MILANO (WSI) – Piazza Affari archivia in moderato calo l’ultima seduta del semestre, mettendo comunque a segno un progresso di oltre il 12% da inizio anno.
I bancari sono deboli in tutta Europa ma penalizzano soprattutto il listino milanese, affollando le retrovie del paniere principale guidati da Mps e Banco Popolare. Nell’ultima sessione del primo semestre si completano inoltre le cosiddette operazioni di ‘window dressing’, tipiche dei fondi per poter chiudere il periodo mostrando performance migliori, dicono gli operatori.
L’indice FTSE Mib segna nel finale una flessione un calo dello 0,17% a 21.283 punti. Chiude a 160 punti base lo spread tra il Btp e il Bund tedesco. Il tasso sul titolo del Tesoro si attesta al 2,73%. Il differenziale della Spagna segna 141 punti base col rendimento dei Bonos al 2,65%.
Tra i bancari – che in Europa perdono circa mezzo punto percentuale e in Italia complessivamente l’1,2% – Banco Popolare è sotto pressione con un calo di oltre il 3%. L’AD Pier Francesco Saviotti ha confermato l’interruzione del processo di vendita di Release, la bad bank ex Italease controllata all’80%, richiamando l’attenzione del mercato al nodo dei crediti problematici e a i livelli di copertura dell’istituto.
Pesante anche Mps (-3,7% a 1,415 euro) dopo che venerdì l’istituto senese ha comunicato di avere concluso con successo l’aumento di capitale da 5 miliardi con cui ripagherà 3 dei 4,1 miliardi di aiuti di Stato e si rafforzerà per l’esercizio Bce in corso.
Lascia sul campo l’1,6% Mediaset, colpita dai realizzi dopo il balzo di venerdì innescato dall’esito della gara sui diritti della serie A, che il mercato ha letto per lo più positivamente. Sul fronte positivo tiene bene Enel (+1,6%) sulle ipotesi di un’accelerazione del processo di riduzione delle minorities e riorganizzazione complessiva del gruppo. Ubs ha alzato il target price a 5,15 euro da 4,90 euro con rating ‘buy’.
Sui mercati rimane in linea generale un cauto ottimismo circa le prospettive dei prossimi mesi in ambito macro. La speranza è che i nuovi dati possano offrire nuovi segnali incoraggianti sulla ripresa economica.
Su questo versante, la settimana che si apre oggi sarà particolarmente ricca di numeri rivelatori. Se da un lato l’inflazione è scesa ai minimi dal 2009 (+0,3%) in Italia, i prezzi alla produzione hanno segnato un calo dello 0,1% in maggio mese su mese e dell’1,4% su base annuale.
Sono stati pubblicati anche i dati chiave sull’inflazione nell’area euro, attentamente monitorati dalla Bce in vista della prossima riunione di politica monetaria di giovedì.
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I dati hanno centrato le attese degli analisti, segnando il nono mese consecutivo sotto la soglia del 2% prestabilito. L’inflazione è rimasta invariata ad appena il +0,5%. Nessuna sorpresa quindi, con Draghi che dovrebbe lasciare le cose come stanno
Sul mercato del reddito fisso BTp e Bund sempre rialzisti. Lo spread tra decennali italiani e tedeschi si attesta a circa 145 punti base. Il rendimento dei titoli di Stato italiani è al 2,717%. Venerdì, in chiusura dei mercati, si era attestato a quota 160 punti base.
Balzo della Borsa di Bulgaria e delle banche del paese dopo che si sono attenuate le paure circa il crac del terzo istituto di credito del paese, che aveva causato timori e le prime corse agli sportelli. La fiducia è tornata dopo che la commissione europea ha approvato la disposizione di linee di credito di sostegno a First Investment Bank (Fibank).
In rialzo la seduta per i mercati emergenti, con l’indice di riferimento delle Borse che si appresta a chiudere il trimestre con il progresso più sostenuto da settembre 2012.
L’indice MSCI di riferimento dei paesi in via di Sviluppo ha guadagnato lo 0,4%. Il paniere ha fatto un balzo del 5,6% dalla fine di marzo e ora è ben avviato per mettere a segno la striscia più lunga di trimestri positivi da 16 anni a questa parte.
Intanto il paniere Nikkei della Borsa di Tokyo ha fatto +0,44% a quota 15.162,10. In Asia solo l’Hans Seng, tra le piazze principali, ha ceduto terreno.
Sul valutario l’euro scambia sopra 1,36 dollari. Yen ai massimi di cinque anni sul dollaro. Nuovi massimi anche per il won sudcoreano.
Tra le materie prime, oro in calo. Il metallo con consegna immediata scende dello 0,2% a 1317 dollari l’oncia. Il petrolio cede terreno sulle speculazioni secondo cui l’Iraq non ridurrà la produzione proveniente dal secondo maggior produttore di greggio dell’OPEC.