MILANO (WSI) – Grazie anche all’esito positivo dell’asta di debito a medio termine, la Borsa di Milano si è liberata dalla triplice morsa costituita da guai nei Paesi emergenti, rallentamento economia cinese e diminuzione della portata delle misure straordinarie di rilancio in Usa.
Il Ftse Mib in rialzo anche dopo la pubblicazione del Pil Usa, che ha messo in evidenza una crescita dell’economia degli Stati Uniti, nel quarto trimestre, +3,2%, in linea con le previsioni. Destano però preoccupazioni i segnali che arrivano dal mercato immobiliare.
Il listino ha chiuso le contrattazioni in crescita +0,38% a quota 19.412 punti. Pesanti i ribassi visti in Asia e soprattutto in Giappone. Al taglio agli stimoli della Federal Reserve si affiancano i timori sulla tenuta dei mercati e delle valute dei paesi in via di sviluppo.
Miste sul listino principale le banche, con Mps +0,30%, Bper -1,06%, BPM -0,20%, Banco Popolare +3,86%, Intesa +0,26%, Unicredit -0,89%; tra altri titoli giù CNH Industrial -3,71%, bene Fiat dopo i sell di ieri, titolo quasi +3%, male Pirelli dopo che la società ha smentito i rumor circa l’interesse di Goldman Sachs circolani nella tarda serata di ieri. Tonfo titolo quasi -7%. Ancora peggio Tod’s, crollata -8%. Stm +4,37%, Telecom +1,16%.
La volatilità è tornata con un’intensità poderosa. La colpa è del caos dei mercati emergenti. L’ultimo paese in ordine di tempo ad alzare i tassi per arginare la voragine apertasi nel valore della propria valuta nazionale è stato ieri il Sudafrica, che spiazzando tutti ha deciso di seguire i passi di Turchia e India.
La misura non ha ottenuto l’effetto sperato e il rand ha preso la strada dei ribassi, scendendo ai minimi storici. Stessa sorte è toccata a lira turca, lev bulgaro e rublo russo (vedi grafico). Sotto pressione anche il peso argentino. Con la riduzione della portata del suo piano monetario ultraccomodante di stimolo di $10 miliardi, la Fed non ha invece sorpreso nessuno.
Il chief economist di Goldman Sachs Jan Hatzius ha osservato che il giudizio della Fed è positivo per l’economia in generale, ma non per il lavoro. “Gli indici sul mercato del lavoro sono stati contrastati ma hanno mostrato un ulteriore miglioramento”. Quell’aggettivo (“contrastati”) rappresenta una “lieve revisione al ribasso” da parte del Comitato di politica monetaria, spiega Hatzius.
La volatilità è massima (+10% per l’indice CBOE).
Sul mercato dei titoli di stato, lo Spread tra Btp e Bund scambia -0,35% a quota 219,57 punti base. Il rendimento del titolo decennale italiano si colloca al 3,82%. Bene l’asta di titoli decennali.
In ambito macro, il Pil spagnolo è cresciuto dello 0,3% nel quarto trimestre 2013. Su base annua il Pil ha segnato un -0,1% e per l’intero 2013 ha evidenziato una contrazione dell’1,2%
Il Fmi ha lanciato un nuovo allarme sull’occupazione, sottolineando che “finché gli effetti non saranno invertiti non possiamo dire che la crisi sia finita” in Europa. Sono le parole del direttore del Fondo Christine Lagarde, che ha citato statistiche che parlano di quasi 20 milioni di persone senza lavoro. Il mercato del lavoro in Germania procede invece bene, con il tasso di disoccupazione che è sceso più del previsto a inizio anno (-28 mila, contro i -5 mila attesi).
Il Sensex indiano cede l’1,3%, il mercato di Bangkok l’1% e il Sudafrica lo 0,4%. Le perdite più accentuate le ha subite la Borsa di Tokyo, che ha chiuso la seduta di oggi in forte ribasso, -2,45%, inquieta per il destino dei mercati dei paesi emergenti.
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Alla chiusura l’indice Nikkei 225 è crollato di 376,85 punti a 15.007,06 punti. In Cina brutte notizie dall’indice del settore manifatturiero HSBC, che in gennaio ha confermato il primo deterioramento delle condizioni del settore in sei mesi. I cali sono i più marcati da marzo 2009. I dati finali sul PMI hanno evidenziato un aggravarsi della contrazione a 49,5 dalla lettura preliminare di 49,6.
“I mercati sono influenzati dai problemi che riguardano l’exit strategy della Fed dal quantitative easing”, ha detto ai media il ministro dell’Economia giapponese Akira Amari. “Ma gli Stati Uniti hanno fiducia sul fatto che l’economia Usa è in buono stato, in una condizione abbastanza buona da portare avanti il ridimensionamento del QE”.
Solo in questo caso i mercati – scossi come sono stati dagli ultimi eventi in Argentina, Russia, Venezuela, Turchia, India e Sudafrica – potranno rilassarsi un po’.
Sul valutario, euro -0,77% a $1,3557; dollaro/yen +0,39% a JPY 102,68. Euro/franco svizzero +0,20% a CHF 1,2246; euro/yen -0,37% a JPY 139,21.
Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,92% a $98,26 al barile, oro -1,52% a $1.243.