Dura poco l’ottimismo europeo alimentato dalle buone notizie provenienti dal fronte macro, e in particolare dalla crescita del Pil della Germania riportata nel secondo trimestre dell’anno.
Gli investitori sembrano aver cambiato idea e ora nelle piazze finanziarie del Vecchio Continente domina il segno meno: alle 12,25 ora italiana circa, Francoforte cede lo 0,68%, Londra arretra dello 0,27%, Parigi va giù dello 0,53%, Amsterdam fa -0,46% e Bruxelles -0,86%.
A Piazza Affari il Ftse Mib e l’All Shaere incrementano ulteriormente le perdite e arretrano ora più dell’1%. Sul paniere principale continua a mettersi comunque in evidenza la buona performance di Ansaldo .
Poco promettente anche la performance dei futures Usa: a tre ore e mezza circa dall’inizio della giornata di contrattazioni a Wall Street, i futures sul Dow Jones cedono 3 punti, quelli sul Nasdaq arretrano di 3,25 punti e quelli sullo S&P scendono di 1,30 punti.
E’ grande attesa per alcuni dati macro che potranno influenzare ancora il mercato valutario e azionario nella giornata di oggi: in calendario in Usa i prezzi al consumo, le vendite al dettaglio, la fiducia del Michigan.
Sullo sfondo rimangono i timori sull’outlook delle economie degli Stati Uniti e della Cina, ben rispecchiati dal trend recente di Wall Street: basti pensare che nella giornata di ieri gli indici azionari Usa hanno puntato per l’ennesima volta verso il basso, complici dati macro deludenti e la brutta performance di Cisco (-9.61%) all’indomani dei conti.
I listini americani hanno così archiviato il peggior tre giorni da inizio luglio: in questo arco temporale, il Nasdaq ha perso infatti il 5% circa; le flessioni sono state di almeno il 4% per l’S&P 500 e del 3% per il Dow Jones.
Il sentiment rimane improntato alla cautela, e c’è poco di cui rallegrarsi: indicativo è un articolo pubblicato sul Wall Street Journal, che sembra confermare i timori degli operatori.
Gli economisti intervistati dalla Bibbia della Finanza hanno ammesso infatti di essere più pessimisti sulla solidità della ripresa Usa, tanto da non prevedere che il tasso di disoccupazione scenda al di sotto del 9 per cento prima della fine di giugno 2011; a loro avviso, inoltre, le assunzioni dovrebbero crescere al ritmo di 136.000 posti al mese nell’arco dei prossimi 12 mesi, mentre le previsioni di luglio parlavano di 157.000 unità.
Le stime sulla crescita del Pil Usa sono così di un rialzo del 2,5% nel terzo trimestre e un +2,9% nel 2011, in calo dal +3,1% per entrambi i periodi stimato tre mesi fa. Detto questo, gli economisti non credono che il Governo debba fare qualcosa in più per sostenere la congiuntura Usa.
Le indicazioni arrivate oggi dall’Europa sono state invece piuttosto positive: sotto i riflettori il trimestre d’oro archiviato dall’ economia tedesca : nel secondo trimestre dell’anno, il Pil della Germania è cresciuto infatti di ben il 2,2% rispetto al trimestre precedente, riportando il maggiore balzo dalla riunificazione del paese (1990). Il risultato ha battuto le stime, che parlavano di un aumento dell’1,4%. Su base annuale, inoltre, la crescita è stata pari al 3,7%.
Fari anche sulla Spagna, dove il Pil – sempre del secondo trimestre – è salito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente: si tratta del secondo trimestre consecutivo in territorio positivo. Su base annuale, inoltre, la contrazione si è ridotta a -0,2%, la minore degli ultimi 4 trimestri (-4,2; -4,0%; -3,1%; -3,1%).
E a sorprendere positivamente i mercati è anche la pubblicazione del Pil francese, che ha battuto anch’esso le previsioni del consensus: nel secondo trimestre l’economia è salita dello 0,6% su base trimestrale e dell’1,7% su base annuale.
Infine, a battere le aspettative è stato anche il Pil della zona euro, diffuso dall’Eurostat nella sua stima preliminare: il dato è salito dell’1% su base trimestrale e dell’1,7% su anno contro il +0,7% e +1,4% del consensus.
Tuttavia le buone notizie provenienti dal fronte macro non sono state accompagnate da rilevanti reazioni dei mercati finanziari e dell’euro: e tutto ciò lascia pensare che alla fine, almeno nel caso del Pil della zona euro, si tratta solo di statistiche preliminari che potrebbero in ogni caso essere riviste al ribasso, nonostante i toni moderatamente positivi usati ieri dalla Bce nel Bollettino mensile sulla ripresa economica della zona euro.
Lo stesso euro è pressocché invariato, rimanendo sotto quota 1,29, a 1,288 dollari. E proprio sull’euro le notizie non sono affatto confortanti: sui mercati circolano infatti rumors, secondo cui alcuni fondi hedge sarebbero pronti a tornare a scommettere contro la divisa del Vecchio Continente, visto anche che molte banche irlandesi continuano a traballare e che l’economia della Grecia resta in forte difficoltà.
Insomma, anche l’Europa ha più di un motivo per temere l’arrivo di nuovi problemi.