MILANO (WSI) – Sentiment sotto i tacchi in Europa dopo i dati arrivati dall’Asia, che hanno visto in primo piano l’evidente fase di contrazione dell’indice PMI manifatturiero della Cina.
A Piazza Affari il Ftse Mib ha chiuso in perdita dell’1,96% a 21.511,88 punti. Vendite diffuse sul settore bancario. Maglia nera a Mps -4,38%. Molto male anche Pop Milano (-3,5%).
Spaventano anche i dati relativi all’attività manifatturiera dell’Eurozona. Stando a quanto riportato da Markit, nel mese di agosto l’indice Pmi dell’area è sceso a 52,3 punti a luglio, dai 52,4 punti precedenti. La buona crescita del settore in Germania, Olanda e Spagna è stata bilanciata dalle contrazioni sofferte in Francia e Grecia. In particolare l’indice Pmi tedesco è balzato a 53,3 punti dai 51,8 punti di luglio.
Secondo Alberto Biolzi, Responsabile Advisory di Cassa Lombarda “i recenti sviluppi in Cina continueranno ad attirare l’attenzione degli investitori, preoccupati per il rischio di un ripetersi della crisi dei paesi emergenti del 1997/98”. Tuttavia, “sebbene il debito corporate cinese sia elevato, il rischio contagio ai paesi sviluppati appare ridotto; presumibilmente i paesi emergenti continueranno a rallentare, ma non collasseranno e una crescita più forte negli Usa sarà sufficiente a compensarne l’impatto a livello globale. In presenza di buoni dati macro, gli investitori potrebbero esser rassicurati riaccumulando posizioni dopo la recente debolezza dei listini azionari mondiali legata alla Cina”.
Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP Bund a 10 anni in rialzo +0,93% a 116,21 punti, con i rendimenti sui BTP decennali +0,07% all’1,92% e i tassi sui Bund -1,18% allo 0,78%.
Da segnalare che l’azionario europeo è reduce dal peggior mese in quattro anni, con l’indice di riferimento Stoxx Europe 600 che ha ceduto -8,5% ad agosto e che oscilla su un valore inferiore -12% rispetto al record testato ad aprile. Il rapporto P/E è pari a 15,6 volte, inferiore rispetto a Wall Street.
Le forti preoccupazioni sul rallentamento dell’economia cinese e sulla possibilità che la Fed alzi i tassi di interesse a settembre hanno provocato un crollo, nel valore di mercato dell’azionario globale, superiore ai $5.700 miliardi lo scorso mese.
“Il mercato rimane quasi scioccato dopo la volatilità a cui abbiamo assistito di recente e visto che ci sono all’orizzonte altri eventi che potrebbero scatenare ulteriore volatilità, gli investitori rimangono cauti”, ha commentato a Reuters Stefan Worrall, gestore presso Credit Suisse.
D’altronde, “la Cina continua a essere fonte di preoccupazioni e hanno inciso anche i dati sul capex del Giappone, ma più di ogni altra cosa a condizionare i mercati sono le autorità monetarie”. Il riferimento è a quello che farà il Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, quando si riunirà i prossimi 16 e 17 settembre.
“Il focus immediato per gli investitori è la risposta di politica monetaria negli Usa”, ha detto Worrall. Una risposta che potrà delinearsi meglio con la pubblicazione, venerdì, del report occupazionale di agosto.
Intanto l’Istat ha reso noto che nel mese di agosto il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 12%, riportandosi ai livelli di due anni fa. Forte calo per il tasso di disoccupazione giovanile.
Tra le materie prime, i futures sul petrolio -1,97% a $48,23. Sono le preoccupazioni sulla Cina a mettere sotto pressione i prezzi, reduce da un rally +8% della sessione della vigilia e da un balzo +25% negli ultimi tre giorni della sessione. Ad alimentare gli acquisti è stato anche il bollettino dell’Opec, che ha portato alcuni investitori a speculare su un intervento da parte del cartello per far fronte al tonfo delle quotazioni. Ma in realtà il bollettino non ha presentato nulla di nuovo. Brent -2,51% a $52,79. Oro +0,97% a $1.143,50, argento +0,13% a $14,61.
Sul valutario, l’euro +0,45% a $1,1261; dollaro/yen -0,98% a JPY 120,04. Euro/yen -0,54% a JPY 135,17; euro/sterlina +0,43% a 0,7337. Euro/franco svizzero +0,03% a CHF 1,0848.