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Borsa Milano in forte calo, pesa paura deflazione

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NEW YORK (WSI) – Tornano a soffiare i venti di crisi sui mercati azionari europei. Piazza Affari, in una giornata debole per le principali Borse mondiali ma sopra i minimi, chiude con il Ftse Mib in calo dell’1,52% a 20.570 punti.

A far scattare le vendite, una serie di fattori concomitanti tra cui la maxi-perdita del Banco Espirito Santo che nel primo semestre brucia 4,3 miliardi di euro. Si riaccendono i timori sul futuro della principale banca portoghese che nel giro di due mesi ha visto crollare la quotazione del titolo da 1,2 euro a 17 centesimi. La perdita record era in qualche modo attesa nelle sale operative ma l’entita’ pone piu’ di un interrogativo sull’istituto.

Gia’ un paio di settimane fa il Banco era stato protagonista di un crollo del 20% tanto che la Banca Centrale di Lisbona ha cercato di rassicurare gli investitori affermando che l’istituto e’ protetto e non corre pericoli. Anche la sezione europea del Fmi era intervenuta per precisare che il sistema bancario portoghese e’ stato in grado di resistere alla crisi senza significative turbolenze, aiutato dal sostanziale supporto di capitali pubblici e misure straordinarie della Banca centrale europea. Tuttavia ci sono ”sacche di vulnerabilita”’.

La reazione negativa dei mercati alle notizie da Lisbona e’ rimasta circoscritta alle borse. Sul mercato dei titoli di Stato non c’e’ stata una particolare tensione. Lo spread tra il decennale del Portogallo e il Bund tedesco si e’ ampliato di appena 6 punti portandosi a 246. Per il momento nessun effetto contagio.

Anche gli spread di Italia e Spagna sono rimasti sostenzialmente fermi rispetto al decennale tedesco, 152 per il Btp e 133 punti per il Bonos di Madrid.

Tra i titoli a maggiore capitalizzazione di Piazza Affari, solo quattro hanno terminato la seduta con il segno piu’: sono Cnh Industrial (+3,75% a 6,91 euro), che dopo un avvio debole ha invertito la rotta sulla scia dei risultati trimestrali, Generali (+2,02% a 15,63 euro), sostenuta soprattutto dal dato sull’ebit, migliore delle attese del mercato, seguite dalla Banca Popolare di Milano (+1,23% a 0,656 euro), in controtendenza rispetto ai bancari all’indomani dei conti della controllata Banca Akros. Chiude il quartetto Enel (+0,09% a 4,264 euro), dopo una seduta passata a oscillare sulla parita’, nel giorno della pubblicazione della semestrale. I conti hanno fatto limitare le perdite a Prysmian (-0,62% a 15,92 euro), e Finmeccanica (-1% a 6,91 euro), che hanno recuperato sul finale. Hanno registrato le perdite piu’ pesanti, invece, World Duty Free (-4,37% a 8,53 euro), UnipolSai (-3,98% a 2,27 euro), e Banco Popolare (-3,57% a 11,62 euro).

A inaugurare la giornata e’ stata Tokyo che ha chiuso in rosso, seguita poi dagli avvii deboli delle principali Borse del Vecchio Continente, influenzate dal default in Argentina, alla luce delle trattative saltate con due hedge fund per la ristrutturazione del debito e dall’assenza di novita’ di rilievo all’esito della riunione del Fomc, il comitato di politica monetaria della Federal Reserve, quando e’ entrata nel vivo la stagione delle trimestrali.

Sul fronte dei cambi, l’euro passa di mano a 1,3383 dollari (1,3388 in avvio e 1,3395 ieri in chiusura), 137,546 yen (137,73 e 137,58) e il biglietto verde vale 102,772 yen (102,86 e 102,81). Il petrolio Wti scivola dello 0,81% a 99,49 dollari al barile

Non meno importante il pericolo deflazione che aleggia su Eurolandia. Uno scenario che non esclude l’Italia. A luglio, secondo le stime preliminari, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,1% rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,1% nei confronti di luglio 2013 (era +0,3% a giugno). Gli esperti si attendevano +0,2%. Non va molto meglio nel reso dell’eurozona: i prezzi al consumo sono saliti in luglio dello 0,4% rispetto al +0,5% atteso dal consensus ed al +0,5% del mese precedente. L’inflazione è su livelli che non si vedevano dall’ottobre del 2009.

Come previsto il default tecnico argentino non ha invece avuto un grande impatto sui mercati, almeno per ora. Dopo i conti fiscali positivi, Enel registra un progresso dell’1,50% mentre Generali guadagna quasi l’1,70%. Poco mosse Eni con un frazionale progresso dello 0,10%.

Oltre alle trimestrali, i mercati devono anche elaborare i tanti dati macro. Dopo che gli Usa hanno annunciato di aver registrato una crescita del Pil del +4% nel secondo trimestre, per quanto riguarda l’Italia in agenda ci sono i dati su disoccupazione e prezzi al consumo nell’Eurozona.

Hanno ritracciato le Borse asiatiche, con l’indice di Hong Kong che scende dai massimi di oltre tre anni. Ad ogni modo, il mese si chiuderà in rialzo per la terza volta di fila. La Borsa di Tokyo ha chiuso in flessione dello 0,16%.

Gli osservatori citano le tensioni geopolitiche e i tempi previsti per un rialzo dei tassi di interesse ora che le misure eterodosse di quantitative easing della Fed stanno per finire. Yellen ha deciso di ridurre di altri $10 miliardi gli stimoli monetari.

Il secondo default dell’Argentina nel giro di tredici anni non aiuta, ma i mercati non dovrebbero reagire male come nel 2001. Anche perché Buenos Aires è da più di dieci anni che non aveva accesso sui mercati del debito.

I cali di Samsung Electronics pesano sul settore tecnologico. Il primo produttore di smartphone al mondo ha registrato un utile netto inferiore alle attese. Il gruppo ha citato la concorrenza di Apple e quella sempre più agguerrita in Cina.

In Europa tra le notizie societarie, perdita record per BNP Paribas: 4,32 miliardi di euro di rosso a causa della multa da 6,7 miliardi di euro ricevuta negli Stati Uniti a giugno,

Enel chiude il primo semestre con un risultato netto in crescita dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2013 a 1,685 miliardi di euro. Tuttavia, il debito è salito a 43 miliardi.
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Da parte sua, Eni ha chiuso il primo semestre con un utile netto pari a 1,96 miliardi di euro (+7,9%), mentre quello adjusted è pari a 2,06 miliardi (+4,8%). Citati come fattore positivo i contratti a lungo termine sul gas.

Corre la redditività di Generali nella prima metà dell’anno e il colosso triestino ha già raggiunto i target del piano industriali previsti per il 2015. I conti approvati dal cda mostrano un risultato operativo a oltre 2,5 miliardi di euro con una progressione del 9,5% sullo stesso periodo dell’anno scorso mentre l’utile netto è stabile a oltre 1 miliardo.