NEW YORK (WSI) – E’ la nuova frontiera energetica: promette di abbassare i costi di approvvigionamento e ridurre la dipendenza da aree geopoliticamente instabili. Si tratta del gas di scisto, ossia il gas naturale ricavato da rocce sedimentarie, formatesi nei secoli in zone coperte da acqua superficiale. E l’America ne va pazza.
Ma in tutta questa storia c’è anche un’altra faccia della medaglia, meno allettante: si chiama inquinamento.
Il volume di gas indesiderato che si alza dal Nord Dakota al Texas è aumentato di circa il 50 per cento dallo scorso anno ed e’ triplicato negli ultimi 5 anni, collocando gli Stati Uniti alle spalle di Russia, Nigeria, Iran e Iraq.
Il boom e’ tale che si puo’ osservare nelle foto della Nasa scattate da uno dei suoi satelitti in orbita nello spazio. Le combustioni sul territorio sono indicate dalle fiamme (in giallo nella piantina allegata piu’ sotto).
Lì le emissioni di gas con effetti serra stanno aumentando di circa il 20% rispetto alla media degli Stati Uniti, ha denunciato in un’analisi Financial Times.
Le case di investimento che gestiscono circa 500 miliardi di dollari investiti in questo settori hanno preso posizione: hanno scritto alle principali compagnie petrolifere d’America fra cui ExxonMobil, Chevron, Statoil, esortandole a fare di più per ridurre le loro emissioni.
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Risultato? Finora nessuno ha battuto ciglio. Secondo un report dell’Iea, International energy agency, i prossimi 20 anni saranno all’insegna dello shale gas, che coprirà due-terzi della crescita nella domanda di gas naturale.
Non serve la retorica che impregna le cronache quotidiane sulla crisi del debito. Anche sui la battaglia se la politica non farà sentire la sua voce appare per quella che è: persa.