rendimento decennale ha superato la trentine degli ultimi 20 anni (vedi grafico in fondo).

Il fenomeno (irripidimento ribassista della curva) si verifica quanto i tassi salgono lungo tutta la curva (e di conseguenza quindi i prezzi scendono), ma i rendimenti a lungo termine fanno un balzo più accentuato rispetto a quelli a breve. Si tratta solitamente di un segnale che gli operatori di mercato sono convinti che l’economia si sta rafforzando e pertanto che la Federal Reserve agirà per impedirne un eccessivo surriscaldamento, imponendo un ciclo di rialzi dei tassi più sostenuto di quanto anticipato dal mercato.

Mentre in Borsa le prese di profitto colpivano le categorie che si prevede vengano meno premiate dalla riforma fiscale, come tech e small-cap, sui Bond si è assistito a un improvviso e inusuale irripidimento della curva dei rendimenti. Il differenziale tra titoli a breve e lungo termine si è ampliato in concomitanza con una prova da dimenticare per l’obbligazionario statunitense.

Se si sommano le performance di Bond e azionario nella giornata di ieri, per lo meno negli Stati Uniti (Treasuries Usa e indice S&P 500), si scopre che la seduta in cui è diventata certa l’approvazione della riforma delle tasse in America, che prevede tra le altre cose un abbassamento della corporate tax al 21 dal 35%, è stata la peggiore dall’11 settembre 2016.

Cosa è successo, perché cresce pessimismo sui Bond?

Gli ultimi dati macro sono stati positivi. Ieri per esempio il mercato immobiliare ha dato un’altra prova di forza con i nuovi cantieri edili che hanno sorpreso in positivo le attese con un’espansione. Il mercato prevede un surriscaldamento di economia e inflazione. Il deficit delle partite correnti, poi, si è ridotto più del previsto anche per via dei danni provocati dagli uragani negli scorsi mesi.

C’entra l’incremento delle chance di assistere a un rialzo dei tassi guida della Fed nella prima parte dell’anno prossimo. I tassi di riferimento (Fed Funds) si trovano al momento in area 1,25%-1,50%. Le possibilità di vedere tre rialzi dei tassi da parte della banca centrale l’anno prossimo – come anticipato dalle autorità – sono cresciute, così come lo sono le probabilità di vedere due strette monetarie da 25 punti base da qui alla riunione di giugno (dal 32,5% al 38,1%).