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(WSI) – Panico, recupero, saldi. E anche fine delle eccessive illusioni. Tutto in una sola, tremenda settimana. L’ultima parabola dei mercati azionari si è consumata in pochi giorni. I grandi investitori hanno venduto a man bassa e poi ricomprato con i piedi di piombo e ora sono abbastanza concordi: i minimi di Borsa collegati alla ormai probabile recessione americana potrebbero anche vedersi più avanti nel corso del 2008.
Eppure — paradossalmente — proprio l’ondata di vendite di queste prime settimane dell’anno costituisce un elemento di forza per i listini. E l’overshooting , ovvero l’eccesso di vendite da panico, mette in luce il buon potenziale di tenuta, e forse addirittura di apprezzamento a medio termine di molti titoli e settori tartassati, o quantomeno ignorati, nel corso di questi mesi. A cominciare dai farmaceutici, con società come Glaxo e AstraZeneca. Fino ad alcune selezionate utilities, tra cui la britannica United Utilities o la russa Gazpromneft , controllata da Gazprom. Ma anche, secondo alcuni investitori che ragionano in logica contrarian , di quei titoli del lusso — da Bulgari a Her mès — che hanno più da temere da un rallentamento dell’economia globale.
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La lettura degli eventi di Borsa di questo scorcio d’anno è un esercizio che non dà risposte scontate. La banca d’affari Lehmann Brothers, per esempio, agli inizi di gennaio prevedeva un apprezzamento dell’11% dei listini globali. Adesso prende atto della nuova situazione e la commenta in questo modo in uno studio appena pubblicato. «La caduta degli indici europei del 18% da ottobre ad oggi rientra fra i primi 6 maggiori crolli di Borsa dal 1969, ma solo in una occasione, nel 1998, il mercato azionario è venuto giù altrettanto rapidamente».
La conclusione è che oggi le Borse anticipano la recessione Usa — data come certa — e attribuiscono una probabilità dell’84% ad un impatto recessivo analogo sugli utili delle imprese europee. Ma a costo di passare per gli ultimi giapponesi che combattono una guerra ormai persa, gli strategist della banca ritengono «che i dati a disposizione e la pronta risposta della Fed suggeriscono di tenere i nervi saldi e di confermare le previsioni di rendimento formulate a inizio anno».
Anche chi non se la sente di scommettere su un rialzo, ad esempio gli analisti di Citi, osserva che le quotazioni di mercato hanno probabilmente raggiunto un «pavimento» al di sotto del quale non potranno scendere ulteriormente. «Con la caduta dei prezzi dei titoli di questi ultimi giorni — recita uno studio — il parametro prezzo/utili dei titoli europei è sceso ad un valore vicino alle 10 volte. Anche ipotizzando una diminuzione dei profitti societari del 30-35% nel 2008, il livello del rapporto prezzo/utili salirebbe a 15. Un valore che corrisponde alla media degli ultimi 15 anni». Ed è questa l’argomentazione-chiave su cui si basa chi in questi giorni sta ricominciando a fare acquisti di titoli.
«All’inzio di gennaio avevo liquidato i tre quarti delle mie posizioni azionarie ma adesso, a questi prezzi, sto cominciando molto lentamente a ricomprare. Il mercato tuttavia mostra un nervosismo incredibile e non ci si può aspettare un guadagno immediato», afferma Giuliano Cesareo , amministratore delegato di Meliorbanca Private.
«Dopo il taglio dei tassi deciso dalla Fed c’è stato un rimbalzo abbastanza ragionato, non eccessivo, che ha fatto bene ai mercati», aggiunge Stefano Rossi, amministratore delegato di Edmond de Rothschild Italia. «Ma la negatività delle Borse nasce da un malumore che il taglio dei tassi di per sé non riesce ad alleviare perché nei prezzi attuali è implicita l’aspettativa di una recessione», spiega il banchiere.
L’atteggiamento più appropriato secondo Rossi non è quello della fuga né quello dell’attesa. «Penso che tra adesso e giugno la politica più saggia sia quella di fare acquisti scaglionati su alcuni titoli e settori particolarmente colpiti dalle vendite di queste settimane», suggerisce. E il criterio di scelta per tornare sul mercato è quello delle basse valutazioni e delle aspettative favorevoli sugli utili. In alcuni casi, ad esempio per il settore del credito, potrebbe essere troppo presto per ricominciare a comprare.
Anche se Giuliano Cesareo osserva che un titolo come Unicredit , tornato ai prezzi del 1998, potrebbe entrare già adesso nel mirino di nuovi investimenti. «I bancari quotano ormai intorno alle 8 volte gli utili attesi del 2008 ma la storia passata dimostra che il settore è soggetto a cicli triennali piuttosto lenti. C’è quindi tempo per ricomprare», controbatte Rossi. Sono altre le occasioni che sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire, secondo il banchiere. Ad esempio Glaxo , nel settore farmaceutico, che nel 1998 veniva scambiata ad un rapporto prezzo/utili di 26,5 volte e che adesso tratta ad appena 11,6 volte. A queste quotazioni il rendimento per dividendi della casa farmaceutica britannica ha raggiunto il 4,8%. Analoghe considerazioni valgono per il titolo AstraZeneca, o per il comparto farmaceutico nel suo complesso, che da una media di 20 volte gli utili del 1998 è sceso alla media attuale di circa 10.
E ancora, L’Oréal , il cui p/e minimo assoluto è stato di 17,6 volte e che adesso viene scambiata a prezzi non lontani da questo minimo, di 20 volte gli utili 2008. Acquisti selezionati sulle utilities suggeriscono di guardare a Snam Retegas in Italia oppure a United Utilities in Gran Bretagna, uno yield del 6,8%.
La ricerca di società sottovalutate realizzata da Meliorbanca evidenzia il nome di qualche titolo bancario, come Crédit Agricole , un istituto che ha politiche di bilancio molto prudenti. Oppure di aziende industriali come Porsche o di lavoro interinale come Michael Page . «Anche nell’ipotesi in cui profitti di queste aziende dovessero subire una contrazione del 20- 25% i prezzi continuerebbero ad essere a buon mercato», conclude Cesareo.
Nel drappello di chi si appresta a giocare la ripresa delle Borse si arruola anche Lorenzo Marconi , advisor azionario di Banca Cesare Ponti. Un osservatore che a dicembre anticipava un imminente calo dei listini superiore al 10%. «Io penso che chi fa acquisti adesso fra sei o sette mesi realizzerà guadagni del 15%, prevede Marconi. «Titoli interessanti come Hermès , che sembravano cari a 100 euro sono da comprare a un prezzo di 65». E lo stesso vale per altri gruppi del lusso come Bulgari o Lvmh . E per una Generali a 28 euro. O ancora per quei comparti a crescita secolare, ad esempio, il fotovoltaico, per i quali la crisi delle borse del gennaio 2008 non scalfisce minimamente l’enorme potenziale di sviluppo e di apprezzamento dei titoli che vi appartengono.
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