Sell off sui mercati azionari. L’onda delle prese di beneficio, partita ieri a Wall Street, si è estesa in mattinata sui listini asiatici.
Wall Street, paura recessione
Partiamo dalla Borsa Usa, dove ieri il Dow Jones Industrial Average ha lasciato sul terreno 500 (-1,21%), l’S&P 500 ha ceduto l’1,37% mentre il Nasdaq Composite ha perso il 2,3%. L’indice Russell 2000, il benchmark per le piccole capitalizzazioni che ha registrato un’impennata negli ultimi tempi, è sceso del 3%.
A far scattare le vendite, c’è il timore che il mercato del lavoro si stia raffreddando, che l’industria manifatturiera stia rallentando e che la Federal Reserve abbia tenuto i tassi di interesse troppo alti per troppo tempo. Le cattive notizie sono continuate dopo la chiusura dei mercati, con Intel che ha annunciato 15.000 licenziamenti e Amazon che ha pubblicato risultati deludenti.
Tornando ai dati macro, due dati economici pubblicati, ieri, hanno spaventato gli investitori: l’ISM manifatturiero, che a luglio si è attestato a 46,8 punti dai 48,5 del mese precedente, risultando anche inferiore alle attese degli analisti che stimavano un aumento fino a 48,8 punti. L’indicatore, che viene usato per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense, si mantiene dunque sotto la soglia chiave di 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività.
Sul fronte del lavoro, le richieste sussidi disoccupazione nella settimana del 26 luglio su base settimanale sono state 249 mola unità, ai massimo da 11 mesi.
David Pascucci – Analista dei Mercati per XTB ha spiegato:
Inflazione in calo e disoccupazione in aumento in un clima di tassi sui massimi, sono il mix perfetto per una recessione, il tutto riprendendo la famigerata Curva di Phillips. Su questi presupposti risulta importante citare il Sahm Recession Indicator, un indicatore sviluppato da Claudia Sahm, economista della Federal Reserve, che indica come il discostamento del tasso di disoccupazione dalla sua media per uno 0,5%, indica un periodo di recessione. Al momento questo indicatore si trova a 0,43%, in pratica siamo ad un passo dalla recessione, il livello attuale é pari al periodo della crisi dei mutui subprime. Insomma, il quadro si fa interessante ma a quanto pare la Fed é miope e non vuole affrontare la realtá di quanto sta succedendo.
In Asia il Nikkei perde il 5%
Pesanti gli effetti in Asia: il Nikkei giapponese ha subito pesanti perdite, crollando del 5% e scendendo sotto il livello di 37.000 per la prima volta da aprile. La flessione del Nikkei, che lo pone sulla strada di un calo di oltre il 3,5% per la settimana, è stata in gran parte determinata dai forti guadagni dello yen dopo che la Banca del Giappone (BOJ) mercoledì ha alzato i tassi di interesse a livelli mai visti in 15 anni e ha svelato un piano dettagliato per rallentare i suoi massicci acquisti di obbligazioni.