MILANO (WSI) – Borsa di Milano torna a salire, sebbene in misura lieve, nell’ultima seduta della settimana. Ftse Mib chiude la sessione in rialzo +0,37% a 22.984 punti. Sul mercato dei titoli di stato, spread tra Btp e Bund tedesco a 113 punti con un rendimento all’1,34%.
Protagoniste le tensioni geopolitiche, con ibombardamenti dell’Arabia Saudita contro le postazioni delle milizie sciite Huthi in Yemen e le incognite sulle prossime mosse della Fed, dopo il dato sul Pil Usa relativo al quarto trimestre.
L’indicatore è stato solido, salendo +2,2% nel quarto trimestre, sostenuto dal balzo delle spese per consumi, il più alto in otto anni. Dall’altro lato, però, ha messo in evidenza una contrazione degli utili aziendali. Il timore è che il recupero del dollaro continuerà a zavorrare i profitti.
“Le banche centrali sono ancora le spinte maggiori dei mercati – ha commentato in una intervista rilasciata a Bloomberg Heinz-Gerd Sonnenschein, strategist presso Deutsche Postbank a Bonn, Germania – Tutti stanno aspettando di vedere cosa accadrà quando la Fed agirà . I dati Usa sono stati più deboli rispetto alle aspettative. Con così tanti interrogativi, ci si chiede cosa muoverà la scelte degli investitori, dal momento che lo S&P ha dato così poco, quest’anno”.
Intanto, dal fronte economico Usa, l’indice della fiducia dei consumatori Usa – stilato dall’Università del Michigan – ha rallentato il passo, attestandosi questo mese a 93 punti dai 95,4 di febbraio, meglio comunque dei 92 attesi dal consensus.
Sul Ftse Mib Mps -1,07%, Bper +1,59%, BPM -1,05%, Banco Popolare -0,28%, Intesa +0,28%, Ubi Banca -1,75%, Unicredit +0,08%. Tra altri titoli finanziari, occhio ad Azimut, +2,80%. Tra i titoli di altri settori FCA +0,87%, Stm +1,99%, Tenaris -1,37%, Saipem -1,76%, Luxottica +1,83%, Telecom Italia -0,28%.
Focus sia EI Towers e Rai Way dopo che le autoritĂ di regolamentazione dei mercati hanno bloccato la fusione dicendo che hanno bisogno di maggiori informazioni. Sempre in ambito societario, occhi su Buzzi Unicem che comprerĂ Sacci per 120 milioni di euro.
Gli azionisti di controllo Buzzi Unicem hanno infatti accettato l’offerta vincolante per l’acquisizione del 99,5% del capitale del gruppo di cemento e calcestruzzo.
In generale, sull’azionario europeo, a parte le due sedute precedenti caratterizzate dalle vendite, negli ultimi sei mesi le Borse della regione hanno fatto molto bene, con gli investitori che puntano su una ripresa dell’economia e degli utili societari, che dovrebbero giovare proprio dell’indebolimento della moneta. Nelle scorse due sedute il paniere benchmark FTSEurofirst 300 ha perso l’1,9%, penalizzato dal rafforzamento della moneta unica.
Sullo sfondo rimane il nervosismo per la guerra che l’aviazione della coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha lanciato in Yemen. Tokyo ha chiuso in calo dello 0,95%. Hong Kong sotto la parità . In generale, nella regione Asia Pacifico, la maggior parte delle Borse ha ritracciato, portando le perdite al livello più alto degli ultimi due mesi. Hanno pesato i ribassi del comparto industriale e diversi stacchi della cedola. L’azionario australiano invece è salito grazie all’accelerazione del settore energetico.
Mentre sul Nikkei prosegue la fase rialzista a lungo termine, sul mercato dei titoli di Stato si segnala il collasso dei titoli di Stato giapponesi.
Lungo tutta la curva i rendimenti stanno registrando il balzo più accentuato negli ultimi due anni. Fa impressione come l’indice Nikkei abbia guadagnato più di 4000 punti rispetto al Dow Jones negli ultimi sei mesi.
Sul valutario, l’euro recupera nel finale sul biglietto verde (+0,28%) attestandosi a 1,0914 dollari. Euro/franco svizzero -0,23% a CHF 1,0454. Dollaro/yen invariato a JPY 119,18. Euro/yen +0,32% a JPY 130,11.
I futures sul greggio a New York rallentano bruscamente dopo il balzo di anche +5% messo a segno ieri dopo i bombardamenti di una coalizione del Golfo capitanata dall’Arabia Saudita in Yemen. Al momento i contratti in Usa cedono -2,64% a 50,07 dollari al barile. I contratti sul Brent londinese fanno -2,30% a 57,83 dollari al barile. L’oro perde lo 0,56% a 1.198,10 dollari l’oncia. L’argento lascia sul campo -0,70% a 17,02 dollari.
(DaC-Lna)