MILANO (WSI) – Si conclude in territorio decisamente negativo la seduta delle piazze finanziarie europee dopo il bel balzo di venerdi. Appesantito dai cali del settore automobilistico dopo che lo scandalo Volkswagen si è allargato ancora, e dalle prese di beneficio fisiologiche dopo i forti guadagni di venerdì, l’azionario italiano cede il 2,72% in chiusura a 20.759,49 punti.
Ora l’indice Ftse MIB è in calo di oltre il 15% dai massimi di inizio anno. In calo pesante auto, materie prime – su cui grava la situazione precaria del colosso anglo americano minerario Gelncore – e banche. Tra queste le peggiori sono state Ubi Banca, Mediolanum e MPS. Il benchmark europeo Eurostoxx 50 è arretrato del 2,28%.
Tra gli appuntamenti di giornata vi era l’asta di Bot a sei mesi. Il Tesoro ha ottenuto tutti i 6,5 miliardi di euro previsti a un tasso dello 0,023%, in rialzo rispetto allo 0,007% delle aste di luglio e agosto. Si tratta dei livelli piu’ alti da giugno. La domanda è stata pari a 1,65 volte l’offerta, in aumento rispetto alla copertura del collocamento precedente a quota 1,54.
Dopo l’esito dell’asta, lo spread Btp/Bund sale leggermente a 114 punti base con il rendimento del decennale italiano all’1,76%. La settimana si profila piuttosto impegnativa sul fronte dell’offerta, con appuntamenti sul primario per 18,5 miliardi di euro, di cui circa 10 dalla periferia d’Europa.
Venerdi’ l’agenzia Dbrs ha confermato il rating sovrano sull’Italia al livello A (low), mantenendo inoltre un trend, ovvero un outlook, stabile sulla valutazione.
In ambito societario, a Piazza Affari gli occhi erano puntati su Intesa Sanpaolo e Telecom Italia, che non ha tratto giovamento dalla decisione del Cda di venerdì scorso di assegnare all’AD Marco Patuano il mandato per un’ulteriore valorizzazione della controllata delle torri Inwit. FCA cede il 2,7%, mentre il lusso riprende fiato dopo la corsa delle ultime sedute.
In Asia Tokyo ha perso l’132%. La Borsa di Shanghai ha ridotto le perdite dopo la doccia fredda arrivata dai risultati aziendali.
Gli utili dei gruppi cinesi sono scesi dell’8,8% in agosto. Sono i livelli più bassi da ottobre del 2011. La cifra, che segnala una contrazione dell’1,9% da inizio anno, risente del forte rallentamento della domanda interna, che è andato a deteriorare i profitti delle imprese, ma anche di quella estera, che ha colpito le imprese orientate all’export.
È solo l’ultimo dei dati negativi pubblicati nel paese. Shanghai rimarrà chiusa per una settimana di festività dal primo ottobre.
Sul valutario, euro schiacciato sotto 1,12 dollari a quota 1,1157.
Tra le materie prime, oro in calo -1,32% a 1.311,21 dollari l’oncia e petrolio Wti in ribasso del 2,47% a 44,57 dollari al barile.
(DaC)