Si ritorna a parlare di Italexit e ancora una volta è il controverso Claudio Borghi Aquilini, presidente della Commissione Bilancio a Montecitorio, leghista, a farlo in una lunga intervista al Corriere della Sera.
Alla domanda se pensa che l’Italia prima o poi uscirà dall’Euro, Borghi precisa:
“Ne sono convintissimo (…) Nel gennaio 2013 un think tank inglese riunì a Bruxelles tutti gli economisti No Euro in circolazione. Ne scaturì il “Manifesto di solidarietà europeo”. In pratica arrivammo alla conclusione che la cosa migliore, anche per aggirare la propaganda sullo shock, sarebbe stata l’uscita della Germania per prima dall’Euro”.
Affermazioni quelle di Borghi che insieme alla voci di possibili dimissioni del ministro dell’economia Giovani Tria, in pressing con Matteo Salvini e Luigi Di Maio per la nomina dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti (voci poi smentite dai diretti interessati) hanno gettato i mercati obbligazionari nuovamente nel panico. Da qui un’altra precisazione da parte di Borghi proprio sullo spread su cui lancia l’idea di una riforma.
“La prima riforma europea che andrebbe fatta è proprio quella sulla garanzia del debito. Oggi la BCE ha il potere di farti saltare il debito e di metterti in ginocchio. Bisognerebbe fare in modo che la Banca centrale intervenisse appena lo spread tra i titoli di due Paesi europei raggiunge quota duecento. Sarebbe anche un modo per difendersi dalle fake news per esempio quella secondo cui nelle bozze del programma comune tra Lega e Movimento Cinque Stelle era prevista l’uscita dall’Euro. È falso».
Nell’intervista Claudio Borghi ricorda anche il momento in cui ha sposato la casa del no-euro.
“Nell’estate del 2011. Ero in Liguria, al mare. Mentre in tv scorrevano le immagini della crisi greca, ho pensato: “Siamo in trappola. Dobbiamo uscire dalla zona Euro (…) Chiamai il politico più importante di cui avevo il numero, Angelino Alfano. Mi rispose il suo Capo di Gabinetto, mi chiese se era urgente e io replicai: “Abbastanza, dobbiamo uscire dall’Euro”. Mi viene da ridere: non era decisamente la persona giusta a cui rivolgermi. Cominciai a scriverne sul Giornale, nello stesso periodo in cui Alberto Bagnai creava il suo blog sulle stesse posizioni”.