Wall Street e le Borse principali mondiali stanno recuperando terreno dopo i cali del 2018. Ma lo slancio potrebbe non essere sufficiente a sostenere il rally ancora a lungo. I motivi sono diversi. La media dei punti dell’indice S&P 500 è la stessa dell’anno scorso (2.745 secondo i calcoli di MarketWatch). Nulla è cambiato veramente rispetto all’ultimo trimestre del 2018 in termini di fondamentali e fattori di incertezza. Il Dow Jones ha guadagnato 2000 punti nel 2019, ma dai massimi del 3 ottobre ha ceduto più di 5000 punti prima di rimbalzare dopo la vigilia di Natale.
Sul fronte della guerra commerciale e dei rallentamenti di Europa e Cina, siamo allo stesso punto. Anche i rischi politico economici rappresentanti dalla Brexit rimangono inalterati. Anche se la Federal Reserve, la Banca del Giappone e la Bce hanno promesso atteggiamenti più accomodanti, Jerome Powell non ha il controllo dei tassi a lungo termine mentre Mario Draghi non ha più tante frecce al suo arco.
La maggior parte degli economisti ritiene che la cifra chiave in finanza è il tasso decennale del titolo del Tesoro Usa. Su cui la banca centrale americana non può fare nulla. Il 31 dicembre era pari al 2,69% e oggi è sull’identico livello. C’è poi la questione dell’andamento anomalo dell’obbligazionario. I Bond stanno salendo di prezzo a braccetto con le Borse a inizio anno. Per la maggior parte degli analisti non può durare in eterno.
Ad alimentare i dubbi sulle potenzialità del rally attuale sono poi le previsioni sugli utili societari, che dovrebbero peggiorare rispetto all’anno scorso (vedi grafico). Un paper di Cambria pubblicato di recente, inoltre, mostra che alcuni delle sedute più positive per le Borse si sono viste durante la fase ribassista di mercato.
Questa corsa delle Borse, pertanto, potrebbe essere un “cigno nero”. La cosa certa è che sulla sfondo rimane un alone di incertezza che potrebbe palesarsi al primo passo falso economico o monetario.