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Borsa Milano -1,2%. Fitch: a rischio rating Italia

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MILANO (WSI) – Come era lecito attendersi, è salita la tensione sui mercati finanziari dopo che la crisi del Governo Letta è precipitata. Le dimissioni dei ministri del Pdl dall’esecutivo di larghe intese, notificate oggi, hanno riportato l’Italia al centro delle preoccupazioni degli investitori. È arrivato intanto l’avvertimento dell’agenzia di rating Fitch, che afferma che la potenziale caduta del governo italiano mette a rischio gli obiettivi di bilancio e determina incertezza in un periodo cruciale. L’Italia rischia dunque il taglio del rating, al momento pari a ‘BBB+’.

Il listino Ftse Mib ha ceduto anche più del 2% a inizio seduta, mentre lo spread è salito verso i 290 punti base. I tassi sui BTP decennali scambiano oltre il 4,5% e l’euro accusa un calo. In generale i mercati sono in preda alle richieste di vendita. La Borsa di Milano è riuscita però a risalire dai minimi e l’indice ha chiuso la seduta con una flessione dell’1,2% a 17.434 punti. Un po’ meno pesanti gli altri indici europei.

Il differenziale Bund-BTP a 10 anni che aveva aperto questa mattina schizzando fino a 288 punti, ben oltre 20 punti in più rispetto a venerdì, ha nel corso della giornata ripiegato fino a riportarsi in area 266 punti, pressochè invariato rispetto alla precedente chiusura.. A far rientrae l’allarme sono gli ultimi rumor che giungono da Roma sui nuovi sviluppi politici.

Mediaset, come sempre sensibile all’evolversi della situazione politica italiana, ha registrato oggi la peggior performance tra le blue chip a Piazza Affari, complice i timori di una crisi di Governo dopo il ritiro dei ministri del Pdl dall’esecutivo. Le azioni del gruppo di Cologno Monzese hanno chiuso in ribasso del 4,52% a 3 euro. Contrastati gli altri titoli della galassia Fininvest.

Tra i bancari Unicredit in linea con lo Stoxx europeo, che perde l’1% circa. Intesa SanPaolo perde più del 3%, dopo l’uscita dell’AD Enrico Cucchiani, che dovrebbe portare la banca a una dimensione più domestica, almeno nel breve, a dispetto delle mire espansionistiche pan-europee del banchiere uscente. In controtendenza Telecom Italia, che guadagna il 5% circa, sulle indiscrezioni di prossime dimissioni del presidente esecutivo Franco Bernabè, che allontanano la possibilità di un aumento di capitale, anche se i timori di downgrade pesano sul debito.

La flessione dell’euro dimostra l’avversione al rischio degli operatori, che guardano ai nuovi rischi che incombono sulla tenuta dell’Eurozona. Oltre alla situazione traballante italiana, il professore di economia della New York University Nouriel Roubini ha citato anche l’instabilità politica in Germania, il tetto del debito in Usa e le tensioni in Portogallo e Grecia. “Il rischio sta crescendo nei paesi occidentali” ha scritto in un Tweet.

Le paure sono due: che il governo italiano collassi, riportando speculazioni non solo contro l’Italia, ma contro l’intera Europa, e il rischio sempre più reale che si verifichi uno shutdown del governo degli Stati Uniti, per la prima volta in 17 anni, in mancanza di un accordo tra Repubblicani e Democratici del Congresso Usa sulla legge finanziaria; e soprattutto dopo che, durante il week end, la Camera a maggioranza repubblicana ha votato a favore di una misura per ritardare di un anno la legge sulla sanità di Obama, l’Obamacare.

La legge finanziaria deve essere approvata dal Congresso entro il primo ottobre, al fine di continuare a rendere operative le attività federali. L’altra scadenza che fa tremare il mondo è il 17 ottobre, giorno entro cui, le controparti devono trovare un accordo per innalzare il tetto sul debito, pena il default.

Italia a serio rischio di downgrade, dopo che la scorsa settimana Standard & Poor’s ha minacciato un ulteriore taglio del rating sul debito “di uno o due scalini”, dunque a livello junk, spazzatura, visto che la valutazione attuale è di appena due gradini al di sopra di quella definita, appunto, spazzatura.

“Le notizie sono decisamente peggiorate negli ultimi giorni – ha commentato in una nota ai clienti Chris Weston, responsabile strategist dei mercati presso Melbourne – In Europa, c’è l’attesa per il voto di fiducia in Parlamento, mercoledì. Negli Stati Uniti, le trattative sulla legge di budget e sul fiscal cliff non appaiono migliori”.

Dopodomani, il premier Enrico Letta si recherà al Parlamento per chiedere la fiducia, nel frattempo gli italiani fanno fronte a nuove tasse. Tutto questo accade mentre si apprende che l’ammontare di BTP italiani in pancia alle banche italiane ha testato il record di sempre.

Riguardo ai mercati asiatici, male Tokyo che ha chiuso in calo -2%. In Cina delusione per l’indice che misura l’attività manifatturiera del paese, che è salito a settembre a 50,2 punti contro i 50,1 punti di agosto, stando all’indice stilato congiuntamente da HSBC Holdings e Markit Economics: il dato è stato inferiore alla stima preliminare di 51,2 punti.

ALTRI MERCATI – In ambito valutario, Il rapporto euro/yen è sceso di ben 100 punti base a un certo punto nella giornata, mentre l’euro/dollaro ha registrato anche una flessione di quasi 50 punti base. L’euro fa +0,09% a $1,35; dollaro/yen -0,09% a JPY 98,55; euro/franco svizzero -0,11% a CHF 1,2235; euro/yen -0,43% a JPY 132,24.

Sul versante delle commodities, i futures petrolio -1,03% a 101,81, oro -0,40% a 1.333.

ANALISI MERCATI DI MPS CAPITAL SERVICES

Tassi & Congiuntura: in area Euro la settimana si sta aprendo con tassi in marcato rialzo tra i paesi periferici, in particolare in Italia dopo le vicende politiche del fine settimana che porteranno l’attuale premier ad una verifica sulla fiducia al governo il prossimo mercoledì. Lo spread sul comparto decennale si sta pertanto assestando poco al di sopra dei 270pb.

In allargamento anche lo spread spagnolo e portoghese. Il decennale italiano scambia questa mattina circa 13pb sopra quello spagnolo. Nel corso del fine settimana in Portogallo sono state tenute le elezioni amministrative in diversi comuni che hanno portato ad una pesante sconfitta del partito (PSD) dell’attuale premier Coelho, apertamente da lui riconosciuta in un intervento televisivo nel corso del quale ha riconosciuto come la sconfitta sia stata il prezzo da pagare per la politica del governo.

Tornata elettorale anche in Austria per il rinnovo del parlamento: i partiti del’attuale coalizione di governo hanno sostanzialmente tenuto sebbene con voti in calo, a fronte di un fronte di un incremento dei voti dell’ultradestra. La settimana vedrà come principale focus degli operatori l’evoluzione del quadro politico italiano e la riunione della Bce del prossimo mercoledì.

Atteso inoltre un corposo flusso di emissioni: fino a 5Mld€ del decennale tedesco, fino a 8,5Mld€ di titoli a 10 e 15 anni francesi e titoli a 5 e 10 anni spagnoli il prossimo giovedì. Negli Usa tasso decennale in calo ai minimi da metà agosto, in attesa dell’esito dei negoziati tra repubblicani e democratici per evitare la sospensione delle spese governative in vista oggi della chiusura dell’anno fiscale e della necessità di rialzare il tetto del debito.

I repubblicani domenica mattina hanno approvato un testo alla camera che consentirebbe di prorogare l’autonomia di spesa del governo fino a metà dicembre, a prezzo però del differimento di un anno della partenza della riforma sanitaria voluta da Obama, convertita in legge nel 2010 ed i cui primi effetti sono attesi partire da domani (polizza sanitaria obbligatoria). I democratici che hanno la maggioranza al senato si sono però già detti contrari al testo approvato alla camera, per il quale lo stesso presidente Obama ha minacciato il veto.

I tempi stringono e nel caso di mancato accordo entro oggi, si tratterebbe del primo blocco della spesa governativa (shutdown) da 17 anni, che metterebbe temporaneamente in riposo forzato i circa 800.000 dipendenti federali. Sul fronte Fed, Dudley, presidente della Fed di New York e membro votante permanente del board, ha tenuto a precisare come la Fed non ha mai fatto esplicito riferimento all’inizio del tapering a settembre, aggiungendo che prima di tale partenza occorrerà verificare le condizioni del mercato del lavoro.

Il prossimo venerdì son attesi in pubblicazione gli importanti dati mensili proprio sul mercato del lavoro. Sul fronte emergente, da segnalare come l’indice cinese PMI manifatturiero finale di settembre sia risultato inferiore alla lettura preliminare, pur rimanendo sopra quota 50.

Valute: euro sempre in prossimità di area 1,35, come sintesi di due forze opposte: da un lato le turbolenze politiche in alcuni paesi periferici dell’area euro e dall’altro lato l’attesa per i negoziati sul tetto del debito negli Usa. Nel frattempo, in base ai dati allo scorso martedì, la componente speculativa ha portato le posizioni nette lunghe di euro vs dollaro al livello massimo da aprile 2011.

Nel breve il primo livello di supporto rimane in area 1,3450. Le elevate posizioni lunghe della componente speculativa, le attese dichiarazioni di Draghi in occasione della riunione Bce di mercoledì (in particolare sul tema LTRO) ed infine le turbolenze politiche in alcuni paesi dell’area potrebbero riportare il cambio in area 1,33.

Yen in apprezzamento verso euro e dollaro. Verso dollaro la valuta nipponica è arrivata ai minimi (in termini grafici) da circa un mese. Pesa in questo caso soprattutto il forte focus degli operatori sui negoziati per il tema shutdown e tetto sul debito Usa.

Domani è attesa l’importante pubblicazione del report trimestrale Tankan sullo stato di salute dell’economia che sarà accompagnato dall’annuncio di un nuovo programma di stimolo da parte del premier Abe atteso nell’ordine di circa 50Mld$. Lo stesso premier dovrebbe domani rendere note le intenzioni sull’aumento dell’Iva (da 5% all’8%) del prossimo aprile. Gli operatori tendono a collegare questa eventuale conferma con la contestuale attesa di ulteriori manovre espansive da parte della BoJ nei prossimi mesi. La BoJ si riunirà venerdì ma per questa riunione non son attese novità di rilievo.

Nel frattempo, continua la fase di apprezzamento della sterlina, supportata anche dalle recenti dichiarazioni del governatore Carney secondo cui non sarebbero all’orizzonte al momento ulteriori manovre di stimolo mediante QE, alla luce dei buoni dati macro.

Azionario: Questa mattina listini in forte calo soprattutto tra i paesi periferici con penalizzazione principalmente del comparto bancario. Negli Usa la settimana si è chiusa con indici in calo, per la prima volta nell’arco di un mese, penalizzati dai timori inerenti all’esito delle trattative sul tema dello shutdown e del tetto sul debito. Il settore più penalizzato è stato quello delle materie prime, seguito dai telefonici. Da considerare anche l’impatto di potenziali prese di profitto dei gestori in occasione della fine del trimestre. Sul fronte emergente, quarta seduta consecutiva in calo dell’indice MSCI emerging markets. Sulle borse asiatiche prevale questa mattina il segno negativo, con in testa il calo del Nikkei di oltre il 2%, penalizzati anche dal deludente pmi manifatturiero cinese finale di settembre.