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Boom Borsa Cina, +53% in 2014. Febbre azionario record da 2007. Scatta l’alert

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ROMA (WSI) – Rally per la borsa di Shanghai, che chiude l’anno riportando il guadagno, su base annua, più forte dal 2009. A sostenere l’azionario, le speculazioni secondo cui le autorità di Pechino agiranno per stimolare l’economia, soprattutto dopo il dato negativo diffuso in giornata.

Pubblicato l’indice del settore manifatturiero stilato da HSBC/Markit, che ha confermato il rallentamento della congiuntura della seconda economia del mondo, scendendo a dicembre in territorio di contrazione, a 49,6 punti dai 50 punti di novembre.

Le scommesse su nuovi interventi hanno permesso all’indice Shanghai Composite Index di balzare nell’ultimo giorno di contrattazioni del 2014 +2,2% a 3.234,68 punti, livello record dal gennaio del 2010.

L’indice ha messo a segno nell’intero 2014 un rally +53%, posizionandosi al primo posto dei 93 mercati azionari monitorati da Bloomberg. La Cina ha anche sorpassato il Giappone, confermandosi il secondo mercato azionario al mondo.

Sempre nel 2014, l’indice di Shanghai ha riportato un rialzo pari a quasi cinque volte quello messo a segno dall’indice Hang Seng di Hong Kong. I mercati cinesi riapriranno le contrattazioni il prossimo 5 gennaio.

Ma a questo punto, qual è l’outlook per l’azionario cinese? Conviene ancora puntare sull’indice? Un alert è contenuto in un articolo pubblicato sul New York Times, dove si parla per l’appunto di febbre dell’azionario, che sta portando gli investitori cinesi a puntare sulla borsa ai ritmi record dal 2007.

Gli investitori di Shanghai e Shenzhen hanno aperto quasi 900.000 nuovi conti di trading sull’azionario soltanto nella settimana terminata lo scorso 12 dicembre, al massimo in sette anni, dall’ottobre del 2007.

Tra i motivi, l’assenza di altre opzioni di investimenti che vengono considerate appetibili.

Il mercato immobiliare cinese, per esempio, non è più la scommessa sicura di un tempo; la prova del nove arriva dall’andamento dei prezzi delle case appena costruite, che sono scesi tra -1% e -9% nelle 70 città monitorate dal governo.

“Tutti vogliono semplicemente fare soldi, dunque investire è diventato una scommessa”, ha ammesso il signor Yang, 65 anni, intervistato dal NY Times. La storia, tuttavia, non è di buon auspicio. Sette anni fa, dopo i buy scatenati, l’indice Shanghai Composite crollò -70% nei nove mesi successivi.

E le autorità cinesi hanno già compreso il pericolo. Lo scorso 19 dicembre, la Commissione di Regolamentazione degli strumenti finanziari in Cina ha reso noto con un comunicato stampa di aver avviato una indagine su presunte manipolazioni di mercato sui titoli di 18 società. Le autorità hanno ravvisato nuovi tipi di manipolazione di mercato di breve termine, schemi con cui gli investitori scommettono velocemente sulle azioni per poi venderle di colpo.

Il rischio è la volatilità. Anne Stevenson-Yang, co-fondatrice di J Capital Research a Pechino, spiega: “c’è così tanto leverage in questo momento, che è molto facile che il mercato diventi molto volatile”. (Lna)

Fonte

New York Times