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Borse: settembre parte male, ma gli inventori restano bullish. Ecco perché

Settembre si conferma un mese impegnativo per i mercati finanziari. In linea con le medie storiche, queste prime sedute del mese sono iniziate con un bilancio in rosso. Non mancano tuttavia spiragli di ottimismo. Primo fra tutti, la politica espansiva delle banche centrali, che potrebbe dare una svolta positiva all’andamento delle Borse.

Che cosa sta succedendo sui mercati

Ma andiamo per ordine. Come fa notare Gabriel Debach, market analyst di eToro, negli ultimi quattro anni, “questo mese ha segnato correzioni significative, con una media di perdite del 5,7%. Negli ultimi tre anni consecutivi, le perdite di settembre sono state le più alte di tutto l’anno. La prima settimana del mese ha confermato questo trend, con l’S&P 500 che non è riuscito a chiudere nemmeno una singola seduta in rialzo, segnando una flessione settimanale del 4,25%. Questa rappresenta la peggiore perdita settimanale dell’anno, una performance così negativa non si vedeva da marzo 2023”.

Guardando nel dettaglio all’andamento dello S&P 550 degli ultimi quattro anni, le perdite sono state:

  • 2023: -5%
  • 2022: -9%
  • 2021: -5%
  • 2020: -4%

Entrando nel dettaglio di quello che è successo in queste primi giorni del mese, Debach fa notare che a far scattare le prese di beneficio sono state soprattutto le preoccupazioni macroeconomiche sullo stato di salute degli Stati Uniti, accompagnate da quelle sulla Cina, che hanno avuto riflessi negativi anche sull’Europa, con la Germania particolarmente colpita.

A tutto ciò si è aggiunta l’incertezza legata al settore tech, in particolare all’intelligenza artificiale (AI), con pesanti vendite su Nvidia (-13,86% settimanale, la peggiore dell’anno, con circa 406 miliardi di dollari di capitalizzazione bruciati), Broadcom (-15,9%) e l’intero settore dei semiconduttori (SOXX -11,7%), che ha registrato la peggiore performance settimanale del 2024.

Anche il settore energetico – mette in evidenza l’esperto – ha sofferto, chiudendo la settimana in calo del 5,42%, subito dopo il tecnologico (-6,22%). Il prezzo del West Texas Intermediate è sceso sotto i 70 dollari al barile, cancellando i guadagni dell’anno. Le ampie scorte e la fine della stagione di guida estiva hanno messo ulteriore pressione sul mercato della benzina. In risposta, l’OPEC+ ha deciso di posticipare gli aumenti di produzione previsti per ottobre a dicembre. Tuttavia, un elemento che potrebbe sostenere i prezzi è la minaccia di uragani. Il National Hurricane Center ha riferito che un sistema meteorologico nel Golfo del Messico potrebbe trasformarsi in un uragano, minacciando la costa nord-occidentale del Golfo, dove si trova circa il 60% della capacità di raffinazione degli Stati Uniti.

Spiragli di luce

In un quadro prevalentemente a tinte fosche, non mancano tuttavia sprazzi di ottimismo.

Tassi di interesse

La discesa dei tassi di interesse potrebbe infatti dare una svolta positiva all’andamento dei mercati. I fari del mercato sono puntati sulle riunione della BCE e della FED:

“La settimana sarà particolarmente importante per i mercati, con una serie di eventi chiave che potrebbero influenzare il sentiment degli investitori. Negli Stati Uniti, i riflettori saranno passeranno dal mercato del lavoro all’inflazione. Le aspettative indicano un tasso annuale in discesa per il quinto mese consecutivo, al 2,6%, che rappresenterebbe il livello più basso da marzo 2021. Questo dato potrebbe rafforzare la convinzione che le pressioni inflazionistiche si stiano allentando, avvicinando ulteriormente la Federal Reserve a una politica monetaria più accomodante” spiega Debach.

In Europa, occhi puntati sulla Banca Centrale Europea (BCE). La decisione di politica monetaria in arrivo sarà fondamentale per capire la direzione futura della politica monetaria dell’Eurozona. Gli analisti si aspettano che la BCE opti per un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, e ogni singola parola della Presidente Christine Lagarde verrà analizzata attentamente dai mercati per cogliere eventuali indizi sulle prossime mosse della banca centrale.

Utili

Notizie positive arrivano anche sul fronte della redditività. Gli utili delle società americane appartenenti allo S&P 500 restano decisamente sostenuti: dopo aver senato una crescita superiore al 13% di crescita nel secondo trimestre e si prevede che rimarranno forti per il resto dell’anno. Secondo le stime LSEG, l’andamento degli utili segnerà un aumento del +5,7% tra luglio e settembre per poi concludere l’ultimo trimestre dell’anno a +13,5%. Aumenti a due cifre anche per gli utili 2025, attesi in rialzo del 15%.

A questo proposito, Mark Haefele, Chief Investment Officer, UBS Global Wealth Management, sottolinea che “sebbene la volatilità possa persistere, si raccomanda di mantenere una prospettiva di lungo termine, rimanendo investiti e sfruttando questo calo per costruire un portafoglio equilibrato e diversificato. Si prevede inoltre che le società dell’S&P 500 aumenteranno gli utili dell’11% quest’anno e dell’8% nel 2025”.

Tori e orsi

Anche il sentiment sull’azionario americano è rialzista, anche se non in modo esagerato. Il sondaggio settimanale tra i membri dell’American Association of Individual Investors indica un sentiment rialzista del 51,2%, superiore alla media di lungo periodo del 37,5%, questo soprattutto perché una parte di coloro che erano neutrali sono diventati più ottimisti. Il sentimento ribassista non è lontano dalla sua media storica.

  • Tori: 51,2% (media 37,5%)
  • Neutrali: 21,9% (media 31,5%)
  • Ribassista: 27,0% (media 31,0%)