Roma – E’ sempre più allarme inflazione nel mondo. Non c’è alcun dubbio: le pressioni inflazionistiche stanno aumentando ovunque, dall’Asia, all’Europa e agli Stati Uniti (anche se qui la Fed continua a ritenere che il pericolo sia sotto controllo). L’ultima prova del nove arriva dai dati resi noti dalla Fao, che mettono in evidenza come nel mese di aprile l’indice che rappresenta ben 55 materie prime sia salito ancora, a 232,1 punti dai 231 punti di marzo.
Ormai le banche centrali sono sempre più in una situazione di allarme; lo scorso 7 aprile, come ben tutti ricordano, la Bce ha alzato i tassi di rifinanziamento; ma la sua è stata una manovra che ha seguito le strette monetarie messe in atto già in Cina, India, Polonia, Svezia. Obiettivo: far rientrare l’inflazione, che si sta manifestando soprattutto sotto forma di costi dei beni alimentari. Oggi Jean Claude Trichet ha però smorzato le speculazioni sull’arrivo imminente di nuove manovre di politica monetaria restrittiva: non utilizzando la frase forte vigilanza sui prezzi, il numero uno della Bce ha di fatto smorzato le speculazioni su un rialzo dei tassi di rifinanziamento a giugno, provocando contestualmente un forte calo dell’euro.
Ma il quadro rimane preoccupante, e anche gli Stati Uniti è meglio che inizino ad alzare la guardia: il costo della vita in America è balzano al ritmo più veloce dal dicembre del 2009 nei dodici mesi che sono terminati a marzo, lo stesso mese in cui, tra l’altro, i prezzi al consumo cinesi hanno riportato la crescita più sostenuta dal 2008.
“Al momento sembra che ci sia un allentamento nelle (quotazioni) di molte commodities, ma dobbiamo aspettare e guardare – ha detto Abdolreza Abbassian, economista senior della Fao – Se il tempo sarà buono, se le coltivazioni si espanderanno, penso che potremmo assistere a qualche pausa nell’aumento dei prezzi dei beni alimentari”.
In ogni caso l’indice stilato dalla Fao si è attestato vicino al record di sempre. E uno dei componenti, quello dei cereali, che rappresenta il 27% dell’indice totale stilato dall’organizzazione, ha toccato già il massimo dal giugno del 2008, salendo a 265,1 punti ad aprile dai 251,2 del mese precedente.
Sotto i riflettori soprattutto le quotazioni del mais, che hanno quasi raddoppiato il loro valore in 12 mesi, sulla scia delle indiscrezioni secondo cui l’aumento delle coltivazioni negli Stati Uniti non sarà sufficiente a ricostituire le scorte globali. Nello stesso periodo di tempo, il grano è balzato del 57%, mentre i semi di soia sono saliti del 39%.