MILANO (WSI) – La Borsa di Milano chiude in ribasso, con l’indice Ftse Mib che ha ceduto l’1,31% a 21.240 punti.
Oltre ai timori sulla crisi ucraina, i listini sul fronte macro sono stati frenati, da una parte, dalla battuta d’arresto a marzo degli ordinativi delle fabbriche tedesche e dall’altra dalle parole del presidente della Fed, Janet Yellen, la quale, pur esprimendo dichiarazioni ottimistiche sulle prospettive dell’economia Usa, ha giudicato “tutt’altro che soddisfacenti” le condizioni del mercato del lavoro, puntando il dito sulla debolezza del mercato immobiliare e sulle tensioni geopolitiche. Sul fronte della politica monetaria, i tassi americani resteranno bassi per un periodo considerevole anche dopo la fine del programma di acquisto di asset da parte della Fed.
Sell off colpisce il titolo Fiat, -12% all’indomani della presentazione del piano da 55 miliardi da parte dell’amministratore delegato Sergio Marchionne.
A Piazza Affari, oltre a Fiat, sono scivolate Finmeccanica (-7,5%), all’indomani dei conti e Yoox (-6%), in attesa della trimestrale. Pesante anche il comparto bancario, con Bper arretrata del 4% circa dopo l’ok all’aumento di capitale da 750 milioni. Giu’ del 6% circa Mps, Banco Popolare e Bpm, che lunedi’ ha avviato la ricapitalizzazione. Per contro, hanno chiuso in positivo Tenaris (+1,5%), premiata da Ubs, Telecom Italia (+1,2%), che ha segnato un rialzo dell’8% in sette sedute ed Enel Green Power (+0,9%) nel giorno dei conti. Sul fronte dei cambi l’euro vale 1,39218 dollari e 141,486 yen, mentre il dollaro-yen si attesta a 101,637. Il petrolio (wti)sale dell’1,18% a 100,67 dollari al barile
Il Ftse Mib vive la sua quinta sessione consecutiva di ribassi e il quadro tecnico si presenta sempre più delicato, dopo la chiusura al di sotto della media mobile a 20 giorni. Una forte accelerazione al ribasso si potrebbe avere con la violazione del minimo del 25 aprile. Solo una ripresa oltre area 21800 potrebbe proteggere l’indice da nuovi forti sell off.
“L’economia americana sta attraversando una fase di ripresa, ma non è abbastanza, se si considerano i timori sul rallentamento dell’economia cinese e le incertezze in Ucraina che alimentano l’avversione al rischio degli investitori”, ha commentato Ayako Sera, strategist di mercato presso Sumitomo Mitsui Trust Bank, con sede a Tokyo.
Indice benchmark europeo Stoxx Europe 600 in flessione, soffre la fase ribassista più duratura dell’anno, e ha perso -1,2% dal massimo in sei anni, testato lo scorso 4 aprile.
Euro osservato speciale, dopo che ieri la moneta unica è balzata fino a $1,3951, avvicinandosi al massimo in due anni e mezzo testato lo scorso 13 marzo a $1,3967: stando al Bloomberg Correlation Weighted Indexes, la valuta si è apprezzata +8% circa rispetto a un paniere costituito dalle nove monete principali dei paesi avanzati, rispetto alla fine del marzo del 2013. ù
Neil Mellor, strategist del mercato valutario presso BNY Mellon, ritiene che se “l’euro si rafforzerà di nuovo, potrebbe dirigersi verso $1,45 o $1,50”. E’ “vero che ci sono diversi investitori che stanno speculando contro l’euro, ma è vero anche che dovranno arrendersi se sarà superata la soglia di $1,40”.
L’euro è vicino al massimo dal 31 ottobre del 2011, quando salì fino a $1,4171, il giorno prima dell’ascesa di Mario Draghi alla Bce.
Dal fronte economico europeo, resi noti gli ordinativi alle fabbriche della Germania, che hanno segnato un calo inatteso a marzo, scendendo -2,8% rispetto a febbraio, contro il rialzo +0,3% atteso dagli economisti intervistati da Bloomberg.
Michael Holstein, economista di DZ Bank, ha commentato il dato affermando che “ci sono rischi che potrebbero rallentare la crescita”. Detto questo, “un fattore importante molto positivo è rappresentato dalla ripresa dell’Eurozona, e l’effetto per l’industria tedesca è maggiore rispetto a quello che possono avere le influenze negative della Cina o della Russia”.
Focus anche sul dato relativo alla produzione industriale della Francia, scesa dello 0,7% nel mese di marzo. Barclays teme per la performance del Pil francese del primo trimestre.
Non confortanti i risultati arrivati da alcuni colossi bancari in mattinata. HSBC ha visto l’utile netto scivolare nel primo trimestre -18%, mentre gli utili netti di Société Générale sono scesi a 315 milioni di euro nel primo trimestre, dai 364 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno precedente. La seconda banca ha sofferto anche una svalutazione di 525 milioni di euro nella sua divisione russa, causa il calo del rublo e le incertezze legate alla crisi ucraina.
In controtendenza Credit Agricole, terza banca francese, il cui titolo ha reagito con un rialzo superiore a +3%, dopo la comunicazione di profitti, su base netta, che sono saliti a 868 milioni di euro, in linea con le attese.
Siemens oltre +1% dopo che il colosso tedesco ha annunciato il raggiungimento di un accordo per acquistare alcuni asset energetici da Rolls Royce Holdings per $1,3 miliardi.
Mercati asiatici in calo, con l’indice benchmark di riferimento MSCI Asia Pacific che è sceso -1,4%, riportando la flessione più forte in quattro settimane. Forti vendite sulla borsa di Tokyo, indice Nikkei -2,93%, al minimo dal 15 aprile. Hong Kong -1,05%, indice australiano S&P/ASX 200 -0,83%, Shanghai -0,89%, Kospi -1%.
ALTRI MERCATI – In ambito valutario, l’euro -0,07% a $1,3917; dollaro/yen +0,25% a JPY 101,92; euro/franco svizzero +0,11% a CHF 1,2189; euro/yen +0,18% a JPY 141,85.
Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,26% a $100,29 al barile, quotazioni oro -0,50% a $1.302,10.