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Borsa Milano nervosa, misti i bancari. Euro sotto $1,24

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MILANO (WSI) – Borsa Milano chiude in calo una seduta nervosa con il Ftse Mib che cede -0,09% vanificando lo sprint di fine pomeriggio. L’indice si attesta a 19.201,07 punti.

In primo piano i timori sul destino della Grecia, le preoccupazioni per i continui crolli del petrolio e le ripercussioni della crisi della Russia, con il rublo che testa nuovi minimi, nonostante la Banca centrale abbia alzato i tassi al 10,5%.

Tornano a scendere i futures sul petrolio scambiati a New York, con -0,62% a $60,56; Brent -0,37% a $64. Oro sotto pressione, -0,98% a $1.217,30.

In una nota Jasper Lawler, analista di mercato presso CMC Markets Plc a Londra, ha scritto che “il tonfo dei prezzi del petrolio ai minimi in cinque anni lancia un campanello di allarme che risuona in tutti i mercati azionari europei. Il rapporto dell’Opec ricorda che non è solo l’offerta più elevata che sta pesando sui prezzi, ma è anche il rallentamento della domanda globale, che non è di buon auspicio per l’economia del 2015”. Detto questo, complici che buone notizie che arrivano dal fronte macroeconomico Usa, gli indici europei segnano una ripresa rispetto alle prime ore di contrattazioni.

L’indice di riferimento dell’azionario europeo, lo Stoxx Europe 600 Index, ha riportato tuttavia la performance settimanale peggiore in due mesi. Da inizio anno, l’indice è comunque ancora in rialzo, +3,4%.

Intanto la Borsa di Atene, osservata speciale dopo il precipitare della crisi politica e l’inversione della curva dei rendimenti provocata dal balzo dei tassi a breve, ha esteso le perdite. Al momento lascia sul campo il -4,3%, con il settore finanziario a -5,3%. L’indice azionario è in calo del 17% in tre sedute.

Sul Ftse Mib Mps e Ubi Banca positive, pesanti invece Mediobanca le Popolari. Ancora tonfo per FCA -6,27%, peggiore prova tra le blue chip. Massima attenzione sempre rivolta ai bancari e in particolare dopo che la Bce ha comunicato i dati sulle operazioni di finanziamento a lungo termine a tassi ultravantaggiosi (0,15%).

In altri settori, recupero di Saipem dopo il tonfo della vigilia. In vetta al paniere chiude Telecom Italia, che ritraccia tuttavia dai massimi intraday della mattinata (+2,06% dopo aver testato picchi di anche il +5,5%).

Sul valutario, Euro sul dollaro -0,55% a 1,2380. Dollaro/yen +1,15% a JPY 119,17; euro/yen +0,60% a JPY 147,54.

Sul mercato dei titoli di stato, torna a scendere sotto quota 140 lo spread Btp/Bund, a fronte di un rendimento decennale in calo al 2,03%.

Dal fronte economico europeo, resi noti i numeri sull’inflazione annua in Germania, che a novembre è calata allo 0,6%, contro lo 0,8% del mese di ottobre. Su base mensile la variazione dei prezzi è stata nulla. In ribasso anche l’inflazione annuain Francia a +0,3% da +0,5% da ottobre. Si confermano i segnali di deflazione, la variazione mensile dei prezzi al consumo è stata infatti negativa pari a -0,2%.

Vendite sull’azionario cinese. Lo Shanghai Composite ha perso -0,5%, chiudendo a 2.925,74 punti, dopo aver guadagnato nei massimi intraday fino a +0,9%. La volatilità a 10 giorni si è attestata al massimo dal 2009, in cinque anni. I volumi di trading a Shanghai sono stati superiori rispetto alla media di 30 giorni +34%; anche Hong Kong anche in ribasso, -0,9%. Male anche la borsa di Tokyo, con il Nikkei 225 che ha perso -0,9% a 17.257,40 punti. Lo yen è tornato a scendere dopo il rally in tre giorni, che è stato il più forte dal giugno del 2013.

(Lna-DaC)