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BOND USA: E SE DALL’ ASIA SMETTONO DI COMPRARE?

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Abbiamo più volte segnalato come oltre la metà dei Treasuries in mano agli investitori esteri (circa il 40% del totale) sia detenuto dalle banche centrali asiatiche, in particolare Giappone e Cina.

A più riprese abbiamo anche segnalato il rischio di una possibile riduzione dell’acquisto di Treasuries da parte di tali investitori. Per ora la domanda è stata ancora forte come testimoniato dal bid cover ratio (45%) dell’asta di martedi’ sul 3 anni Treasury.

Vi sono però degli elementi ulteriori che ci spingono ancora a mantenere l’attenzione vigile sui possibili effetti negativi (in termini di rialzo dei tassi di mercato) che un calo della domanda asiatica potrebbe provocare.

Ci riferiamo in particolare a due notizie recenti:

  • il ministero delle finanze giapponese ha reso noti i dati sugli interventi sul forex fino al mese di aprile. Ne risulta che l’ultimo intervento sul Dollaro/Yen è avvenuto il 16 marzo. Da allora la BoJ è stata assente dal mercato.

    E’ pur vero che complessivamente da inizio anno gli interventi hanno raggiunto la ragguardevole soglia dei $131 miliardi, ma è altrettanto vero che una grossa parte dovrebbe già essere stata riversata sui Treasuries. Il rischio è che, in assenza di interventi da circa 1 mese e mezzo, la BoJ abbia a disposizione un importo sempre minore di dollari per l’acquisto di Treasuries;

  • il governatore della banca centrale di Taiwan ha dichiarato di essere preoccupato dalle ripercussioni negative derivanti da un aumento dei tassi Usa. Taiwan risulta essere il terzo paese al mondo per ammontare di riserve detenute (circa $227 miliardi) dopo Giappone e Cina e gran parte di tali riserve sono investite in Treasuries.

Complessivamente si stima che circa il 60% delle riserve valutarie detenute da paesi asiatici siano investite in Treasuries. Pertanto è comprensibile l’effetto negativo sui tassi che potrebbe derivare da una riduzione anche marginale degli acquisti di bond Usa da parte di quest’area.

Pertanto in sintesi ribadiamo la possibilità del raggiungimento del target del 5% in termini di T-note decennale Usa qualora le aste attese tra mercoledi’ e giovedi’ dovessero deludere in termini di domanda estera.

* Antonio Cesarano e’ il Responsabile Desk Market Research di MPS Finance.