MILANO (WSI) – Avvio di settimana molto difficile per le Borse Europee. Madrid cede il 4%, Milano il 2,63% e Francoforte l’1,29%; Wall Street perde circa un punto percentuale in questo momento. Piazza Affari ha accelerato ulteriormente al ribasso in scia al peggioramento dell’indice Ism manifatturiero americano, crollato a gennaio oltre le attese e sceso ai minimi dallo scorso maggio.
Il dato è stato talmente negativo, che gli analisti parlano di aberrazione e per giustificarlo non possono far altro che puntare il dito contro le condizioni metereologiche avverse o il balzo improvviso dei prezzi energetici (benzina e riscaldamento).
A Milano l’indice principale Ftse Mib ha bucato la soglia psicologica dei 19.000 punti. Il quadro grafico è in deterioramento per il listino. La violazione di 19.000, confermata in chiusura di seduta, evidenzia un aggravarsi delle tensioni.
Molto male le banche. Tra le blue chip maglia nera a World Duty Free (oltre -6%) su realizzi dopo il taglio del giudizio da parte di Citigroup a ‘neutral’ da ‘buy’. In pesante rosso Banco Popolare , Bper -4,8%, Unicredit e Bpm.
Tiene meglio invece Intesa Sanpaolo dopo le indiscrezioni di stampa secondo cui l’istituto starebbe lavorando alla creazione di un progetto di bad bank interna per gestire i crediti problematici.
L’unica nota positiva arriva dallo Spread tra Btp e Bund, in allentamento di oltre il 3% a quota 212.
L’indice MSCI della Regione Asia Pacifico ha fatto -1,1%, scivolando al minimo in cinque mesi. Male la lira turca e il rame, che vive la fase ribassista più lunga in 18 anni. Euro è sceso nelle contrattazioni asiatiche fino a $1,3477, al minimo in 10 mesi, da ottobre, dopo aver rotto il supporto chiave a $1,3506. Contro lo yen, la moneta unica ha testato il valore più basso in due mesi, a 137,38.
Secondo gli economisti del mercato valutario presso la banca di Singapore OCBC, se la soglia a quota $1,35 non sarà riconquistata, l’euro potrebbe scendere verso “la media mobile di 200 giorni a $1,3379”.
Avversione al rischio
“L’avversione al rischio è piuttosto forte – ha commentato in una intervista a Bloomberg Naoki Fujiwara, responsabile gestione del fondo Shinkin Asset Management – Investitori e hedge fund stanno mostrando il desiderio di smobilizzare gli investimenti. Le valute dei mercati emergenti sono ancora in fase critica, complice il tapering della Fed”.
“Il contagio sta arrivando – ha detto Steve Brice, responsabile strategist investimenti presso Standard Chartered Plc a Singapore – Sicuramente non ci sarà una crisi, ma la debolezza di breve termine proseguirà”.
Spread tra Btp e bund in calo -4,82% a 209,23 punti base, a fronte di rendimenti decennali -0,23% al 3,76%.
A Wall Street, lo S&P 500 ha terminato lo scorso 31 gennaio la terza settimana di ribassi, cedendo nel mese -3,6%. Dow Jones -5,3% a gennaio. Entrambi gli indici hanno concluso il mese peggiore in quasi due anni.
Focus sulla borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei che è entrato ufficialmente in fase di correzione, cedendo durante la seduta odierna -2% e attestandosi a quota 14.619,13 punti. L’indice viaggia ora a un livello inferiore -10% rispetto al massimo in sei anni testato lo scorso 30 dicembre.
Male anche l’indice azionario allargato Topix, che ha perso -2% a 1.196,32 punti, scendendo al minimo di chiusura dallo scorso 11 novembre.
Notizie no dal fronte economico della Cina con l’indice dei direttori di acquisto che è sceso a gennaio al valore più basso in sei mesi, attestandosi a 50,5 punti contro i 51 di gennaio.
Sul valutario, euro -0,04% a $1,3479; dollaro/yen +0,10% a JPY 102,13; euro/franco svizzero +0,07% a CHF 1,2229. Euro/yen invariato a JPY 137,66.
Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio -0,34% a $97,16 al barile, oro +0,32% a 1.243,80.