MILANO (WSI) – Giovedì nero per l’azionario europeo, su cui si scatenano le vendite. Il sell off colpisce anche i titoli dei debiti sovrani e soprattutto le quotazioni dell’oro, che toccano il nuovo minimo in due anni. Vendite sui BTP, lo spread sale per la prima volta in sei giorni. Ftse Mib chiude in calo del 3,09% sotto 15.549 punti; tra altri mercati Londra -3,01%, Francoforte -3,19%, Parigi -3,39%, Eurostoxx 50 -3,48%. “E’ un mercato fortemente speculativo”, spiega a Reuters un operatore, sottolineando che i movimenti sono amplificati dal fatto che domani ci sono le scadenze tecniche trimestrali.
L’obiettivo dei ministri delle Finanze europei a Lussemburgo e’ piu’ vicino, anche se il processo e’ monto lento e faticoso. E’ il passo a cui ci hanno abitutato le autorita’ europee. Dopo che sono stati i contribuenti ad aver pagato per le precedenti crisi, bisognerebbe che i prestiti di emergenza non siano piu’ segnati sui bilanci nazionali. Dovrebbero essere le banche a costituire un fondo da utilizzare per salvare le banche. Una parte dei 500 miliardi del meccanismo di stabilita’ – equivalente a circa 60-70 miliardi – andrebbe dedicata ai piani di aiuto degli istituti di credito. A questo sta lavorando l’Eurogruppo in un momento di particolare turbolenza.
Differenziale Btp Bund a 290 punti base. Euro sotto $1,32. Si accentuano i cali del petrolio, le quotazioni sul Brent londinese scambiano sotto i 105 dollari al barile. Solo il dollaro sembra trarre beneficio dalla situazione. Nel mercato obbligazionario non c’e’ rifugio sicuro che tenga. Anche i titoli pubblici dei paesi core d’Europa sono presi di mira. I tassi dei bond a 10 anni di Francia, Germania, Svezia e Svizzera sono in rialzo di circa 10 punti base. Il rialzo dei rendimenti dei Bond spagnoli, portoghesi e italiani e’ pari a circa 30 punti base. In Grecia il balzo arriva ai 56 punti base, un selloff che per intensita’ si avvicina piu’ a quello degli stati emergenti (Indonesian +56 punti base, Russia +46 punti base, Turchia +46, Messico +17, Brasile +14).
Il comunicato della Fed e le dichiarazioni di Ben Bernanke non piacciono ai mercati, con gli investitori sorpresi dal verdetto del timoniere della Fed che, pur lasciando come da attese i tassi fermi al minimo storico e anche il programma di acquisto di titoli per $85 miliardi al mese, dunque il QE, ha sottolineato che la Banca centrale americana potrebbe “pensare di moderare l’acquisto di asset nel corso di quest’anno” e “arrivare a una conclusione entro la metà del 2014”.
Molti investitori avevano scommesso sul fatto che la Federal Reserve avrebbe aspettato almeno fino all’anno prossimo, prima di iniziare a staccare la spina alla iniezione di liquidità che ha sostenuto fino a questo momento i mercati azionari.
Gli smobilizzi colpiscono anche i Bund tedeschi, che assistono a un rialzo dei rendimenti decennali fino all’1,64%, dopo aver testato l’1,68%, il massimo dallo scorso 20 febbraio. Il tasso a due anni balza fino allo 0,21%, dopo aver toccato lo 0,24%, il valore più alto dallo scorso 13 febbraio. Tra gli indici azionari occhio alla Borsa di Francoforte, con l’indice Dax orientato a chiudere la terza settimana consecutiva di cali; si tratterebbe della scia ribassista più lunga dallo scorso aprile. Il volume dei titoli scambiati sul Dax è superiore del 45% rispetto alla media degli ultimi 30 giorni, stando ai dati compilati da Bloomberg.
Focus sulla fuga degli investitori dai mercati emergenti: stando a un sondaggio compilato da EPFR Global e riportato da Bloomberg, i flussi in uscita dai fondi che investono in asset degli emergenti sono scesi di 19 miliardi di dollari nelle tre settimane fino allo scorso 12 giugno, al ritmo più forte dal 2011. Gli investitori esteri hanno venduto di fatto azioni brasiliane per un valore senza precedenti, pari a $5,6 miliardi, smobilizzando titoli indiani per £3,2 miliardi, soltanto nel corso di questo mese.
L’indice di JP Morgan che monitora la performance delle valute emergenti è sceso -1,4% in questo trimestre, con la rupia indiana che ha testato la scorsa settimana il minimo in assoluto e il real brasiliano al valore più basso dal 2009. “Si tratta di scosse in arrivo del grande terremoto – ha commentato a Bloomberg Stephen Jen, confondatore dell’hedge fund SLJ Macro Partners – parlando di “terribile decelerazione sui mercati emergenti”.
Il benchmark di riferimento dei mercati azionari in via di sviluppo, l’MSCI emerging markets stock Index, ha perso dall’inizio del 2013 il 12%, a fronte del +14% dello S&P 500. Ma la fuga è anche dai bond, visto che le obbligazioni denominate in valuta locale sono scese -4,8% dal 31 dicembre. Marc Balson, analista di Deutsche Bank, ha affermato che dopo anni di “flussi in entrata significativi”, i mercati emergenti sono “vulnerabili” alle “riallocazioni globali di portafoglio”. Deutsche Bank consiglia agli investitori di vendere valute asiative, incluse lo yuan e la rupia, mentre JPM ritiene che i suoi clienti dovrebbero rimanere underweight in tutti gli asset dei mercati emergenti.
Gli indici di JP Morgan mettono anche in evidenza che il rendimento medio dei bond governativi dei paesi emergenti è salito lo scorso 11 giugno al 6,25%, al massimo in un anno. I tassi decennali in Brasile sono balzati all’11,5% complici le proteste degli ultimi giorni nel paese.
L’azionario asiatico registra il tonfo peggiore in quasi due anni, scontando anche i timori sul peggioramento del credit crunch in Cina. Dopo giorni di attesa, gli investitori di tutto il mondo hanno appreso
Pur precisando che la decisione resta legata all’andamento degli indicatori economici, i mercati hanno reagito male; l’indice di riferimento dell’azionario asiatico è scivolato -3,4% a 128,64 punti, soffrendo la perdita più forte dal settembre del 2011, con otto azioni su una che hanno perso terreno.
L’indice giapponese Nikkei 225 Stock Average -1,74%, il Kospi coreano -2%, indice australiano S&P/ASX 200 fino -2,7% per poi chiudere a -2,12. Male ancora la borsa cinese, con il listino Shanghai Composite Index -2,77%, dopo i numeri di HSBC Holdings e Markit Economis che hanno segnalato che l’indice preliminare sull’attività manifatturiera è sceso a 48,3, contro i 49,1 punti attesi in media dagli analisti di Bloomberg e in evidente fase di contrazione. Il mercato azionario cinese viaggia a livelli vicini ai minimi da dicembre. Contrazione visibile già nel dato finale di maggio, pari a 49,2, il primo sotto la soglia dei 50 punti dal mese di ottobre. Il Ftse Cnbc Asia 100 Index, che monitora il trend delle principali 100 società asiatiche, è scivolato -3,5% al nuovo minimo del 2013.
BTP ITALIA – Il differenziale fra Btp decennali e Bund tedeschi in rialzo +6,29% a 290,10 punti base, a fronte di tassi +6,53% al 4,53%.
PIAZZA AFFARI – In calo tutti i principali titoli bancari, in sintonia con il settore a livello europeo (-2,5% circa). Settimana da dimenticare per le Popolari. Pop Emilia è uscita dall’asta di volatilità per poi segnare il calo piu’ accentuato sull’indice principale (-7,68%), sulla scia delle indiscrezioni stampa di verifiche in corso da parte di Banca d’Italia sul portafoglio di crediti in bonis. Tra gli altri, male anche Ubi e le due big Intesa e Unicredit. Fiat paga le notizie circa un possibile ritardo del processo di fusione con Chrysler e i titoli lasciano sul campo il 4% circa.
Debolezza accentuata anche sul settore del lusso, con Ferragamo e Tod’s che registrano perdite superiori al 2,5%. Tengono meglio Azimut e Finmeccanica. Dopo aver tentato un mini rimbalzo ieri, Saipem torna a intraprendere la strada dei ribassi (oltre -5%), proseguendo la discesa iniziata dopo il b>profit warning. Telecom, sui sono iniziati a circolare alcuni rumor cede terreno, in linea al mercato generale. Fuori dal listino principale Rcs che dovrebbe vendere le testate periodiche a PRS. Safilo in ripresa dopo il tonfo della vigilia.
ALTRI MERCATI – In ambito valutario, l’euro -0,65% a $1,3208; dollaro/yen +1,26% a JPY 97,68; euro/franco svizzero -0,28% a CHF 1,2303.
Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio -2,03% a $96,25 al barile, le quotazioni dell’oro (contratti con scadenza agosto) -5,70% a $1.295,30 l’oncia. Quanti ai Treasuries, i rendimenti decennali +2,43% al 2,41%, ma sono saliti fino al 2,44%. In un solo mese hanno guadagnato ben 41 punti base.
APPROFONDIMENTO MERCATI DI MPS CAPITAL SERVICES
Tassi & Congiuntura: apertura di seduta all’insegna del forte rialzo dei tassi per i mercati obbligazionari governativi europei sulla scia del movimento registrato nella seduta di ieri dal comparto governativo Usa dopo le parole del governatore Bernanke. Il tasso decennale italiano si è riportato nuovamente in prossimità del 4,40%, mentre l’analogo tedesco ha raggiunto in apertura di seduta i livelli massimi dallo scorso febbraio sopra quota 1,65%, con uno spread che fa segnare un lieve rialzo superando quota 270 pb.
Sul fronte politico, ha inizio oggi l’Eurogruppo il cui tema principale sarà la possibilità di ricapitalizzazione diretta delle banche a rischio fallimento da parte dell’ESM. Secondo quanto riportato da Reuters, i colloqui di oggi dovrebbero giungere a una decisione su tutti i dettagli della questione, in particolare: il contributo che i governi dovranno apportare, la quota massima di fondi ESM da destinare e i tempi dell’operatività di tali operazioni.
Dal lato macro buono l’andamento degli indici PMI europei a giugno ad eccezione del manifatturiero tedesco sceso inaspettatamente. Negli Usa tassi decennali in forte rialzo dopo le parole di Bernanke secondo cui, se lo scenario di miglioramento dell’economia si verificherà, la Fed è pronta a ridurre il piano di acquisti alla fine di quest’anno.
Se poi i dati confermeranno ancora il recupero dell’economia, allora il piano sarà ulteriormente ridotto fino ad arrestarlo completamente intorno alla metà del 2014. Queste parole sono state pronunciate al’inizio del comunicato di apertura della conferenza stampa, prima ancora della sessione domande e risposte, generando l’inizio di un forte rialzo del tasso decennale che questa mattina è arrivato a sfiorare quota 2,40%. La Fed ha anche pubblicato le nuove proiezioni su Pil, disoccupazione ed inflazione.
La principale revisione migliorativa ha interessato soprattutto il mercato del lavoro sia per il 2013 sia per il 2014. Nel corso della conferenza stampa Bernanke ha tenuto però a precisare che affinché si possa arrivare ad una riduzione del piano, occorrerà verificare anche che l’inflazione e le relative aspettative (calate notevolmente negli ultimi mesi) comincino gradualmente a risalire.
Se pertanto questo non dovesse accadere e/o se lo scenario di crescita non dovesse verificarsi, allora la tempistica di riduzione del piano potrebbe essere spostata in avanti fino ad ipotizzare la possibilità opposta di incrementare il piano stesso se necessario. In estrema sintesi lo scenario centrale della Fed rimane il miglioramento delle condizioni economiche. Questo assunto porterebbe ad una riduzione del piano già a fine anno.
Se però non dovesse rivelarsi corretto soprattutto sul tema inflazione, si potrebbe arrivare all’ipotesi opposta di incremento del piano. Gli operatori hanno focalizzato l’attenzione soprattutto sul fatto che la Fed è intenzionata a ridurre il piano e di conseguenza son partite le vendite su Treasury, obbligazionario emergente ed high yield. In prospettiva i dati importanti da monitorare saranno non solo quelli sul mercato del lavoro ma anche quelli sul’inflazione, con particolare focus sulle aspettative misurate attraverso i TIPS.
Valute: le parole di Bernanke in merito ad una riduzione del piano Fed a fine anno, hanno comportato un apprezzamento generalizato del dollaro. Verso euro il primo livello di supporto è in prossimità di 1,3180. Euro invece in recupero verso yen. La valuta nipponica si è fortemente deprezzata verso dollaro, superando quota 98. Verso euro l’area 130 rappresenta la prima resistenza di breve.
La forza del dollaro ha comportato anche un deprezzamento generalizzato delle principali valute emergenti portando la rupia indiana ai minimi storici verso dollaro. E’ continuato anche il forte deprezzamento del dollaro australiano. Sul fronte franco svizzero, la banca centrale del paese ha confermato l’importanza del floor ad 1,20 verso euro.
Commodity: forti cali per le materie prime dopo la conferenza stampa di Bernanke. Le perdite maggiori sono state registrate dai comparti energetico e metalli preziosi. L’oro è infatti scivolato ai minimi da gennaio 2011 sotto i 1320 $/oncia. Il movimento è stato accompagnato da forti vendite sugli ETF con l’ammontare detenuto dallo SPDR Gold sceso sotto le 1000 tonnellate per la prima volta in 4 anni; in forte calo anche l’argento (-3,05%), peggiore commodity della giornata.
Sul fronte energetico il prezzo del Brent è tornato sotto i 105 $/barile dopo i deludenti dati provenienti dalla Cina, dove il settore manifatturiero è in contrazione per il secondo mese consecutivo. Stesso andamento per il WTI, in calo per il secondo giorno consecutivo, sul quale ha pesato anche l’aumento inaspettato delle scorte. Positive invece le agricole, con il maggior rialzo registrato dal grano (+2%). Misti i metalli industriali, dove prosegue il calo del rame, con il prezzo del future ai minimi da 7 settimane.
I TITOLI A CUI GUARDARE DI MPS CAPITAL SERVICES
ANSALDO STS – La società si è aggiudicata una commessa da 40 Mln€ per l’implementazione delle tecnologie di segnalamento ERTMS sulla nuova linea che collega Oued Tlelat e Tlemcen in Algeria.
ENI – L’A.D. Paolo Scaroni ha detto che le relazioni con l’Algeria sono solide e non influenzate dai problemi nel paese nordafricano della controllata Saipem.
FINMECCANICA – ATR, La joint venture paritetica tra Alenia Aermacchi e Eads, ha siglato con la società di leasing Hgi Aircraft Division un contratto per la vendita di 20 ATR 72-600s che saranno introdotti nella flotta della compagnia brasiliana Passaredo. La commessa ha un valore complessivo di 482 Mln$.
MEDIASET – Ieri la corte costituzionale ha respinto il ricorso sul legittimo impedimento, ora il processo per i diritti TV di Mediaset è pendente in Corte di Cassazione che dovrebbe esprimere un giudizio entro il prossimo novembre.
RCS – La società editoriale ha accettato l’offerta vincolante ricevuta da PRS srl per l’acquisto dei periodici Astra, Novella 2000, Visto, OK la Salute Prima di Tutto e del ‘sistema enigmistica’. L’offerta, sottolinea una nota, è sottoposta alla condizione sospensiva dell’esaurimento delle consultazioni con i sindacati.
TELECOM ITALIA – Il presidente Franco Barnabé ha detto che vorrebbe attivare la nuova società della rete, convenzionalmente chiamata Opac, agli inizi del 2014.
UNICREDIT – La Commissione UE ha dato il via libera all’acquisizione da parte di Ibm Italia di alcune parti di UniCredit Business Integrated Solutions (Ubis).
FEDEX – La società ha chiuso il secondo trimestre con profitti in calo ma superiori alle attese di mercato. Gli utili sono scesi a 303 Mln$ rispetto ai 550 Mln$ registrati nello stesso periodo dell’anno precedente. L’utile rettificato è stato pari a 679 Mln$ (2,13$ per azione) in crescita dai 634 Mln$ (1,99$ per azione) di un anno fa. I ricavi si sono attestati a 11,4 Mld$, anch’essi in aumento rispetto agli 11 Mld$ registrati un anno prima.