Prosegue debole la seduta per le borse europee, che si allineano al clima mesto che ha predominato in Asia la scorsa notte, esprimendo cautela in vista di alcuni importanti dati macroeconomici americani.
Alle 12.45 circa ora italiana Londra perde lo 0,13%, Parigi fa -0,21%, Amsterdam -0,10%, e la peggiore è ancora Bruxelles, che cede lo 0,75%. Da segnalare invece Francoforte che lotta per tornate sopra alla parità. L’indice Eurostoxx è praticamente piatto con un -0,01%. A Piazza Affari, il Ftse Mib e l’All Share arretrano dello 0,30% circa.
Cautela anche nell’altra sponda dell’Oceano, che vede i futures sul Dow Jones perdere 19 punti, quelli sul Nasdaq scendere di 2 punti e quelli sullo S&P 500 calare di 2,80 punti.
In generale, rimane sui mercati azionari molta incertezza per lo stato dell’economia mondiale e, in particolare, per la crescita in USA, a causa del quadro in chiaroscuro dipinto dagli indicatori economici emersi di recente.
Oggi sarà la volta del Philly FED e dei prezzi alla produzione, che anticipano i dati sull’inflazione domani, ma l’Empire State Index e la produzione industriale, pubblicati ieri, sono apparsi alquanto contrastanti.
In Europa, poi, oggi indicazioni negative sono arrivate con i dati relativi al mercato dell’auto, che hanno evidenziato un crollo delle immatricolazioni ad agosto , secondo l’Acea, pari al 12,1%.
A tal proposito, i risultati sono stati no anche per il Lingotto, che ha assistito a un calo delle immatricolazioni pari a ben il 23,9% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Detto questo, se oggi si guarda a Fiat, non è per questo motivo.
I fari sono puntati infatti sull’assemblea degli azionisti, chiamata a votare per lo spin off volto alla separazione delle attività auto. “Questa è un’assemblea storica per la Fiat. L’assemblea voterà per dare vita a due Fiat forti, con ambizioni e obiettivi che le persone che ci lavorano sono pronte a realizzare”. Marchionne ha poi fatto alcuni annunci, sottolineando che le azioni Fiat Industrial saranno quotate in Borsa dal 3 gennaio 2011.
L’ammissione alla quotazione di Fiat Industrial, ha continuato Marchionne, sarà richiesta entro la fine di settembre. L’auspicio è che la richiesta “sia approvata prima della fine di novembre. Questo permetterà di stipulare l’atto di scissione a metà dicembre e di rendere efficace l’operazione a partire dal primo gennaio 2011”. Altri dettagli sono arrivati sempre dall’amministratore delegato del Lingotto in merito ai numeri relativi agli indebitamenti netti consolidati. Il titolo Fiat cede però al momento più dell’1%.
Tra gli altri titoli di Piazza Affari, e in particolare del Ftse Mib, si segnalano i ribassi delle banche, che soffrono anche nel resto dell’Europa. Giù Unicredit (-1,09%) e Mediobanca (-0,90%). Cedono tra gli altri titoli anche Mediolanum (-1,68%), Ansaldo (-1,63%) e Telecom Italia (-1,14%). Tra i pochi rialzi, meritano invece Lottomatica che sale più del 2% e Luxottica (+0,96%).
Guardando agli altri mercati, l’euro continua a salire oltre la soglia a 1,30 dollari, e contro lo yen si attesta sempre in rialzo a 112,10. Si attende intanto a Bruxelles la discussione del Patto di stabilità, che potrebbe definire regole più stringenti e controllo più accurati e veloci sui Paesi aderenti all’Area Euro.
Il petrolio quotato sul Nymex è in calo a 75,29 dollari al barile, dunque in perdita di 73 centesimi mentre a dispetto dell’ allarme bolla di George Soros, le quotazioni dell’oro salgono ancora e toccato quota 1.274, in crescita di 5,3 dollari rispetto all’ultima rilevazione di ieri.
Infine, tornando un po’ indietro nella giornata e guardando alla sessione delle alle altre piazze finanziarie, la chiusura è stata debole per la borsa di Tokyo e per le altre piazze asiatiche, dopo il rally messo a segno ieri in scia all’euforia generata dall’intervento della Bank of Japan sul mercato dei cambi.
A pesare sui Listini dell’Estremo Oriente hanno contribuito alcune prese di profitto, soprattutto sui titoli dei grandi esportatori, ma anche lo scetticismo circa l’efficacia dell’azione governativa.
La fase debolezza dello yen, sostengono in molti, potrebbe durare infatti poco e potrebbe richiedere ulteriori interventi delle autorità monetarie nipponiche; interventi che potrebbero rilevarsi costosi ed insostenibili per il Governo giapponese, alle prese con l’ingente debito pubblico e con un piano mirante a ridurre l’esposizione debitoria del Paese asiatico. A Tokyo, l’indice Nikkei ha perso così lo 0,1% a 9508,43 punti, mentre il Topix ha lasciato sul terreno lo 0,5% a 844,64 punti.