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Borsa Milano: al netto dei dividendi, e’ rialzo

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Milano – Effetto stacco cedole, lunedì caldo per la Borsa di Milano. Il Ftse Mib ha iniziato la giornata in forte calo, con -1,70% circa per chiudere alla fine in flessione dello 0,28%. Tuttavia, per comprendere il reale trend di Piazza Affari, è necessario considerare che lo stacco dei dividendi incide sul listino in negativo per l’1,75%, il che significa che la performance di Piazza Affari è stata positiva. Bene anche le altre borse europee, che hanno accelerato al rialzo, con Francoforte +1,13%, Parigi +0,78%, Londra +0,90%. L’indice di riferimento Stoxx 600 in ripresa dopo il calo della scorsa settimana, pari a -5,2%. Il benchmark è ancora inferiore del 16% rispetto al massimo del 2012 testato lo scorso 16 marzo.

“Molte delle cattive notizie sono state già scontate dal mercato, almeno per ora, ma sicuramente sarà difficile assistere a rally sostenibili – ha commentato in una intervista a Bloomberg Markus Huber, responsabile della divisione di trading presso ETX Capital, a Londra – Nel complesso, il sentiment del mercato rimane negativo”.

Mercato dei BTP sotto controllo, spread Italia-Germania in calo -0,26%, a quota 433,07 punti base, a fronte di rendimenti decennali in flessione dello 0,55% al 5,77%. Tassi spagnoli a 10 anni piatti al 6,26%.

A riportare gli acquisti sull’azionario europeo, il fattore Cina, con il premier Wen Jiabao che ha affermato che il paese si focalizzerà in misura maggiore sulla crescita economica; tale affermazione ha alimentato le speculazioni su nuovi interventi di stimolo da parte della seconda economia al mondo. Wen ha sottolineato in particolare il target di “dare alla stabilizzazione della crescita una posizione più importante”.

Altro elemento che condiziona l’azionario è l’approccio del leader greco della sinistra radicale Alexis Tsipras, che finora si è fatto notare per le sue dichiarazioni anti-Unione europea e che sembra essersi fatto più moderato, almeno a parole.

[ARTICLEIMAGE] In generale, i mercati europei tentano di digerire l’esito della riunione del G8, che si è svolta a Camp David, e si è conclusa con una serie di proclami. Dalla riunione è emersa la volontà dei grandi delle otto economie più importanti di passare da una politica fatta solo di rigore e di austerity a una che includa, oltre alle misure di risanamento dei conti, anche l’obiettivo della crescita. Tuttavia, è vero che dal comunicato finale è emerso l’impegno dei leader alla “responsabilità fiscale” e alle “riforme strutturali”: promesse che appaiono come il copione degli altri incontri tra i leader dell’Ue.

“L’enfasi sulla crescita appare come una vuota promessa, nel momento in cui la spesa fiscale è esclusa come componente di essa – ha commentato a CNBC Charles Diebel, responsabile della strategia dei mercati presso Lloyds Bank Corporate Markets – (Certo), si può intravedere qualcos’altro dietro il discorso sui project bonds, che hanno come target quello di sostenere la spesa per le infrastrutture. Sembra che tutto sia ok, in apparenza, ma è difficile interpretare questi discorsi come impegni volti a salvare davvero l’Eurozona dalla crisi”.

Appuntamento cruciale in settimana mercoledì 23 maggio, giorno in cui i leader dell’Unione europea si incontreranno di nuovo per un summit che si svolgerà a Bruxelles. Riflettori soprattutto sui tentativi di raggiungere un compromesso tra la visione della cancelliera tedesca Angela Merkel e quella del presidente francese Francois Hollande. In questo momento, sicuramente Merkel è sempre più isolata, anche se alla fine è l’unica che sembra disporre di una strategia ben precisa.

Detto questo, aumentano gli spiragli di speranza, dopo che il premier italiano Mario Monti si è fatto avanti con una proposta per offrire garanzie alle banche, ben accolta dai presenti. Inoltre, sembra che anche la Bce voglia intervenire per mettere al sicuro i conti correnti, con nuove maxi-aste straordinarie di liquidità per consentire alle banche di non restare senza fondi, nel caso in cui Atene dovesse crollare. Certo, lo scenario rimane denso di incognite, soprattutto dopo che dal G8 non è uscito alcun piano di emergenza da adottare nel caso di un’uscita della Grecia dall’euro.

Tornando sul Ftse Mib , secondo quanto riferisce un rapporto di Unicredit, tra le società che staccano oggi i dividendi si mettono in evidenza Ansaldo Sts, Generali, Atlantia, Autogrill, Azimut, Banca Generali, Campari, Diasorin, Enel Green Power, Eni, Impregilo, Lottomatica, Luxottica, Mediaset, Pirelli, Saipem, Ferragamo, Snam, Telecom Ord E Risp, Tenaris e Tod’s.

Tra le storie societarie di rilievo, occhio a Banco Popolare, il cui titolo è balzato fino a +13% per essere sospeso per eccesso di rialzo e che è balzato più del 15% circa. I mercati hanno accolto con favore l’annuncio arrivato venerdì sera, a mercati chiusi, quando la banca ha reso noto di aver ricevuto il via libera dall’Organo di Vigilanza per adottare i propri modelli interni, ai fini della misurazione dei rischi di credito e di mercato fin dal 30 giugno 2012. Gli analisti di Unicredit scrivono che, “sulla base delle stime sviluppate internamente, si ipotizza che l’adozione dei modelli interni comporterà un decremento significativo del livello delle attività di rischio ponderato ed un impatto positivo di circa 200 bp sul Core Tier 1 ratio”.

Occhio anche a Fiat, balzata più del 7%, dopo la decisione di Sanford C. Bernesten di rivedere al rialzo il rating sul titolo a “outperform”, con un target price pari a 5 euro, ovvero superiore al valore di chiusura della scorsa settimana del 51%. In generale, bene i bancari, con MPS +3,4%, BPM +8% circa, Intesa SanPaolo +2,26%, Unicredit +1,65%, Ubi Banca +8,70%. Tra i titoli negativi, Diasorin -1,51%, Enel -0,34%, Terna -0,82%, Snam -1,38%.

In ambito valutario, l’euro scende nei confronti del dollaro di appena -0,09% a $1,2770, risalendo sullo yen con +0,09% a JPY 101,29. Rapporto dollaro/yen in crescita dello 0,19% a JPY 79,31.

Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio sono in rialzo dello 0,68% a $92,10 al barile, mentre le quotazioni dell’oro sono in calo dello 0,14%, a $1.589,60 l’oncia.