Economia

Borsa Milano -1,8%. Tonfo petrolio -3%, guerra valutaria peggiora

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MILANO (WSI) – Piazza Affari in calo, l’indice Ftse Mib chiude sui minimi con -1,77% a 22.975,32 punti. Tra le materie prime, i futures crollano -3,14% a $41,28. Il contratto omologo sul Brent arretra -2,07% a 47,80 dollari. Oro +0,94% a $1.127,40 l’oncia, argento +2,60% a $15,18. Ad affossare i prezzi del petrolio i dati diffusi negli Stati Uniti dall’Energy Information Administration, che hanno messo in evidenza un rialzo delle scorte crude di 2,6 milioni di barili la scorsa settimana, contro le attese degli analisti di un calo -777.000 barili.

Seduta difficile per l’azionario europeo, che si muove in linea con quanto visto già in Asia e Stati Uniti e che capitola al minimo in sei settimane, azzerando due sessioni di guadagni. Venduti soprattutto i titoli delle società automobilistiche e chimiche, con i settori che hanno perso oltre -2%. Glencore ha ceduto oltre -9% al minimo record dopo il calo degli utili. Peugeout Citroen e Daimler hanno ceduto quasi -3%. Francoforte osservata speciale, dopo che l’indice Dax ha chiuso ieri al di sotto della media mobile degli ultimi 200 giorni, per la prima volta da gennaio.

Gli asset più rischiosi vengono venduti dagli investitori, intimoriti dalla frenata preoccupante dell’economia cinese, la seconda più grande al mondo. L’indice azionario di Shanghai ha azzerato un crollo anche superiore al -5%, per chiudere in rialzo. Durante la sessione il listino è sceso al di sotto della sua media mobile a 200 giorni, un livello che ha scatenato le ricoperture in almeno due occasioni dall’inizio di luglio.

Oltre la Cina c’è il timore targato Fed, alimentato tra l’altro dal tweet di Bill Gross, secondo cui “la Fed alzerà i tassi a settembre”. Grande trepidazione per la pubblicazione delle minute relative all’ultimo meeting di luglio del Fomc – il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – , che daranno indicazioni sulle prossime mosse di politica monetaria della banca centrale Usa.

Per il re dei bond Gross la Fed “inizierà a normalizzare (la politica monetaria) nonostante i dati”. Un altro guru famoso dei bond, Jeff Gundlach, afferma che la possibilità di un rialzo dei tassi a settembre è “una cattiva idea” e lancia l’allarme sull’imminente “vaso di Pandora” che rischia di essere scoperchiato.

A Piazza Affari il Ftse Mib chiude sui minimi, nonostante il sì a stragrande maggioranza del Bundestag al terzo bailout per la Grecia, del valore di $86 miliardi.

Tra i titoli bancari Mps -0,41%, Bper +0,43%, BPM invariata, BP +0,56%. Intesa SanPaolo -1,68%, Ubi Banca +0,48%, Unicredit -0,88%. Tra i titoli di altri settori Cnh Industrial -2,26%, Enel -2,44%, Eni -2,92%, FCA -2,67%, Prysmian -3,83%, Luxottica -2,75%, Ferragamo -3,09%, Stm -2,10%, Saipem -1,05%, Tod’S -3,09%.

“Non esiste alcuna garanzia che il bailout funzioni, ma sarebbe irresponsabile non tentare”, ha detto il ministro delle finanze della Germania, il falco Wolfgang Schaeuble, invitando i deputati, prima del voto, ad autorizzare il piano.

L’agenzia Usa Fitch ha intanto rivisto al rialzo il rating della Grecia a CCC, sottolineando che l’innalzamento è legato ai migliori rapporti con i creditori. Il rischio di una “Grexit” sarebbe elevato se i legami fra il governo di Atene e i creditori dovessero interrompersi.

I volumi sono bassi, nell’attesa che il mercato venga a conoscenza degli ultimi verbali della Federal Reserve.

Di fatto, il volume delle azioni scambiate sullo Stoxx 600 è in calo del 13% rispetto alla media degli ultimi 30 giorni. L’indice di riferimento dell’azionario europeo Stoxx 600 riduce le perdite dopo aver perso fino a -1,3%: i titoli dei produttori europei delle materie prime vengono scambiati al minimo dal 2002, rispetto al mercato principale. Ma continuano a soffrire anche i titoli delle società esportatrici. Da quanto la People’s Bank of China, la banca centrale della Cina, ha svalutato lo yuan, le vendite su titoli, dai minerari a quelli auto e in generale di società export hanno zavorrato l’indice Stoxx 600 del 4,6%.

In ambito macro in Europa la bilancia delle partite correnti dell’area euro ha chiuso il mese di giugno con un attivo di 25,4 miliardi di euro, contro l’avanzo di 19,1 miliardi (rivisto da 18 miliardi) rilevato a maggio.

“Gli investitori sono nervosi a causa del quadro globale – ha commentato in un’intervista a Bloomberg Heinz-Gerd Sonnenschein, strategist presso Deutsche Postbank, a Bonn – Le flessioni sull’azionario asiatico e sui mercati emergenti si aggiunge al sentiment negativo, mentre i segnali economici sono contrastati e c’è un grande interrogativo su quanto trapelerà dalle minute della Fed”.

L’indice MSCI Emerging Markets Index riporta la quarta sessione consecutiva di perdite; è il terzo mese consecutivo che i fondi globali risultano venditori netti dell’azionario asiatico monitorato da Bloomberg: si tratta del periodo più lungo dalla metà del 2012. A livello valutario, soffrono soprattutto il ringgit malesiano e il dollaro taiwanese.

Molto male il tenge, la valuta del Kazakhistan, -4,4% a 197 per dollaro. Il tenge ha segnato la performance maggiore dalla svalutazione di 18 mesi fa, a conferma di come il paese, principale produttore di petrolio crude dell’Asia centrale, voglia allineare la moneta ai tonfi dello yuan e del rublo (Cina e Russia sono i suoi principali partner commerciali).

In termini di guerra valutaria, da segnalare che il Vietnam ha svalutato il dong per la terza volta quest’anno, con la banca centrale che ha abbassato il suo tasso di riferimento dell’1%.

Sul valutario, l’euro +0,34% a $1,1061. Dollaro/yen -0,23% a JPY 124,13. L’euro vale 1,0730 franchi svizzeri (-0,40%) e 0,7073 sterline britanniche (+0,47%).

In Asia il Nikkei è sceso ai minimi di tre settimane dopo che il crollo della Borsa di Shanghai degli ultimi due giorni (ieri -6%, oggi ha perso a un certo punto anche il 5%) ha allontanato gli investitori più rialzisti. L’indice è scivolato -1,61%. Hong Kong -1,31%, Sidney +1,45%.

(DaC-Lna)