MILANO (WSI) – La Borsa di Milano ha chiuso in moderato rialzo dopo uno sbandamento poco prima della fine delle contrattazioni. Poco dopo le parole del presidente della Bce, Mario Draghi, deciso a mantenere una forward guidance accomodante e tassi invariati allo 0,25%, Piazza Affari aveva rafforzato i guadagni, che si sono poi ridimensionati prima di attestarsi a +0,37% in chiusura.
Rallenta invece l’euro, che cede l’1% in mezz’ora durante la confernza stampa di Draghi, penalizzato dalle previsioni circa l’inflazione bassa per altri due anni. Più i prezzi al consumo salgono e più è probabile che la Bce pensi a un innalzamento dei tassi, che si trovano al minimo dalla nascita della moneta unica, rafforzando la divisa.
Draghi ha ribadito le linee guida della Banca centrale di Francoforte circa i tassi di interesse, che rimarrano sui minimi storici attuali o scenderanno per un “periodo prolungato”. Il Consiglio Direttivo “manterrà un approccio di politica monetaria accomodante fino a quando sarà necessario”.
Buy sui bancari in generale, tra cui Banco Popolare – migliore del listino – Ubi Banca e Pop Milano.
Tra titoli di altri settori, salgono Fiat e Cnh Industrial. Penalizzati i titoli del settore del lusso: Tod’s tra le peggior del listino milanese dopo aver perso fino a -5% e essere stata sospesa per eccesso di ribasso. Pesante anche Ferragamo. Mediaset è ancora tra i titoli migliori, spinta da alcuni a rumor secondo cui la raccolta pubblicitaria sarebbe balzata in Spagna.
Pirelli osservata speciale dopo che Marco Tronchetti Provera ha rilasciato una intervista annunciando le proprie dimissioni nel 2017 e l’intenzione di vendere la propria quota nella Bicocca. Occhio anche a Mediobanca, con il nuovo piano riduzione dei costi che contempla diminuzione numero consiglieri.
Sul mercato dei titoli di stato, lo spread Bund-Btp sale sopra 198 punti base, a fronte di un rendimento decennale che fa +0,42% a 3,89.
L’azionario europeo migliora dopo il rialzo della fiducia economica nell’Ue, che si è attestata al massimo in due anni e mezzo. Milano, con un rialzo fino a +1,24%, è il listino migliore davanti a Madrid (+0,87%), Francoforte (+0,17%), Londra (+0,13%) e Parigi (-0,05%).
Preoccupazioni però per il futuro dell’Italia, che insieme alla Grecia si conferma tra i paesi della periferia europea che hanno maggiori difficoltà a uscire dal tunnel della crisi. Non è di aiuto il dato sul deficit/Pil,, in rialzo.
Focus sulle minute della Fed, da cui è emerso che la maggior parte dei componenti del Fomc ritengono che una riduzione degli acquisti mensili di Treasuries e di bond legati ai mutui (ovvero l’avvio del tapering), viene considerata un primo passo verso la normalizzazione della politica monetaria, successiva a un prolungato periodo di quantitative easing.
Listini asiatici sotto pressione, dopo la pubblicazione dell’indice dei prezzi alla produzione cinese – tra i termometri dell’inflazione – che è sceso -1,4% su base annua, segnando la fase ribassista più lunga dai tempi della crisi finanziaria asiatica nel 1997.
Reso noto anche l’indice dei prezzi al consumo, salito a dicembre +2,5% su base annua, contro il +2,7% atteso dagli analisti e il 3% di novembre.
L’indice di riferimento asiatico MSCI Asia Pacific ha perso -0,6%, dopo essere salito alla vigilia +1%, il rialzo più forte dallo scorso 18 novembre.
Shaghai al minimo in cinque mesi, indice principale -0,8%; Tokyo -1,50%; Hong Kong -1,18%; indice australiano S&P/ASX 200 +0,16%, indice coreano Kospi -0,66%.
Sul mercato valutario, euro +0,13% a $1,35; dollaro/yen +0,03% a JPY 104,83; euro/franco svizzero -0,05% a CHF 1,2364; euro/yen +0,17% a JPY 142,10.
Riguardo alle materie prime, i commodities, i commodities, i futures sul petrolio +0,61% a $92,89 al barile, oro +0,33% a $1.229.