Con la tracciabilità dei pagamenti sono in molti a chiedersi, in caso di bonifici bancari, quale sia (e se esiste) la causale corretta da inserire e per evitare controlli dal Fisco.
A fare luce sulla questione ci pensa il sito La legge per tutti, secondo cui anche ammesso che venga riportata come causale una corretta dicitura per giustificare il trasferimento del denaro da un conto corrente a un altro, bisognerebbe chiedersi che valore essa ha nei confronti di terzi e, in particolare, dell’ufficio delle imposte.
Poiché la causale rappresenta di fatto un’auto-dichiarazione, ciò che conta – si legge nell’articolo- è la documentazione prodotta a suo supporto e la veridicità della stessa.
“Non perché su una causale viene scritto “donazione” il Fisco non può ritenere che il pagamento di una determinata somma sia invece il corrispettivo di una vendita di un bene o di un servizio. Se dovessimo riconoscere alla causale la funzione di accertare, con piena prova, la natura dell’operazione eseguita dalle parti, ne deriverebbe che si potrebbero rendere leciti atti che invece sono illeciti (traffici o evasioni fiscali)”.
Bonifici bancari, la causale non basta: un esempio
Per evitare grane con il fisco ogni causale dei bonifici bancari deve dunque essere dimostrabile con altra documentazione munita di data certa.
Si pensi, in ultimo, al caso di un marito – titolare di reddito da professionista – che mensilmente versi sul conto della moglie 500 euro con questa causale «Contributo ménage familiare e domestico». Se l’Agenzia delle Entrate dovesse effettuare un controllo, verificherebbe innanzitutto la sussistenza di una disponibilità economica in capo al donante, supportata da un’idonea dichiarazione dei redditi: solo questa potrebbe garantire che le somme da questi versate sul conto del coniuge siano davvero frutto dell’adempimento dei doveri di contribuzione e solidarietà familiare e non nascondono piuttosto operazioni illecite o fraudolente.
Europa al lavoro per combattere il riciclaggio
L’Europa mette a punto intanto una riforma fiscale per combattere il riciclaggio di denaro. Secondo il pacchetto fiscale presentato oggi dalla Commissione europea, Bruxelles prevede la creazione di una nuova autorità e nuove regole di trasparenza per i trasferimenti in criptovalute.
Nei piani di Bruxelles l’autorità sarà il centro di un sistema unico di vigilanza coordinando le autorità nazionali. Vengono anche introdotti nuovi requisiti di trasparenza per le transazioni in criptovalute come i Bitcoin, attualmente escluse dalle norme Ue, per rendere tracciabili i dati di fornitori e clienti.
Per aumentare la trasparenza e la tracciabilità anche dei pagamenti in contanti Bruxelles propone per la prima volta l’introduzione di un tetto a 10mila euro, pur rispettando i limiti inferiori già presenti in circa due terzi degli Stati membri (dai 500 euro della Grecia ai 10mila della Repubblica Ceca, passando per i 2mila dell’Italia).