New York – L’ondata di vendita che si è abbattuta nelle ultime sedute a Wall Street non è finita. Da qui a fine anno, infatti, lo S&P500 è destinato a subire una correzione ulteriore dell’8% circa fino a raggiungere i 1250 punti. Sono le stime di David Kostin, analista di Goldman Sach, che in una nota conferma questa settimana le sue previsioni di un anno fa.
Diverse le ragioni che, a sentire l’esperto, spingeranno ancora più in basso la Borsa Usa. A partire dal cosiddetto fiscal cliff, ovvero i tagli automatici alla spesa e l’aumento delle tasse che scatteranno fra le fine dell’anno e l’inizio del 2013.
Kostin si dice positivo sul raggiungimento di un accordo in sede di Congresso. Tuttavia, secondo le proiezioni dell’analista, nessuna intesa verrà raggiunta prima di fine anno. Va ricordato a questo proposito che senza accordo si rischia un impatto negativo sull’economia Usa calcolato intorno ai 600 miliardi di dollari solo per il prossimo anno.
Ma non è solo la scogliera fiscale ad allungare un’ombra sull’andamento delle prossime settimane di Wall Street. La performance a breve termine dei mercati americani – secondo l’analista della banca americana – è inoltre minacciata dall’aumento dell’imposizione fiscale sulle plusvalenze e sui dividendi prevista a inizi del 2013 (dal 15 a 23,8%).
Meglio dovrebbe andare nel 2013, quando Kostin mette in conto per lo S&P500 un recupero fino a 1,575 punti.
Intanto nella sua ultima lettera agli investitori, la lettura mattutina obbligata per gli operatori e grandi investitori di Wall Street, Jeremy Grantham ha sottolineato il fatto che i tempi di crescita del Pil del +3% sono finiti per sempre per gli Usa e che il paese e’ avviato verso una strada che portera’ alla crescita zero.
L’analista cita fattori demografici e congiunture varie esterne: le ore lavorative cresceranno solo dello 0,2% l’anno e la maggiore economia al mondo crescera’ solo al massimo dell’1,4% l’anno.
L’attivita’ manifatturiera, che e’ uno dei lati positivi dell’economia americana, sta influendo sempre meno sul Pil. La produttivita’ e’ sempre stata buona anche in tempi di crisi, ma ora il settore rappresenta solo il 9% dell’economia, in calod al 24% del 1900 e il 15% del 1990.