Il mercato finanziario ristretto della Borsa di Milano era sconosciuto al grande pubblico e i titoli venivano scambiati soltanto il giovedì. “Eravamo quattro gatti a fare i prezzi”, dice in un’intervista Guido Bellosta, investitore e analista navigato di Piazza Affari oggi autore di LombardReport.com nel raccontare la storia della Piazza finanziaria di Milano.
Quel “mercatino” come veniva soprannominato, garantiva però “rendimenti superiori al 5% con quotazioni un pochettino manipolate dalle stesse banche”. Infatti, racconta Bellosta a LombardReport, “verso il 31 dicembre e a inizio di gennaio le banche toccavano i valori più alti. Era interesse di tutte le piccole banche quotate presentare ai soci una quotazione crescente”.
Pian piano il mercato si sviluppò, “grazie ai rendimenti che offriva e alle fusioni”. Fu così che “le quotazioni delle banche toccarono livelli elevatissimi, che detta quest’oggi sembra una cosa assurda” tutt’un altro scenario rispetto a quello attuale. “Le quotazioni salirono al punto di essere rapportate tre volte rispetto al valore patrimoniale del titolo”, mentre le banche quotate erano a uno e mezzo.
Dopo una prima parentesi storica, nell’intervista Bellosta inizia a dispensare i suoi consigli di investimento, molto preziosi considerando che vengono da un analista finanziario di lungo corso, che ha iniziato ad occuparsi di Borsa ben 30 anni fa.
Analisti: nessuno fa più domande al management
L’analista, che partecipa ancora ai roadshow, fa domande scomode e cerca sempre di scovare i bilanci delle società meno note di Borsa, ritiene che il management e i bilanci siano fondamentali per giudicare quali sono i gruppi su cui puntare in Borsa. Agli analisti invece vengono presentate solo una delle tre-quattro società in mezz’ora, si lamenta Bellosta.
Un’altra delle grandi assurdità della presentazione dei bilanci: “ci sono 50 persone che guardano le slide che vengono presentate dai dirigenti dopo che gli analisti e giornalisti hanno ricevuto le stesse slide”, che peraltro vengono pubblicate pure sul sito Web della società. Di fatto è come perdere una mezz’ora del proprio tempo. “L’unica ragione logica per andare è quella di fare domande alla fine della presentazione”, ma “la cosa assurda è che di quei 50 analisti due o tre sono le persone che fanno domande“, dice Bellosta, osservando che c’è anche chi va addirittura via.
Borsa: le strategie e i rapporti tecnici da guardare
Tra le società quotate il consiglio è scegliere un settore possibilmente in sviluppo, magari nuovo. In un secondo momento b bisogna guardare che l’analisi tecnica confermi le potenzialità e infine assicurarsi di “pagare il meno possibile”. “Il futuro è incerto ed è difficilissimo”. Abbiamo davanti a noi molte attività che stanno chiudendo (carta stampata e telefoni fissi), un mucchio di attività sulle quali non ci si può più basare.
Detto questo si tratta di “un atto di fede” perché nessuno può essere sicuro del futuro, ma è “l’unica possibilità di successo”. Tra le componenti e i rapporti tecnici da prendere in esame, Bellosta dice di guardare il rapporto capitalizzazione/mezzi propri, ovviamente il rapporto prezzo utile (P/E), il rendimento del titolo e la capacità di rimunerare il capitale con un discreto dividendo, e infine l’Ebitda così come altre nuove forme di parametri che sono sulla cresta dell’onda.
“Si dimentica però troppo spesso il patrimonio”, secondo l’investitore decano degli investimenti. Nei casi delle startup si può comprendere questo ragionamento, ma non si può dimenticare completamente, essendo una componente fondamentale, conclude Bellosta.