Economia

Borsa Milano +1,9%. Giornata no per BTP e Bund. Tassi tedeschi +18%

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ROMA (WSI)- Borsa Milano positiva, nonostante i continui timori sul destino della Grecia e i commenti rilasciati da Dennis Lockhart, presidente della Fed di Atlanta, che hanno accelerato le speculazioni su un rialzo dei tassi Usa a settembre. In realtà è arrivata nella mattinata americana una rassicurazione dallo stesso Jerome Powell, membro votante del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che ha precisato che nulla è stato deciso riguardo al meeting di settembre.

Ftse Mib ha chiuso sui massimi di seduta, con un balzo +1,87% a 23.911,81 punti. Tra i titoli scambiati sul Ftse Mib bene le banche, con Mps +2,81%. Tra le popolari Bper +2,79% e BPM +2,53%, mentre BP +1,41%, Intesa SanPaolo +0,52%, Unicredit +6,44%, Ubi Banca +2,13%, Mediobanca +1,84%.

Tra i titoli di altri settori Eni +2,34%, Cnh Industrial +2,56%, Campari oltre +2% – dopo il bilancio, che ha messo in evidenza che la società ha chiuso il primo semestre con un utile netto di circa 78 milioni di euro, +36% su base annua, a fronte di un +2,7%, sempre su base annua, delle vendite. Acquisti anche su Buzzi Unicem, dopo che l’azienda ha reso noto di aver concluso il primo semestre 2015 con un MOL (margine operativo lordo) di 166,6 milioni di euro, +20% su base annua, intravedendo una crescita nei ricavi nel semestre attuale.

Finmeccanica +2,58%, Stm oltre +3%, Ferragamo +2,10%, male Yoox -0,88%.

Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP-Bund a 10 anni in crescita +1,89% a 114,69 punti base. Tassi sui BTP decennali hanno registrato un forte balzo, +7,6% all’1,89%, mentre i rendimenti sui Bund sono volati di quasi +18% allo 0,75%. La sessione odierna è stata caratterizzata dal forte calo dei mercati dei debiti sovrani.

Sul mercato valutario, l’euro torna negativo con -0,12% sul dollaro a $1,0868. Dollaro/yen +0,42% a JPY 124,90. Euro/yen +0,29% a JPY 135,74; euro/sterlina -0,39% a GBP 0,6965, euro/franco svizzero +0,15% a CHF 1,0663.

Vincenzo Longo, market Strategist di IG, ha scritto: “Continuiamo a credere che il cambio resisterà nella banda di oscillazione compresa tra 1,08 – 1,12 sino a settembre/ottobre. Solo negli ultimi due mesi dell’anno il cross potrebbe prendere la discesa e puntare sui minimi annuali (a 1,0460).

Nella giornata di oggi la sterlina ha testato un massimo in due settimane sulla moneta unica, a quota 69,65: questo perchè aumentano le speculazioni su un aumento dei tassi anche da parte della Bank of England, che dovrebbe seguire velocemente la manovra restrittiva da parte della Fed.

Sullo sfondo rimangono i problemi che interessano la Grecia, che rischia una depressione grave e prolungata, a meno che – secondo uno dei think tank tra i migliori al mondo – i creditori della troika non svaluteranno in modo consistente il suo debito.

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Focus sulle dichiarazioni di Daniel Nouy, presidente della divisione di supervisione bancaria della Bce. In una lettera a un membro del Parlamento europeo, Nouy ha sottolineato che la ricapitalizzazione delle banche elleniche potrebbe avvenire attingendo ai fondi del “nuovo programma (di bailout) greco”, che dovrebbe avere un valore di 86 miliardi di euro. A tal proposito il premier Alexis Tsipras ha reso noto che il paese è nella “fase finale” delle trattative volte a raggiungere l’intesa con i creditori, mentre una portavoce del governo ha sottolineato che Atene potrebbe indire nuove elezioni durante l’autunno.

Dal fronte macro i dati relativi all’Eurozona hanno messo in evidenza il rallentamento del Pmi composite e il calo delle vendite al dettaglio, con la sorpresa arrivata, in modo diverso, da Spagna e Germania. Italia sempre fanalino di coda.

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Ritornando al tema Fed, in un’intervista al Wall Street Journal, Lockart ha sottolineato che sarebbe necessario un deterioramento significativo dei dati economici Usa per convincerlo del fatto che un rialzo dei tassi a settembre debba essere rimandato.

Stando a quanto riporta Bloomberg, i traders ora scommettono su una probabilità del 48% che la Fed adotti la sua prima manovra di politica monetaria restrittiva a settembre, rispetto al 38% di probabilità scontato nella giornata di ieri.

Un valido aiuto per capire le mosse di Janet Yellen & Company arriverà venerdì, dopodomani, con la pubblicazione del report occupazionale di luglio; gli analisti intervistati da Bloomberg News prevedono in media un aumento di 225.000 nuovi posti di lavoro, contro i +223.000 a giugno.

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Tra le materie prime, i futures sul petrolio Usa piatti con -0,02% a $45,73, Brent +0,38% a $50,18. Oro -0,64% a $1.083,70, argento -0,15% a $14,54.

Longo scrive nel suo report: “molte commodity continuano ad aggiornare i minimi pluriennali, complici le tensioni che veleggiano sull’economia cinese. Eventuali misure espansive da parte del governo di Pechino e/o della Banca centrale e i dati deboli in arrivo dagli Usa potrebbero offrire un temporaneo supporto ai prezzi, ma tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 i prezzi potrebbero tornare ai minimi da oltre 10 anni”.

“Proprio le incertezze sulla Cina, tra l’altro, impattano anche sull’azienda più capitalizzata del mondo, Apple. L’azienda di Cupertino ha perso il controllo del mercato cinese degli smartphone e le prospettive dei prossimi mesi non sono incoraggianti. Il titolo, dopo aver chiuso ieri sotto la media mobile a 200 giorni (per la prima volta da settembre 2013), ha accelerato al ribasso oggi, arrivando ai minimi da fine gennaio, con cali di circa il 4,5%. Il primo livello interessante passa per 112,50 e poi verso 106-107 dollari, ultimo livello a difesa dell’area di 100”.

Tra i mercati asiatici, vendite su Shanghai -1,65%, Sidney -0,42%; bene Hong Kong +0,44% e Tokyo +0,46%.

Pubblicato in Cina il Pmi stilato da Caixin/Markit, salito a giugno a 51,8, al massimo dall’agosto del 2014 e in fase di espansione per il dodicesimo mese consecutivo. Tokyo positiva con mezzo punto percentuale circa.