MILANO (WSI) – Chiusura pessima a Piazza Affari, nel finale l’indice Ftse Mib perde il 2,69% a 20.700 punti, appesantito soprattutto dalla banche (Mps e Ubi in asta di volatilità ) a loro volta penalizzate dal rialzo dello spread tornato sopra i 160 punti. Pesa il caso Commerzbank, la banca tedesca che rischia una forte multa negli Usa: il secondo istituto europeo è accusato in America di non aver rispettato l’embargo all’Iran. Gli americani sono sempre piu’ rigidi nel sanzionare con maxi multe le banche non-Usa, come si e’ gia’ visto con Bnp-Paribas.
In particolare Banca Mps e Bpm hanno guidato i ribassi, lasciando sul parterre oltre il 6%. Sono comunque andate male anche le Ubi (-5,4%), le Banco Popolare (-4,87%) e le Intesa Sanpaolo (-4,1%. Mediolanum (-1,7%) ha arginato le perdite dopo la diffusione dei numeri record sulla raccolta di fondi, a giugno pari a 566 milioni di euro. Hanno ridotto i danni Snam, Terna, Moncler e Luxottica. Buzzi ha virato al ribasso sul finale (-0,6%), nonostante il settore europeo del cemento sia rimasto sotto la lente all’indomani della presentazione del progetto di fusione di Holcim e Lafarge e del piano di dismissione degli asset.
Un risultato negativo quello dei listini oggi frutto di una maggiore avversione al rischio verso i paesi della periferia dell’Eurozona. Tra di essi, peggio di Milano hanno fatto Lisbona (-2,90%) e Atene (-3,98%), meglio Madrid (-1,83%), invece le borse dei paesi ”core” hanno contenuto le flessioni sotto il punto percentuale. Nelle sale operative, i trader segnalano una crescente attenzione degli investitori verso i differenziali di crescita economica.
”Il 2014 e’ quasi andato, si profila una crescita economica discreta per la Germania e molto piu’ debole per la Francia. L’Italia presenta ancora un profilo che oscilla tra deflazione e stagnazione. Dunque i multipli di borsa dei titoli di adeguano a questo scenario. Se poi la Germania dovesse frenare allora potrebbero aumentare i problemi per i paesi periferici con conseguenti fenomeni di fly to quality verso il debito pubblico di Berlino e di altri paesi core” commenta un operatore. Un copione, oggi, appena accennato, dove il Bund tedesco ha sovraperformato rispetto ai titoli di stato dei paesi periferici. Nel caso dell’Italia, lo spread Btp-Bund che aveva aperto a 155 punti e’ poi salito a quota 162. Ne hanno fatto le spese i titoli bancari sensibili sia al ciclo debole, che aumenta le sofferenze, e sia alla risalita della spread che erode la riserva Available for Sale sui titoli disponibili per la vendita, come nel caso dei Btp. In particolare hanno pagato pegno Bpm -6,78%, Mps -6,13%, Ubi Banca -5,20%, Banco Popolare -4,17%. Male anche i pesi massimi dello sportello: Intesa Sanpaolo -4,12%, Unicredit -3,28%. In lettera pure Yoox -5,15%, azienda leader nella distribuzione online di capi di abbigliamento firmati. Tra i 40 big del listino solo tre titoli in frazionale terreno positivo: Moncler +0,09%, Terna +0,05%, Luxottica +0,02%.
Sul fronte dei cambi l’euro passa di mano a 1,3611 dollari e 138,22 yen, mentre il dollaro-yen e’ pari a 101,55. Il petrolio (wti) sale di un modesto 0,13% attestandosi a 103,66 dollari al barile.
In Europa l’indice Dax cede l’1,35%, il FTSE di Londra perde l’1,25%, mentre il CAC 40 segna -1,44%.
La borsa di Milano annulla i progressi della settimana passata, e si allontana nuovamente dal massimo di aprile, livello cardinale nello scenario di lungo periodo. Sulla borsa italiana.
Sugli altri mercati, le quotazioni del petrolio ritracciano dopo che Kiev si è detta pronta al cessate il fuoco immediato. In regressione anche i prezzi dei Bund tedeschi dopo gli ultimi dati economici, mentre l’euro oscilla intorno a quota $1,36.
In attesa delle informazioni che arriveranno dall’Ecofin che prende il via oggi a Bruxelles – in agenda temi chiave come crescita, occupazione e patto di stabilità – l’indice Euro Stoxx 50 guadagna lo 0,2%.
In Asia si segnala il rally dell”indice azionario di Jakarta, che è salito ai massimi di un anno prima delle elezioni presidenziali di domani. Ieri Wall Street ha chiuso in rosso, con il Dow Jones che ha perso lo 0,26%.
Le perdite di Wall Street, in scia ai realizzi dopo i livelli record raggiunti, e il rialzo dello yen pesano sulla Borsa di Tokyo che termina gli scambi a -0,42%. L’indice Nikkei cede 65,03 punti, a 15.314,41, nel giorno del passaggio più rischioso del super tifone Neoguri, atteso sulla prefettura di Okinawa. Il surplus delle partite correnti segna in Giappone una frenata a maggio, anche se resta in nero per il quarto mese di fila: 522,8 miliardi di yen (quasi 4 miliardi di euro), in calo su base annua del 7,7%.
In ambito macro, ottimismo della banca centrale francese che stima una crescita della seconda economia d’Europa dello 0,2% nel secondo trimestre di quest’anno.
Il rendimento sul decennale tedesco avanza di un punto base dopo che le esportazioni del paese sono scese più delle stime. Il surplus della Germania nel commercio con l’estero è tuttavia avanzato, grazie a una flessione delle importazioni superiore al calo dell’export. In dettaglio le vendite all’estero sono ammontate a 92,8 miliardi di euro con un -1,1% su aprile mentre le importazioni hanno registrato una flessione del 3,4%.