Il brillante ingresso sul mercato di numerosi start-up del settore Internet ha fatto si’ che molte borse europee chiudessere un occhio sui criteri che regolano l’ammissione di una societa’ sul listino.
E’ capitato alla borsa di Amsterdam con World Online, quotata con “procedura semplificata”, ma poi travolta da operazioni poco chiare sul frazionamento azionario. Alla fine il titolo ha bruciato il 65% del valore.
Secondo le autorita’ olandesi, che hanno immediatamente aperto un’inchiesta, gli investitori non si sarebbero scottati se i regolamenti di borsa fossero stati applicati con rigore.
Molti operatori temono che casi del genere possano dilagare quando il Nasdaq, il mercato telematico americano, avra’ fatto il suo ingresso in Europa. Per conquistare il maggior numero possibile di aziende sul proprio listino, le borse rischiano di farsi concorrenza allentando i controlli necessari per ammettere una societa’ alle contrattazioni.
Ufficialmente nessuna borsa ammette di non rispettare i regolamenti, ma di fatto per le societa’ Internet non e’ piu’ richiesto di dimostrare cinque anni di attivita’ e tre bilanci in attivo; nella maggior parte dei casi e’ sufficiente che l’iscrizione al registro societario sia stata effettuata da almeno un anno.
Robert Bakker, portavoce della borsa di Amsterdam e’ tuttavia convinto che “regolamenti scritti per la vecchia economia, possano essere rivisti nell’era dell’high-tech”.
Il vero problema, secondo gli operatori, e’ che attualmente sono le stesse societa’ che gestiscono la borsa a decidere l’ammissione al listino, mentre negli Stati Uniti questo compito e’ affidato a un’autorita’ indipendente, la Securities Exchange Commission (SEC).