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Borsa Milano: riesce la ripresa, economia europea delude

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MILANO (WSI) – Con un bel colpo di reni, la Borsa di Milano passa in positivo sul finale delle contrattazioni, superando la pesantezza del settore bancario.

A compromettere il morale degli investitori per buona parte della seduta hanno contribuito i numeri deludenti arrivati dal fronte macroeconomico. A metà mattinata il listino Ftse Mib, che in apertura era salito oltre +0,80%, ha azzerato i guadagni dopo la pubblicazione del Pil italiano, che nel terzo trimestre del 2013 ha confermato la propria fase di contrazione, a dispetto delle stime ottimistiche del governo.

I dati sul Pil dell’Eurozona hanno messo in evidenza come la ripresa economica stia iniziando a perdere colpi. I dati gettano ombre sulla riunione mensile dei Ministri delle Finanze a Bruxelles. In particolare è la situazione francese a fare paura (-0,1% nel trimestre). L’indice principale di Piazza Affari ha guadagnato lo 0,15% in area 18.761 punti.

Sul listino dei titoli principali spicca il rally di Fonsai dopo i conti. Il titolo avanza anche del +4,5%. Selloff su Tod’s dopo la trimestrale. Su Fonsai, da segnalare che, stando ai dati di Borsa italiana, il titolo in 1 anno è balzato +104,85%, a sei mesi la performance è stata di +18,09%, mentre in 1 mese+1,17%.

Attenzione a Telecom Italia, che ha firmato nella notte un accordo per cedere la quota di controllo detenuta in Telecom Argentina al gruppo Fintech, per 960 milioni di dollari (715 milioni di euro). Quotazioni sotto pressione.

Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP-Bund a 10 anni -1,11% a 234,82 punti contro i 237 della chiusura della vigilia. Il rendimento decennale -1,42% al 4,05%.

Tornando al fronte economico italiano, il prodotto interno lordo è sceso -0,1% su base trimestrale, facendo -1,9% su base annua. La caduta ha frenato, ma in modo irrilevante.

Numeri poco confortanti anche per il Pil tedesco, che ha subito un rallentamento: nel terzo trimestre il tasso di crescita è stato infatti di appena +0,3% rispetto allo 0,7% del secondo trimestre. Peggio ha fatto il Pil francese, con una contrazione dello 0,1% dopo la crescita a sorpresa dello 0,5% nel trimestre precedente.

Ancora più preoccupante il dato generale sul Pil dell’intera Eurozona, che nel terzo trimestre ha registrato un incremento di appena +0,1% rispetto ai tre mesi precedenti, a fronte del più 0,3% registrato nel secondo trimestre. Di fatto, la ripresa ha già perso colpi.

Sotto i riflettori anche le dichiarazioni contenute nel bollettino della Bce, che ha confermato che i tassi di rifinanziamento, tagliati la scorsa settimana al minimo storico dello 0,25%, rimarranno bassi per un periodo di tempo, così come anche l’inflazione. “L’area euro dovrebbe assistere ad un prolungato periodo di bassa inflazione”, si legge. In questo quadro “la linea di politica monetaria resterà accomodante tutto il tempo che sarà necessario”.

Si riaccendono i timori di una deflazione, visto che l’istituto conferma che sulle prospettive economiche gravano rischi al ribasso. Detto questo, se le aspettative sull’inflazione scendono, l’outlook sulla crescita migliora. Per il Pil dell’area euro è previsto infatti un meno 0,4 per cento sul 2013, un più 1 per cento sul 2014 e un più 12,5 per cento nel 2015. Il dato 2013 è di 0,2 punti migliore di tre mesi fa, quello sul 2014 di 0,1 punti più altro, il dato 2015 è invariato.

Gli investitori si concentrano anche sulle anticipazioni del discorso che Janet Yellen, che prenderà le redini della Fed al posto di Ben Bernanke, proferirà oggi al Senato americano.

Yellen assicura che la Federal Reserve andrà avanti nella sua politica di stimoli monetari per sostenere l’economia americana, che fa fronte a una disoccupazione che rimane ancora troppo elevata.

Le dichiarazioni smorzano i timori sul tapering della Fed, gli investitori scommettono su una maggiore durata del QE.

Focus anche su quelle che potrebbero essere le prossime mosse della Bce, a seguito del taglio a sorpresa dei tassi. In un’intervista rilasciata al Wall Street Journal, il membro del Comitato esecutivo Peter Praet – tra l’altro responsabile economista dell’Eurotower – ha affermato che “se il nostro mandato sarà a rischio, saremo pronti ad adottare tutte le misure che riteniamo dovremmo adottare per rispettarlo”. Dunque, non è escluso che la Bce possa ricorrere a misure in stile Fed, come l’acquisto di asset.

Immediata la reazione dell’euro, venduto dopo la pubblicazione delle dichiarazioni. La moneta unica ha poi recuperato terreno riagguantando la soglia a $1,34. La valuta rimane però sotto pressione e cede -0,44% a $1,3424; dollaro/yen +0,77% a JPY 99,98, euro/franco svizzero +0,28% a CHF 1,2330; euro/yen +0,29% a JPY 134,21.

Riguardo ai listini asiatici, borsa di Tokyo balzata +2,12%, indice Nikkei ha chiuso al massimo in sei mesi, attorno a quota 15.000 punti, dopo che il ministro delle Finanze Taro Aso ha messo in evidenza l’importanza degli interventi sul mercato dei cambi. Le sue parole hanno portato il dollaro a estendere i guadagni sullo yen fino a 99,60, vicino al massimo in due mesi a 99,80. Altri indici: Hong Kong +0,92%, indice australiano S&P/ASX 200 +0,68%, Shanghai Composite Index +0,60%, indice coreano Kospi +0,20%.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio -0,05% a $93,83 al barile, quotazioni oro +1,16% a $1.283,10.