È da un po’ di tempo a questa parte che le Borse sono sull’ottovolante. I mercati prima reagiscono di pancia ai tweet di Donald Trump, con i fondi gestiti con modelli programmati di analisi quantitativa, programmati per vendere sulle notizie negative, che entrano in azione. Una volta passato lo scossone emotivo iniziale, il mercato rimbalza. È la terza volta che gli annunci di una escalation della guerra commerciale provocano un calo pesante dei listini azionari e ogni volta al crash le Borse hanno risposto con una reazione positiva. Non bisogna dimenticare che malgrado le minacce e i titoloni in prima pagina, né la Cina né gli Usa attueranno i dazi nell’immediato.
Il rappresentante del Commercio Usa terrà audizioni parlamentari sui dazi il 15 maggio: prima di quella data non verrà implementata pertanto alcuna misura. Allo stesso modo il governo cinese non agirà finché non sa di per certo quale saranno le iniziative concrete prese dagli Stati Uniti. Nessuno dei due paesi vuole una guerra commerciale a tutto campo, come i leader delle prime due economie al mondo hanno ripetuto in più occasioni. L’S&P 500 ha chiuso in rialzo mercoledì. Se messi in pratica alla lettera, i dazi contro i prodotti Usa importati in Cina avranno un impatto limitato, secondo Wilbur Ross, il segretario al Commercio americano. Secondo lui, l’esito più probabile sarebbe una riduzione dello 0,3% del Pil.
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