Il terremoto del “party-gate” travolge Boris Johnson. La scoperta della sua partecipazione ad un party organizzato, il 20 maggio del 2020, nei giardini di Downing Street, mentre il Regno Unito era in pieno lockdown, rischia di mettere la parola fine al suo mandato come primo ministro.
A nulla sono bastate le scuse del numero uno di Downing street durante la seduta della Camera dei Comuni due giorni fa a placare gli animi. Secondo il quotidiano inglese Guardian, più del 60% dei deputati conservatori sono ora favorevoli alle dimissioni del capo del governo.
Al giovane numero uno della branca scozzese dei Conservatori, Douglas Ross, si sono via via aggiunti i deputati Roger Gale, Caroline Nokes e William Wragg. I membri del consiglio dei Ministri, incluso il vicepremier Dominic Raab, hanno invece fatto quadrato intorno a Boris Johnson. Ross, che è anche deputato e membro del Parlamento scozzese, ha avvertito che scriverà alla Commissione 1922, l’organismo interno al gruppo parlamentare Tory che organizza le competizioni per la leadership conservatrice, affinché registri la sua mancanza di fiducia nel primo ministro.
Per una ipotetica sfiducia a Boris Johnson servirebbero le lettere di 54 dei deputati conservatori e si aprirebbe poi la sfida al vertice.
Boris Johnson, che cosa è successo
Tutto è nato dalla pubblicazione di una email inviata dal segretario privato del premier, Martin Reynolds, a un centinaio di invitati in cui si esortavano i partecipanti a “portarsi da bere“.
Ma questo non è che l’ennesimo degli scandali sui party tenuti durante la pandemia. E questa volta BoJo non ha potuto sottrarsi alle spiegazioni: ha riconosciuto di essere intervenuto a quel consesso, come già spifferato ai giornali e di avervi trascorso circa “25 minuti” per “ringraziare lo staff” dello stress sopportato nei mesi precedenti anche a causa della Brexit.
Ha poi provato a ridimensionare l’accaduto aggrappandosi alla tesi di aver creduto “implicitamente che si trattasse di un evento di lavoro”, seppur conviviale, visto che il giardino veniva usato come “un’estensione dello spazio lavorativo” proprio per le cautele anti Covid.
Ma non senza aggiungere “con il senno di poi” di aver “sbagliato” a non rimandare tutti dentro e a non pensare che “milioni e milioni di persone semplicemente non avrebbero mai potuto vedere” quella rimpatriata se non come un aggiramento da privilegiati delle norme imposte al resto del Paese.
Ma quella di aprile 2020 non è l’unica festa, organizzata a Downing Street, in barba al lockdown. Un nuovo scandalo, riportato dal Telegraph, parla di alcool e festeggiamenti la sera prima del funerale del principe Filippo, quando lo staff di Boris Johnson si sarebbe riunito per salutare James Slack, il capo della comunicazione del premier. Era il 16 aprile 2021 e il giorno dopo tutto il mondo avrebbe visto le immagini della regina Elisabetta seduta da sola in chiesa, al funerale del marito, in osservanza delle norme anti-Covid.
Insomma, uscirne puliti questa volta sembra difficile e per BoJo, a quanto pare, la festa sembra essere finita (“The party’s is over” come titola il Daily Mirror nella prima pagina del 12 gennaio).