Mercati

Borsa Milano riconquista 22.200 punti. Petrolio, record otto mesi

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

MILANO (WSI) – Borsa Milano perde terreno, ma risale sopra quota 22.000 punti sul finale. Il listino Ftse Mib, che sembra aver scelto il territorio negativo dopo una fase di incertezza, ha chiuso in area 22.163,49, per un ribasso dello 0,27%.

Sul mercato dei titoli di stato, balzo dello spread BTP-Bund a 10 anni nonostante il buon esito dell’asta dei titoli di Stato, con il tasso del triennale in calo ai minimi storici. Il differenziale ha guadagnato quasi il 3% sopra 142,41 punti base, a fronte di rendimenti decennali +1,26% al 2,81%.

Tra i titoli, giornata alla fine tranquilla per Mps dopo le turbolenze iniziali. Il titolo, al quarto giorno del maxi aumento di capitale da 5 miliardi, ha perso lo 0,68% a 1,759 euro. Sempre giĂą i diritti (-2,88% a 17,86 euro).

Focus sull’asta dei BTP a 3, 7 e 30 anni, con il tasso del triennale in calo ai minimi storici.

A frenare Piazza Affari, sono le preoccupazioni sullo stato di salute dell’economia globale, con la Banca Mondiale che ha tagliato le stime di crescita per il 2014 e l’alert sul mercato immobiliare lanciato dal Fondo Monetario Internazionale.

Analisi tecnica Ftse Mib: “occhio al valore di 22100. In caso di violazione al ribasso il sostegno successivo sarebbe area 21800. Sarebbe poi questo ultimo baluardo a dover scongiurare un affondo più corposo e la conseguente ricopertura del gap lasciato aperto in area 20750 (target intermedio a 21400). Reazioni oltre 22400 allenterebbero le tensioni ma sarebbe comunque necessario il superamento di area 22600 per restituire forza al trend rialzista di fondo proiettando obiettivi 22750 e 23000 circa”.

Gli operatori temono anche un rialzo dei tassi sui fed funds da parte della Federal Reserve, prima delle attese. Tornano protagonisti i timori di natura geopolitica, dopo che gruppi legati ad al Qaeda hanno preso il controllo della città Tikrit, a nord dell’Iraq, minacciando l’oleodotto Kirkuk-Ceyhan.

Detto questo John Kingston, direttore globale presso Platts fa notare che “le esportazioni di petrolio dall’Iraq avvengono soprattutto dal sud del paese. L’oleodotto che parte da Kirkuk è chiuso da marzo dunque, anche se i ribelli hanno preso il controllo di quell’area, non c’è un impatto sull’oleodotto. L’impatto è che l’oleodotto probabilmente non sarà riaperto, quindi la preoccupazione è più di lungo termine”.

L’indice di riferimento dei mercati asiatici, l’MSCI Asia Pacific Index, è sceso dal valore di chiusura massimo in sei anni, ovvero dal 9 giugno del 2008.

Il Nikkei della Borsa di Tokyo è tornato a scendere, calando al minimo in più di una settimana, scontando il rafforzamento dello yen. La valuta ha testato il massimo in più di una settimana, a 102 per dollaro, dopo che gli ordinativi dei macchinari di aprile sono scesi -9,1% ad aprile, facendo meglio del calo -11,9% atteso. In flessione anche lo Shanghai Composite dopo che la banca centrale ha confermato che manterrà stabile, quest’anno, la propria politica monetaria.

Focus sulla performance dell’euro +0,03% a $1,3536; dollaro/yen -0,09% a JPY 101,97. Euro/yen -0,09% a JPY 137,99.

Indice australiano ASX negativo a fronte del dollaro australiano, che è sceso dal massimo in due mesi a $0,9412 dopo che i dati sull’occupazione di maggio hanno mostrano una flessione di 4.800 posti di lavoro, peggio del rialzo di 10.000 atteso.

Tra le commodities, i futures sul petrolio +1,53% a $106 al barile; quotazioni oro +0,44% a $1.266,70. Attenzione all’andamento del greggio, condizionato dalle tensioni geopolitiche in Iraq, e dunque dai timori sull’offerta. Le quotazioni viaggiano ai massimi in otto mesi, sostenendo lo S&P GSCI, indice di riferimento di 24 materie prime, +1%: è il primo rialzo in tre giorni. I prezzi del Brent sono saliti oltre +2% oltre la soglia dei $112 al barile, al record dallo scorso 3 marzo.