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Borse: mercoledì nero è stata “un’aberrazione statistica”

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Dal punto di vista dei mercati finanziari, la giornata di mercoledì 10 ottobre, che a molti ha ricordato il flash crash e la debacle clamorosa delle puntate short sulla volatilità, è stata un’aberrazione statistica.

L’aspetto più sorprendente riguarda la performance dei titoli “value”, che hanno fatto segnare un +2,64% in giornata mentre il resto del mercato crollava. Si tratta di azioni che scambiano a un valore ritenuto inferiore rispetto a quelli che sono i fondamentali societari chiave, quali dividendi, utili e ricavi.

I titoli ‘value’ sono quelli per i quali il mercato nutre di solito i maggiori dubbi. In una fase in cui i mercati finanziari perdono terreno, questi titoli diventano particolarmente vulnerabili. Allo stesso tempo, quando questi salgono, sale anche il mercato. Le tredici performance migliori della storia per questa classe finanziaria, sono state infatti accompagnate da un progresso netto delle Borse (tra il +2,8% e il 10,4%).

È per questa ragione che la giornata di mercoledì 10 ottobre 2018 passerà agli annali come un’eccezione, un’anomalia dal punto di vista statistico. Per una volta, il progresso dei titoli cosiddetti ‘value stocks‘ non è stato accompagnato da un incremento degli indici delle Borse.

Maxi rotazione settoriale in atto

Questa settimana, che in Europa si chiuderà con il computo più negativo da febbraio, è iniziata una grande rotazione settoriale, con il mercato che gradualmente inizia a tornare alla normalità dopo gli eccessi e i valori record degli ultimi anni. In Europa la Borsa ha pagato i capitomboli di Asia (-4,-5%) e Stati Uniti, dove Wall Street ha subito le perdite più pesanti in otto mesi di tempo.

Ma più che i cali in Borsa in sé, a stupire è la variazione impressionante delle performance a seconda dei settori che si prendono in esame. Il gruppo dei tecnologici ha subito un ribasso del 4,69% in Europa, mentre quelli dei servizi di comunicazione hanno guadagnato l’1,55%. È un divario superiore al 6%. Chi ha fatto le scelte giuste è riuscito a guadagnare un mucchio di soldi nonostante i pesanti ribassi del mercato generale, viceversa chi ha creduto nel prosieguo dei rialzi dei titoli FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix, Google) e simili, ha perso la scommessa.

La concentrazione settoriale sull’S&P 500 è evidente, come si vede nei grafici preparati da Morgan Stanley, secondo cui la situazione “si è fatta pericolosa“, dal momento che l’indice del Momentum di mercato ha visto sfumare quasi tutti i guadagni accumulati da inizio anno.

Come si spiegano i fenomeni della rotazione e concentrazione settoriale? Da quanto riferiscono commentatori e strategist, sembra che il rialzo dei tassi di interesse sia all’origine di una vasta rotazione settoriale da parte degli investitori. Il tutto mentre gli eccessi e le distorsioni di mercato dovute al lungo periodo di tassi zero e alle droghe monetarie delle banche centrali degli ultimi anni stanno in parte rientrando.

Un esempio lo offre l’andamento dei “bond-proxy“, i titoli il cui andamento maggiormente ricalca quello delle obbligazioni. Il prezzo di quelli quotati sull’indice S&P 500 è migliorato in maniera significativa negli ultimi 30 anni. Si è passati da un livello sottovalutato rispetto al resto del mercato del 40% nel 1992 a una sopravvalutazione del 60% nel 2014. Ciò è avvenuto in concomitanza con il calo dei tassi Usa e dunque con un rincaro dei Treasuries (rendimenti e prezzi si muovono con un rapporto inversamente proporzionale). Poi però sono arrivati i cali.

I valori hanno raggiunto livelli estremi nel triennio 2014-2016 per poi ripiegare negli ultimi due anni, in parallelo con l’accelerazione dei rendimenti dei Bond (al momento i tassi dei Treasuries a 10 anni quotano più del 3,25%). Un po’ come avvenuto in febbraio, le strategie più difensive hanno fatto peggio del resto del mercato durante la fase di correzione del mercato. Il colmo è quindi che queste strategie sono diventate le più rischiose nei momenti di calo improvviso dei mercati azionari, quando questo ribasso è legato a un incremento dei tassi.