MILANO (WSI) – Borsa Milano chiude in calo, con l’indice Ftse Mib -1,19% a 20.347, in recupero però dai minimi della seduta.
Milano paga anche la nota di Fitch, con cui l’agenzia di rating ha affermato che la ripresa dell’economia italiana, nel 2014-2015, sarà modesta, con un rialzo del Pil +0,6% quest’anno e +1% l’anno prossimo. La disoccupazione è attesa al picco quest’anno, e poi in modesto calo al 12,2% nel 2015.
Tra i titoli scambiati sul Ftse Mib, banche sotto pressione, a parte Mps, +2,8%. Altri titoli: Bper -1,99%, BPM -0,07%, Banco Popolare -1,94%, Intesa SanPaolo -2%, Ubi Banca -2,65%, Unicredit -0,56%; tra i titoli di altri settori, A2A -3,70%, Finmeccanica -1,63%, Generali -1,24%, Fiat -0,83%, Ferragamo -3%.
Pesano la crescente tensione geopolitica in Ucraina e la situazione in bilico dell’economia cinese, dove i timori per la salute finanziaria di tutta una serie di settori hanno spinto le banche a ridurre le attività di prestito del 20%. A riaccendere le tensioni a Kiev è l’avvicinarsi del voto di domenica per l’indipendenza della Crimea dall’Ucraina e le ultime dichiarazioni delle autorità secondo cui il fallimento è vicino e l’invasione russa possibile.
Il presidente ucraino ha detto che le forze russe si sono concentrate lungo il confine “pronte a invadere” ma ha aggiunto anche di credere che gli sforzi della comunità internazionale possano porre fine all’aggressione e scongiurare così il rischio di un conflitto. Il tutto mentre Germania e Usa si apprestano a imporre sanzioni contro la Russia.
Il listino Ftse MIB ha bucato il livello di supporto 20.511,1 e anche successivamente l’area 20.500 e 20.300 dopo aver provato a spingersi addirittura sui 21 mila punti ieri. Il tentativo di assalto a tale quota è fallito ancora una volta e oggi il contesto esterno negativo ha dato la stura alle vendite. Ieri l’indice principale milanese è stato respinto con vigore quando si è portato nei pressi della soglia di 21 mila. Il massimo di sessione è arrivato a 20.971 punti.
Sul breve la spinta rialzista si è esaurita per l’evidente difficoltà a procedere oltre quota 20.753,2. Le attese più coerenti erano per un’estensione del movimento correttivo verso quota 20.430,4. E le attese sono state rispettate in tempi molto brevi.
Mercati globali scossi dalla paura per una brusca frenata dell’economia cinese, tanto che un numero sempre più nutrito di fondi sta decidendo di ritirare i propri investimenti dalla potenza asiatica.
L’azionario asiatico ha perso terreno ovunque per la verità, con l’indice della regione che ha ceduto il 2%. È la settimana peggiore da maggio 2012. L’indice di Hong Kong HSCEI ha perso il 20% circa dai massimi del 2 dicembre.
Sul mercato dei titoli di stato lo spread Btp-Bund viaggia in rialzo +0,34% a 185,83 punti, con un rendimento +0,09% al 3,41%.
In Eurozona l’occupazione è salita dello 0,1% nell’ultimo trimestre del 2013. Il tasso di senza lavoro è cresciuto per la prima volta in tre anni. L’occupazione, invece, non è aumentata in Italia.
L’indice giapponese Nikkei 225 è scivolato del 3,3% a 14.327 punti, mentre lo yen è ben impostato per registrare la settimana migliore dal 24 gennaio.
Il costo per assicurarsi contro un eventuale dei bond della regione Asia-Pacifico è salito di 4 punti base.
Dopo che i dati macro cinesi hanno deluso le stime, è salita a circa 1.200 miliardi di dollari la somma complessiva di denaro fuoriuscito dai mercati azionari globali questa settimana.
In ambito valutario, l’euro +0,32% a $1,3913; dollaro/yen -0,42% a JPY 101,40: euro/yen -0,10% a JPY 141,12.
I commodities, i futures sul petrolio +0,58% a $98,77 al barile, mentre le quotazioni dell’oro +0,72% a $1.382,30 l’oncia.