Piovono le vendite sui mercati asiatici, in un lunedì che si preannuncia nero per le Borse mondiali. A far scattare il sell-off, oltre ai timori sulla diffusione rapida del coronavirus, anche il crollo verticale dei prezzi del petrolio dopo la guerra dei prezzi tra i produttori del petrolio, scattata dopo il fallimento delle trattative OPEC.
Il Nikkei 225 in Giappone è sceso del 5,07% per chiudere a 19.698,76, mentre il Topix è sceso del 5,61% per terminare la giornata di trading a 1.388,97.
Forti cali anche per l’azionario della della Cina continentale: Shanghai perde il 3,01% a circa 2.943,29 mentre Shenzhen lascia sul terreno il 4,09% a 11.108,55.
L’indice Hang Seng di Hong Kong è precipitato di circa il 3,9%. Anche il Kospi della Corea del Sud ha ceduto il 4,19% per chiudere a 1.954,77.
Continua la corsa ai beni rifugio come Bond e oro. Grandi acquisti sul T bond Usa decennale, che perde 27 punti base in una seduta e si porta allo 0,53%, mentre il trentennale scende sotto l’1%. Intanto i futures su Wall Street indicano un rosso per il 4,9%.
Nel frattempo, i prezzi del petrolio che sono arrivati a perdere anche più del 30%, ai minimi dal 1991, dopo il nulla di fatto dell’Opec sul taglio alla produzione. I future del Wti ad aprile perdono al momento il 27% a 29,88 dollari al barile, ma erano arrivati fino a un minimo di 27,34 dollari, livello che non si vedeva dal 1991. Il Brent a maggio arretra ora del 26,4% a 33,32 dollari, ma cedeva il 33%.