Borse, per gestori la flessione è una occasione di acquisto
A partire dallo scorso venerdì i timori per una nuova ripresa dei contagi da Covid legati alla nuova variante sudafricana hanno favorito una nuova ondata di vendite sulle borse internazionali.
A favorite le prese di beneficio di oggi contribuiscono le dichiarazioni del ceo della società farmaceutica Moderna al Financial Times secondo cui è improbabile che i vaccini possano offrire una efficace protezione contro la nuova variante. Inoltre l’Oms ha avvertito come la nuova variante potrebbe diffondersi ulteriormente e rappresenta un rischio globale “molto elevato”.
A questi timori avremo una risposta certa solo nelle prossime 2-4 settimane e sapremo quindi anche se saranno necessarie restrizioni sociali più severe, simili a quelle imposte all’inizio della pandemia.
Secondo gli analisti di Decalia è troppo presto per valutare con precisione quali potrebbero essere le conseguenze di questa nuova variante del Covid. Al momento sappiamo solo che ha un numero insolitamente grande di mutazioni (32 sulla proteina spike contro 4-5 per la variante Delta), il che significa che potrebbe potenzialmente essere più trasmissibile e/o più letale e/o più resistente a vaccini e trattamenti.
Borse, gestori consigliano di acquistare in caso di flessione
Nonostante le preoccupazioni espresse dalle autorità sanitarie i grandi gestori internazionali come BlackRock e Citi, per citare alcuni dei grandi nomi, hanno consigliato ai clienti di rimanere investiti o di acquistare in caso di ulteriore correzione delle borse. Gli esperti del Credit Suisse hanno poi evidenziato la loro preferenza per le azioni europee con un rating overweight basato sia sul premio al rischio sia su eventuali policy fiscali di supporto alla nuova ondata di Covid.
Anche per gli analisti di Decalia ci sono buone ragioni per rimanere cautamente ottimisti. In ogni caso secondo gli analisti il settore delle compagnie aeree, le crociere, gli hotel e in generale le imprese turistiche rimangono quelli più a rischio in caso di peggioramenti sul fronte sanitario.
Secondo Clément Inbona, gestore di La Financière de l’Echiquier “benché questa nuova variante possa far temere nuove misure restrittive per la circolazione di persone, beni e servizi, va sottolineato che la crisi sanitaria che stiamo vivendo da quasi due anni ha reso le aziende e i governi più resilienti di fronte a simili ostacoli. È probabilmente ancora troppo presto per giudicare la legittimità o meno di questa reazione del mercato. Innanzitutto perché questa variante è per ora poco conosciuta e il suo impatto ancora poco prevedibile. È preoccupante perché le sue numerose mutazioni riguardano la proteina del virus che è la chiave d’ingresso nel corpo umano. In cambio, nulla si sa al momento della sua pericolosità. Se dovesse diffondersi, sarebbe senza dubbio simile a un incendio boschivo in grado di paralizzare nuovamente l’economia. Se si rivelasse invece un pericolo di poco conto, sarebbe assimilabile a un fuoco di paglia, con le azioni e l’economia che riprenderebbero a crescere a un ritmo ancora più sostenuto”.
Petrolio, prosegue la flessione dei prezzi
Per quanto riguarda le forti oscillazioni registrate anche dal prezzo del Brent nelle ultime sedute e sceso ora a 71,4 dollari, gli analisti di eToro evidenziano che Russia e Arabia Saudita hanno dichiarato che l’OPEC+ non ha la necessità di adeguare la sua politica di produzione, dopo la correzione dei prezzi di venerdì, minimizzando la possibilità di modifiche a un accordo di fornitura di petrolio OPEC+ questa settimana. Petrolio che oggi continua la sua discesa, dopo il breve ed indeciso rimbalzo di ieri.
“Attualmente osserviamo una negoziazione al di sotto della sua media mobile giornaliera a 200 periodi, situazione che non registravamo da novembre 2020. Nella settimana sono attese le decisioni da parte del cartello Opec+, dove prevale scetticismo su un possibile aumento della produzione. Questo, in aggiunta alla diffusione della variante Omicron, spinge al ribasso il prezzo del petrolio – ricordo come sono in corso l’utilizzo di riserve strategiche da parte degli Stati Uniti e di suoi alleati. Tuttavia, tale situazione non rappresenterebbe una soluzione al rincaro dei prezzi del petrolio, ma solamente un palliativo di breve periodo” ha evidenziato Gabriel Debach, market analyst di eToro.