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Borse, le capitali della finanza ricorrono ai piani di emergenza per garantire gli scambi

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Le capitali mondiali della finanza come New York e Londra corrono ai ripari per garantire la continuità delle operazioni in tempo di emergenza come quelli attuali. Tutto questo avviene mentre il numero di contagi da COVID-19 sta segnando una forte impennata proprio nelle città, sedi principali delle Borse internazionali.

Partiamo da New York, dove, a artire da oggi, il floor di Wall Street chiude temporaneamente i battenti, affidandosi nelle prossime settimane esclusivamente alle contrattazioni elettroniche.

“I trading floor su azionario e options verrano temporaneamente chiusi”, ha affermato il gruppo con un comunicato, spiegando che la misura è a scopo precauzionale a tutela dei dipendenti dalla pandemia di coronavirus.

E’ la prima volta che il floor del Nyse viene forzatamente evacuato mentre le contrattazioni possono proseguire ugualmente, appunto in forma elettronica. In passato il Nyse aveva chiuso i battenti, fermando gli scambi, durante la Seconda Guerra Mondiale e all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001.

La chiusura potrà avere un rilievo anche sul fronte del business per il Nyse: nonostante gran parte degli scambi già avvenga interamente per via elettronica, il 20% del volume del mercato deriva ancora dalla presenza fisica di operatori sul parterre.

Prima di Wall Street, lo scorso 12 marzo hanno chiuso i battenti il Chicago Mercantile Exchange e il Chicago Board of Trade. Qualche giorno dopo, stessa sorte è toccata al Cboe Global Markets.

Al via i piani di contingenza

Nel frattempo, per garantire la continuità delle operazioni, tutte le maggiori piazze finanziarie mondiali hanno messo in atto i cosiddetti “contingency plans”, piani di contingenza, normalmente attivati in situazioni di emergenza. In pratica, i team che operano sui mercati sono divisi in 2 o 3 gruppi per ridurre il rischio contagio tra i dipendenti.

Un gruppo lavora in ufficio, un secondo gruppo lavora da casa, per gli operatori più grandi c’è anche un terzo gruppo che lavora in una sala operativa “d’emergenza”. I team ruotano ogni settimana, ma non si vedono mai di persona. Questo per garantire che se un team si ammala, l’altro possa garantire la continuità delle operazioni.

Strategie di questo genere sono state adottate dalla maggiori banche americane. Da JPMorgan Chase a Bank of America, passando per Goldman Sachs, tutte le maggiori istituzioni finanziarie hanno iniziato a dislocare i loro team nelle varie sedi.

Anche in Italia, Mediobanca stanno dividendo i team della sala operativa nelle diverse sedi del gruppo tra Milano e Londra. Tutto questo mentre si inizia  a testare il lavoro da remoto per gli operatori, che sarà attivato in caso di ulteriore emergenza.