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Borsa Milano paga lettera Bce e speculazioni. BP -14%

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MILANO (WSI) – Gli investitori hanno perso la fiducia nelle azioni delle banche centrali e dopo il dietrofront della Federal Reserve sui tassi la Borsa di Milano chiude in ribasso di più di mezzo punto percentuale, grossomodo in sintonia con il resto del mondo azionario occidentale. Il Ftse Mib, che aveva avviato le contrattazioni in solido rialzo, ha virato in territorio negativo, complice il rafforzamento dell’euro e l’indebolimento del settore bancario.

Protagonista ancora una volta in negativo è stato il comparto delle banche italiane ed europee più in generale, di cui preoccupa la tenuta. La lettera della Bce inviata a Banco Popolare (-14,19%) e Pop Milano (-5,56%), le due popolari che puntano alla fusione, rimette in discussione l’intera operazione. Il nodo centrale è sempre quello delle sofferenze bancarie.

Spicca il tonfo di Banco Popolare dopo tutte le indiscrezioni secondo cui il piano di fusione con BPM sarebbe destinato al fallimento. Il titolo BP crolla del -14%. La lettera si abbatte anche su altri bancari, come MPS con le perdite che a un certo punto hanno anche superato il -6%, e sulle popolari in particolare Pop Milano è stato sospesa per eccesso di ribasso.

“È un mercato molto speculativo che cambia continuamente direzione senza apparenti motivi specifici”, commenta a Reuters un trader italiano. Quanto a Piazza Affari, secondo l’operatore, l’andamento negativo di tutto il settore bancario è legato alle ipotesi sul fallimento della fusione tra Banco Popolare e Bpm. “La vicenda riaccende l’incubo sul mondo bancario italiano mettendo in evidenza tutte le problematiche del settore, dalla governance alle sofferenze”. I crediti inesigibili in portafoglio sono pari al 18% del Pil.

Tra gli altri titoli ENI resiste, beneficiando del rally dei prezzi del petrolio, mentre FCA è sotto pressione. Si segnala il balzo di tutte le materie prime e metalli preziosi, che vengono aiutati dall’indebolimento del dollaro.

Focus quindi sulla riunione del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed -, che si è conclusa con l’annuncio sui tassi che, come previsto, sono stati lasciati ancora invariati nel range compreso tra lo 0,25% e lo 0,5%. Dal comunicato emerge una atteggiamento chiaramente sempre più prudente da parte di Janet Yellen nel previsto percorso di normalizzazione dei tassi, tenuto conto delle sfide a cui deve far fronte l’economia globale. Le strette monetarie preventivate dalla Fed sono ora due e non più quattro.

Sul valutario, immediata la reazione del dollaro, che ha perso terreno, dopo che la Fed di Janet Yellen ha tagliato le attese sulle manovre di politica monetaria restrittiva di quest’anno, da quattro rialzi inizialmente previsti a due, prevedendo contestualmente altri due aumenti dei tassi nel 2017. Le vendite sul dollaro si sono tradotte in un apprezzamento dello yen, che ha messo sotto pressione la Borsa di Tokyo, con il Nikkei che ha chiuso in calo -0,22%, scontando anche il quinto mese consecutivo di ribassi per le esportazioni del Giappone, nel mese di febbraio. Bene invece ha fatto il resto dell’azionario in Asia.

Rapporto dollaro/yen in forte calo, bucata anche la soglia di JPY 111 a un certo punto. Veloce ripresa anche per l’euro, in rialzo sul biglietto verde oltre $1,13, attorno a $1,1325, massimo in cinque mesi. L’andamento di yen ed euro non farà piacere a Banca del Giappone e Bce. La Fed, in pratica, con le sue decisioni ha deciso di schierarsi dalla parte della Cina nelle guerre valutarie internazionali in corso.

Anche la banca centrale americana, dopo un’apparente ostinazione a virare verso una politica monetaria restrittiva, caratterizzata da almeno quattro manovre nel corso di quest’anno, ha dovuto ammettere che il contesto dell’economia globale, il rallentamento dell’economia della Cina e il collasso dei prezzi del petrolio hanno sconvolto a tal punto i mercati finanziari, da portare diversi strategist a lanciare allarmi di recessione. Oltre che a lanciare un appello affinché la Fed rallenti nel processo di normalizzazione dei tassi.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio prosegue la sua corsa, con il contratto WTI che si attesta al di sopra della soglia a $39 e il Brent che si avvicina a $41 al barile. Oro in ripresa oltre $1.270 l’oncia.

Sul mercato dei titoli di stato, lo spread BTP-Bund in lieve rialzo sopra di 100 punti base, a fronte di tassi sui BTP decennali che registrano un forte calo dell’ordine del 4% all’1,27% e i tassi sui Bund tedeschi che crollano oltre -20% allo 0,24%.

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