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BORSA: INDICI USA SULLE RESISTENZE CHIAVE

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(WSI) – Nuovi massimi. Dopo una settimana di consolidamento, nelle ultime sedute il rialzo partito dai minimi del 5 febbraio ha portato l’azionario sui top di periodo, oramai molto vicino agli obiettivi del grande movimento di bear market rally iniziato nel marzo 2009.

Il Nasdaq Composite si è portato marginalmente al di sopra della forte resistenza a 2415, il cui superamento, confermato da chiusura settimanale, fornirebbe un segnale di prosecuzione della salita verso la resistenza chiave a 2500, che dovrebbe comunque arginare il rialzo dell’indice tecnologico per molti mesi a venire. Per le prossime sedute un segnale di perdita di spinta si avrebbe su discese sotto 2325/45, con obiettivo 2250 e quindi il forte supporto in area 2200/20, la cui tenuta (probabile) è necessaria per mantenere una buona impostazione per i prossimi mesi.

Il Dow Jones Industrial raggiunge l’obiettivo indicato, la resistenza chiave a 11000. Al di sopra di tale livello la salita potrebbe proseguire con obiettivo 11400 ed estensioni (poco probabili) verso l’area chiave di resistenza 11750-12000, che dovrebbe comunque arrestare il rialzo per molti mesi a venire. Perdita di spinta solo sotto 10400/500; un segnale di rinnovata debolezza si avrebbe poi solo alla rottura di 10100/200 (poco probabile).

Il rally in essere dai minimi del 5 febbraio ha portato l’indice S&P500 su un nuovo massimo a 1187,73 il 5 aprile (+78,1% dai minimi del 6 marzo 2009 a 666,79), non lontano dalla resistenza critica a 1200. Sopra tale livello si avrebbero estensioni verso 1255/65 e quindi (improbabile) verso la resistenza chiave a 1315, che dovrebbe comunque arrestare il rialzo dell’indice per molti mesi a venire. Perdita di spinta sotto 1160 per un test del supporto in area 1105/15 e quindi (al momento improbabile) del forte supporto in area 1080/85, la cui tenuta è necessaria per mantenere una buona impostazione per i prossimi mesi.

La volatilità implicita (cfr. indice Vix, Prezzo corrente 17,02) rimane in corrispondenza dei minimi dell’anno, al di sotto della resistenza a 20. Un primo segnale di tensioni si avrebbe solo su risalite sopra tale livello e quindi sopra 21-22,75 (poco probabile), in peggioramento sopra 25 (improbabile).

Il quadro tecnico rimane quindi immutato. Ci troviamo, molto probabilmente, sulla coda del bear market rally iniziato nel marzo 2009: anche se mancano segnali chiari di esaurimento del rialzo, sui livelli correnti la prudenza rimane d’obbligo. Quando si sarà esaurita la fase di salita generalizzata dell’azionario e delle altre asset class – resa possibile dal fiume di liquidità immesso sui mercati dalle Banche Centrali – a quel punto solo un miglioramento dell’occupazione e dell’economia reale potrà supportare un’ulteriore spinta rialzista nel prosieguo dell’anno.

In termini relativi, meglio degli Usa – caratterizzati da una ripresa dell’economia a “U” – rimangono molti Paesi emergenti, dove ci sono riprese dell’economia a “V”, con conseguenti riflessi positivi per le aspettative dell’azionario (per es. Brasile, Messico, India, Turchia, Sud Africa, Cina). L’area geografica in cui la ripresa rimane più lenta dovrebbe confermarsi l’Europa (assomiglia molto ad una lettera “L” per il momento!), anche se un ulteriore probabile deprezzamento nei prossimi mesi dell’euro contro dollaro Usa potrebbe aiutare a recuperare un po’ di competitività.

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