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Borse Ue chiudono incerte, senza la guida di Wall Street

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Milano – In assenza di Wall Street e di aste o dati economici importanti, quella di oggi è stata una seduta decisamente anemica per alcune borse europee. Il Ftse Mib di Piazza Affari ha perso lo 0,23%; bene Londra, invece, il listino migliore con un +0,53%; in crescita anche Francorte, seppur con un rialzo modesto (+0,34%). Debole Parigi (-0,1%), giù Madrid (-0,32%).

Dopo aver registrato a inizi seduta una performance negativa ed essersi confermata insieme a Madrid tra i listini peggiori del Vecchio Continente, Piazza Affari ha tentato la ripresa ma con poco successo. E alla fine è rimasta praticamente ingessata scontando, così come le altre piazze europee – a eccezione di Londra – la chiusura degli indici azionari Usa. Oggi i mercati sono rimasti infatti chiusi per la festività dell’Independence Day.

L’inizio di questa ottava si è presentato così ben diverso rispetto alla fine della scorsa settimana, quando l’indice benchmark europeo Stoxx Europe 600 aveva concluso i cinque giorni migliori dell’ un anno e, dall’altra sponda dell’Oceano, Wall Street aveva chiuso la migliore ottava in due anni.

Sul Ftse Mib contrastati i titoli finanziari. Male infatti Unicredit -1,24%, Intesa SanPaolo (-0,52%) e Mediobanca (-1,04%). Hanno fatto eccezione invece Mps, premiata con un buy da Société Générale: il titolo ha chiuso con un balzo superiore del 5%; rialzi sostenuti anche per Ubi Banca, che è avanza del 4,32%.

Bene poi anche Banca Popolare di Milano (+2,28%) e, tra gli altri titoli, Exor (+2,09%) e Fiat (+1,93%). Molto male è andato invece il titolo Atlantia, che ha perso in borsa più del 3%. Milano Finanza ha spiegato il calo con le
“indiscrezioni sull’allungamento del periodo di ammortamento fiscale dei beni gratuitamente devolvibili. come per esempio le concessioni”. Il quotidiano finanziario ha parlato di fatto di “uno schiaffo pesante ad Atlantia dalla manovra”.

Tornando al quadro generale, oggi dal fronte economico europeo è stato diffuso il dato relativo ai prezzi alla produzione nell’Eurozona, che sono scesi dello 0,2% su base mensile a maggio, salendo del 6,2% su base annua, quasi in linea con le stime (+6,3%).

Sul fronte valutario l’euro è rimasto sopra quota $1,45, rallentando però rispetto alle prime battute a $1,4511. La moneta unica ha recuperato invece nel pomeriggio contro lo yen, a quota 117,3170.

In definitiva, i mercati non hanno reagito affatto con entusiasmo all’ok dell’Eurogruppo alla quinta tranche di aiuti a favore della Grecia e neanche alle dichiarazioni dello stesso numero uno dell’istituto Jean Claude Juncker, che ha detto che non ci sono rischi per l’Italia, la Spagna e il Belgio.

A deprimere le speranze ci ha pensato stamane di nuovo S&P, che ha parlato di minaccia di default selettivo per la Grecia. E’ tornata dunque una certa avversione al rischio, da cui hanno tratto beneficio soprattutto i Bund tedeschi.