Milano – Borse, euro e materie prime, tutto in calo. Il destino della Grecia appeso a un filo mette in ginocchio i mercati azionari europei. Tutti i principali listini hanno chiuso in negativo, subendo selloff molto pesanti, in particolare in Spagna (-2,5%) e Italia, dove il FtseMib ha ceduto -2,74% e dove lo spread e’ salito intorno a quota 425 dopo aver superato i 430 punti.
Il tutto all’indomani della bruciante sconfitta di Angela Merkel nel Nord Reno Westfalia, che apre nuove incertezze negli equilibri politici dell’Eurozona, proprio quando i leader della Finanza europea sono attesi da colloqui multilaterali che avranno un’impronta “molto politica”, secondo quanto riferito al Wall Street Journal da uno dei presenti. I ministri riuniti questo pomeriggio a Bruxelles affronteranno, tra gli altri, il tema della strozzatura del credito nel sistema bancario spagnolo e quello, fino a poco tempo fa considerato tabu’, dell’uscita di Atene dall’Eurozona.
A Milano, dopo l’esito deludente delle emissioni di debito spagnole e italiane, la borsa ha chiuso sopra i minimi intraday, ma a ogni modo in netto calo: il Ftse Mib si e’ pericolosamente avvicinato sempre di piu’ ai valori piu’ bassi degli ultimi 12 mesi, testati lo scorso 12 settembre del 2011, a quota 13.474,14 punti. Il listino si e’ attestato a 13.661 punti, in calo del 2,74%.
Particolarmente sotto pressione gli istituti di credito maggiori, come Intesa SanPaolo e Unicredit, in prima linea quando si riaccendono i timori sulla tenuta dell’euro. “Sono tempi duri. I volumi sono bassi, la visibilita’ sulle prospettive dell’economia molto ridotta”, dice un trader della borsa milanese a Reuters. “Quindi si lavora poco, si fa molta fatica a trovare gente disponibile a investire”. Riguardo alle altre piazze europee, Londra cede il 2,11%, Francoforte -1,96%, Parigi -2,23%, l’indice di riferimento del continente Eurostoxx 50 lascia sul campo il 2,35%.
Sul fronte del mercato dei titoli di stato, lo spread Italia-Germania a 10 anni mette a segno un forte rialzo, balzando del 6,44% circa intorno a quota 424 punti base, a fronte di rendimenti a 10 anni che volano del 4% circa, sopra il 5,7%. Gli operatori guardano alle indicazioni arrivate dall’asta italiana, che ha messo in evidenza un aumento dei tassi dei bond a tre anni, al massimo dallo scorso gennaio, a fronte di una domanda dimezzata. Forte tensione anche sul mercato dei bond spagnoli – anche in questo caso il collocamento ha messo in evidenza un aumento dei tassi – con i rendimenti sui decennali che hanno superato la soglia del 6,2%, per la prima volta dal primo dicembre scorso. Madrid ha collocato in tutto 2,9 miliardi di euro di bond a breve termine. In un clima caratterizzato da una forte avversione al rischio, gli investitori corrono a rifugiarsi dei Bund tedeschi, che assistono così a una forte flessione dei rendimenti che, su base decennale, testano nuovi minimi record.
Il quadro politico e’ sempre piu’ sfuocato nel blocco a 27 dopo due nuove bocciature alle politiche di austerity tanto care alla cancelliera tedesca e alla Bce. Alla clamorosa sconfitta di Merkel nel più ricco e popoloso land tedesco si e’ unita la rinuncia del laeder della sinistra greca (partito Syriza), al tentativo di formare una coalizione di governo. Alexis Tsipras ha detto chiaramente che “Non ci chiedono solo di essere d’accordo, ma anche di essere complici”. Da notare la scelta del termine ‘complici’, come si trattasse di un reato. Il suo no apre la strada a probabili elezioni il prossimo 17 giugno, nella consapevolezza che la posta in gioco e’ molto alta. La palla passa ora al presidente ellenico Karolos Papoulias, ma gli operatori ormai vedono all’orizzonte nuove elezioni e soprattutto l’uscita del paese dall’euro. Gli stessi funzionari dell’Eurozona starebbero ormai iniziando a valutare una tale possibilita’.
Luc Coene, membro del consiglio direttivo della Bce, e’ tra coloro che vedono questa eventualita’ sempre più concreta, cosi’ come anche l’altro funzionario dell’istituto di Francoforte Patrick Hononan, che ha affermato che l’uscita della Grecia dall’Eurozona “non è necessariamente una ipotesi fatale, ma non è certo attraente”. In ogni caso, ha aggiunto, una ipotesi del genere è “tecnicamente” possibile, anche se “i danni all’euro” ci sarebbero. Si pensa insomma sempre di più a dare il benservito al paese, dopo le parole ben chiare arrivate dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. Coene, governatore della banca nazionale belga, ha anche aperto alla possibilita’ di una riduzione ulteriore dei tassi di interesse, fermi ai minimi dell’1%, da parte dell’istituto di francoforte
In questo contesto gli analisti di JP Morgan hanno quantificato i costi immediati di un’uscita della Grecia dall’euro circa, con le perdite delle banche europee che inciderebbero fortemente. Il punto pero’ – fa notare il team tecnico della banca – e’ che i mercati sembrano guardare alla Grecia non tanto come a un caso speciale, ma come a un precedente che potrebbe rendere piu’ concreto il rischio dell’uscita dall’euro anche di Italia e Spagna.
La forte tensione sul mercato dei bond periferici è confermata anche dal mercato dei Cds, ovvero dei credit default swap, strumenti che misurano il costo per assicurarsi contro il rischio default di un paese. I contratti italiani sulla curva a cinque anni avanzano di 29 punti base a 483 punti base; quelli spagnoli, sempre a cinque anni, volano al record di sempre a 540 punti base, stando ai dati riportati da Markit.
Notizie negative anche dal fronte economico, con la produzione industriale dell’Eurozona che ha subito un calo inatteso a marzo, con le flessioni dell’indicatore in Spagna e Francia che hanno compensato i rialzi della Germania. Il risultato è che il dato è sceso dello 0,3% rispetto a febbraio, quando aveva messo in atto un guadagno dello 0,8%. Su base annua, il calo è stato del 2,2%. Stefan Muetze, economista presso Helaba a Francoforte, ha commentato il quadro macro del Vecchio Continente affermando in ogni caso che saranno sia la Germania, sia la stessa Francia, a “sostenere lo sviluppo della produzione industriale nel corso dei prossimi mesi”, anche se “intravediamo una espansione, nel corso del secondo semestre, molto moderata”.
[ARTICLEIMAGE]
Guardando il listino Ftse Mib, si mettono in evidenza i cali dei titoli finanziari: Mediolanum (-6,89%) e Unicredit (-4,91%) su tutti. La banca di Ennio Doris e’ stata a piu’ riprese sospesa per eccesso di ribasso. Pressioni anche sugli industriali, con Finmeccanica e Fiat tra le peggiori di giornata. Malissimo anche Enel Green Power, -5,22%. Telecom Italia ha lasciato sul campo quattro punti e mezzo percentuali. Ancora peggio ha fatto STM (-5,18%). In controtendenza A2A (+4,12%), Diasorin (+2,97%), Bca Monte Paschi di Siena (+1,71%) e Mediaset (+1,36%). In denaro anche Pirelli (+0,56%).
Riguardo ai mercati azionari europei in generale, occhio all’indice Eurostoxx 600 che è a un passo dall’azzerare i guadagni di quest’anno. “Con nessun governo greco all’orizzonte, ritengo che continueremo ad assistere a una continua incertezza e volatilità sui mercati finanziari, nel corso di questa settimana – ha commentato Alessandro Frezzi, analista senior dei mercati presso LGT Capital management AG a Pfaeffikon, in Svizzera. L’impasse (in Grecia) ci porterà a nuove elezioni a giugno, fattore che prolungherà il nervosismo degli investitori vista loro preoccupazione sui rischi contagio, specialmente riguardo alla Spagna”.
Da segnalare inoltre che il VStoxx Index, misura di volatilità in Europa – che misura i prezzi delle opzioni sull’indice Euro Stoxx – è salito del 13%, segnando l’incremento più sostenuto dallo scorso 23 aprile.
In ambito valutario, l’euro è sceso sotto quota $1,29 per la prima volta dallo scorso 23 gennaio. Al momento, il rapporto euro/dollaro e’ in ribasso dello 0,66% a quota $1,2834. Rapporto dollaro/Yen +0,11% a JPY 80,05.
Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio continuano ad accelerare al ribasso e perdono il 2,12% a $94,09 al barile. Da segnalare la performance dell’indice di riferimento delle materie prime, lo S&PGSCI che ha testato il minimo dallo scorso 21 dicembre, trainato al ribasso dalle stesse quotazioni del greggio, che sono scese al minimo dal 19 dicembre. In calo anche l’oro, che cede l’1,6% a quota $1.558,60 l’oncia.
Guardando al panorama dell’azionario globale, l’indice MSCI Emerging Markets, che misura la performance dei mercati emergenti, si appresta a testare il valore di chiusura più basso dallo scorso 16 gennaio.